Si chiama “Muttley” l’operazione portata avanti nel Nord-Italia dal Corpo forestale pochi giorni fa, che ha portato al sequestro di oltre 17.000 confezioni di farmaci veterinari, per un controvalore di circa due milioni e mezzo di euro. Si tratta di una iniziativa che probabilmente coinvolge anche allevatori e importatori esteri e conclusa dopo 101 perquisizioni.
Sono stati i comandi regionali del Corpo Forestale di Lombardia ed Emilia che hanno scoperto quella che pare un’associazione a delinquere per distribuzione di farmaci veterinari “in nero”, da dare agli animali senza i dovuti controlli veterinari e senza registrazione del trattamento.
«Tutto è partito 3 anni fa – spiega a Il Fatto Alimentare il comandante Giuseppe Giove del Corpo Forestale dello Stato, regione Emilia Romagna – da un’indagine fatta nella zona di Reggio Emilia. Gli uomini del comando di Reggio Emilia si erano accorti di anomalie nella fatturazione dei farmaci, a volte venduti a prezzi decisamente più bassi di quanto erano stati comprati all’ingrosso, e ci siamo insospettiti. Spesso queste operazioni attraverso giri fittizi di compravendita nascondono attività di mercato nero. L’operazione recente di Mantova deriva da quell’indagine, ma il sequestro si è rivelato ancora più importante come dimensioni, diffusione e soggetti coinvolti. E forse la storia non finisce qui: si sta esaminando il materiale e la documentazione requisita e da questi dati valuteremo se ci saranno possibili ulteriori sviluppi in Italia e all’estero».
260 uomini, dietro disposizione della magistratura, hanno controllato centri di deposito, attività commerciali al dettaglio, allevamenti ed abitazioni in sette regioni (Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Liguria, Veneto, Sardegna, Campania ed in particolare nelle province di Mantova, Padova, Torino e Reggio Emilia). Sono numeri che fanno capire la portata dell’operazione e dell’organizzazione che sta dietro a questa frode.
Non più di qualche settimana fa Il Fatto Alimentare (basandosi su dati di un laboratorio di analisi istituito dal Ministero della salute), segnalava che il 15% della carne italiana proviene da animali trattati con sostanze illegali. A proposito del sequestro di Mantova, (ricordiamo che sono state sequestrate 17.100 confezioni di farmaci alcuni autorizzati, altri illegali, tutti venduti in nero) non è possibile stabilire il numero di capi coinvolti, né si può dire con certezza a quale tipo di trattamento erano destinati. Il comandante Giove ha però confermato che il sequestro è potenzialmente legato all’uso fraudolento di sostanze anabolizzanti, e quindi ai dati relativi ai controlli istologici della carne venduta in Italia realizzati per conto del Ministero della salute.
Dopo la nostra denuncia sul trattamento di bovini con sostanze illegali, qualcuno ha ritenuto la percentuale stimata troppo elevata, ma tant’è ecco la notizia del maxi sequestro da parte del Corpo Forestale dello Stato! La zona sotto inchiesta è tra le più importanti a livello nazionale per la produzione zootecnica: in 26 i siti controllati sono stati sequestrati farmaci veterinari non registrati, soprattutto in Lombardia, ma anche in Veneto, Piemonte, Emilia-Romagna. Per ora gli indagati sono 65 e nella lista troviamo grossisti di medicinali per animali, veterinari, allevatori, farmacisti e commercianti non abilitati alla vendita di questi articoli. Le accuse sono gravi: associazione a delinquere, commercio e somministrazione di medicinali guasti, adulterazione o contraffazione di sostanze alimentari, esercizio abusivo della professione medico-veterinaria e di farmacista, ricettazione, falsità in registri e notificazioni, violazione della normativa finanziaria e tributaria, ed anche maltrattamento di animali.
La filiera era gestita da alcuni grossisti che, con l’aiuto di allevatori e veterinari compiacenti, commercializzavano farmaci senza le necessarie prescrizioni. Gli allevatori acquistavano i farmaci in quantità superiore al fabbisogno e li mettevano a disposizione dei grossisti per il mercato nero. Naturalmente i farmaci somministrati agli animali, non venivano registrati faccendo così sparire ogni traccia sul loro uso. La legge prevede che sia il veterinario a prescrivere un trattamento farmacologico al solo scopo di curare una patologia diagnosticata. Non solo, il trattamento ( tipo di farmaco, dose, durata, data d’inizio e di termine…) deve essere indicato su un apposito registro per ogni animale. Questa operazione è importante, perchè sulla base del medicinale somministrato si stabilisce un tempo minimo di smaltimento da parte dell’animale prima di commercializzare il latte o della macellazione. In questo caso però il problema è più grave perché sono state sequestrate preparazioni farmaceutiche illegali.
La mancanza di prescrizione, registrazione e controllo costituisce un pericolo serio per la salute pubblica. Una modalità clandestina e illegale che questa volta ha subito una battuta d’arresto.
Lorena Valdicelli
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