Lo scaffale dello yogurt è uno dei più affollati nei banchi refrigerati dei supermercati e il consumatore trova sia i vasetti delle grandi marche sia quelli con il marchio privato che nel segmento dello yogurt bianco rappresentano il 26% dei volumi.
Ma esistono delle differenze tra lo yogurt a marchio del distributore e quello di marca? Il Fatto Alimentare ha messo a confronto lo yogurt bianco intero cremoso dolce Simply (insegna del gruppo Auchan), con la stessa tipologia a marchio Trentina. Entrambi sono prodotti da Trentinlatte (azienda del gruppo Emmi, una multinazionale svizzera del settore lattiero-caseario) nello stabilimento di Roverè della Luna (TN). La differenza più evidente è il formato: Simply è venduto nel classico vasetto da 500 grammi, mentre l’azienda di Trento propone Trentina un formato inusuale da 330 grammi.
Si tratta di una scelta strategica per differenziarsi dalla marca commerciale e per soddisfare esigenze di consumo diverse. Per quanto riguarda il prodotto – spiega l’azienda che abbiamo interpellato – la base di yogurt e la materia prima sono le stesse per entrambi i marchi. Ci possono essere delle differenze nella ricetta, per esempio nel contenuto in zuccheri, anche in funzione delle richieste delle varie catene di supermercati per cui Trentinlatte produce.
Nel caso preso in esame, in entrambi gli yogurt cremosi dolci viene utilizzato zucchero d’uva. Osservando la tabella nutrizionale, notiamo che la quantità di grassi, proteine e zuccheri è la stessa, per cui il prodotto risulta per il consumatore praticamente uguale. Anche il prezzo non è molto diverso. Nel corso della nostra rilevazione in un supermercato Simply,lo yogurt Trentina costava 3 €/Kg (0,99 a confezione) contro i 2,70 €/Kg per lo yogurt Simply (pari a 1,35 €/vasetto).
Claudio Troiani
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L’analisi di Claudio è perfettamente corretta. Per chiunque abbia vissuto una realtà produttiva di questo tipo non è pensabile che il prodotto confezionato per la GDO abbia( a parte la confezione) caratteristiche diverse da quello di marca del produttore, a meno che non venga espressamente richiesto con caratteristiche peculiari diverse, ma in tal caso con scarti e costi maggiori. Le differenze possono stare nel tipo di confezione, nei quantitativi ordinati, e nelle strategie di mercato.
Non vedo nulla di rilevante nell’articolo, giusta si la verifica, ma il risultato differenzia nel prezzo prodotti a diverso formato.
Il 10% in più credo sia perfettamente compatibile per un prodotto a minore porzione quindi con costi di imballaggio ecc… con maggior incidenza.