Sostenibilità, piatti vegetariani vegano veg insalata ceci avocadoCome conferma anche l’ultimo rapporto Coop, di cui abbiamo parlato in un recente articolo, gli italiani sono preoccupati per l’ambiente e il 78% considera il cambiamento climatico una questione più grave di quanto non pensi l’opinione pubblica. Addirittura il 97%, poi, si dichiara disposto a cambiare qualcuna delle proprie abitudini per arginare la crisi climatica. In questo senso, possono avere un considerevole peso anche le tematiche alimentari. Quali possono essere, quindi, le scelte concrete da fare a tavola per combattere il cambiamento climatico? Silvia Biasotto, di Help Consumatori, ha chiesto come fare se si desidera seguire una dieta sostenibile a Marika Ferrari, ricercatrice del Crea Alimenti e Nutrizione che ha curato la parte sulla sostenibilità delle Linee Guida per una Sana alimentazione.

“I primi passi per seguire una dieta sostenibile – ha spiegato Marika Ferrari – sono: adottare un regime alimentare con una prevalenza di alimenti di origine vegetale (cereali, frutta, verdura, legumi), limitare il consumo di alimenti di origine animale, in particolare carne e salumi; moderando al contempo latte e derivati, che comunque presentano un impatto ambientale minore rispetto a quello della carne. Per quanto riguarda poi gli alimenti di origine vegetale c’è la necessità, in Italia, di aumentare il consumo di legumi. È bene inoltre scegliere l’acqua di rubinetto, poiché è ottima dal punto di vista nutrizionale e sostenibile per l’ambiente. Infine, il consiglio è quello di applicare tutte le strategie possibili per la lotta allo spreco alimentare”.

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Non è vero che il pesce da acquacoltura ha un impatto negativo sull’ambiente, soprattutto se l’acquacoltura in questione è condotta con criteri di sostenibilità

Questi sono, in sintesi, i consigli per contrastare il climate change con le scelte alimentari. Ci sono però diversi falsi miti in merito. Vediamo insieme quali sono:

Iniziamo con il dire che non è vero che una dieta sostenibile si riferisce a un regime alimentare privo di carne o a chilometro zero: deve quindi includere carne nelle quantità raccomandate per la salute. Non è vero inoltre che una dieta sana e sostenibile sia necessariamente costosa: frutta e verdura di stagione costano meno e sono più gustose di quelle fuori stagione e, tra i pesci, si possono scegliere quelli meno noti, ma anche meno costosi e nutrizionalmente validi. Non è poi vero che il pesce di acquacoltura ha un impatto negativo sull’ambiente, se proviene da acquacoltura condotta con criteri di sostenibilità. Non è vero che l’impatto ambientale di un chilo di carne può essere confrontato con un chilo di frutta e verdura, perché il contenuto dei nutrienti è completamente diverso, così come le quantità di consumo raccomandate. Non è vero che la scritta in etichetta “da consumarsi preferibilmente entro” indichi che dobbiamo necessariamente buttare il prodotto dopo quella data, ma indica solo che il produttore, oltre la data riportata, non garantisce più alcune caratteristiche. Non è vero, infine, che la disponibilità alimentare delle filiere corte sia soltanto per i prodotti freschi, come verdura e frutta, ma esiste anche per i cibi trasformati di origine animale.

Spesso si parla di una nuova categoria di consumatori che hanno scelto una dieta a impatto zero, i ‘climatariani’. Chi sono?

I ‘climatariani’ sono persone che cambiano o adeguano il loro regime alimentare per ridurre l’impatto ambientale. La loro dieta è ricca di alimenti di origine vegetale, non contiene carne rossa per l’elevato impatto dell’allevamento intensivo dei bovini. Considera invece moderate quantità di carne bianca, uova e formaggi. Per il pesce non ci sono limiti, deve però provenire da pratiche sostenibili. Infine, nella dieta sono pressoché assenti prodotti alimentari con un impatto rilevante, come i salumi e alcuni prodotti trasformati, compreso lo zucchero raffinato.

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I reducetariani sono aperti alle nuove formulazioni, come i cibi vegetali con il sapore di carne, a base di alghe, farina di insetti e anche la carne coltivata in vitro

Cosa li differenzia dai vegetariani o dai reducetariani?

Dai vegetariani li differenzia sostanzialmente il fatto che si concedono il consumo di carne, anche se soltanto quella bianca (principalmente pollo, due volte a settimana) quindi le loro scelte non sono mosse da un’ispirazione etica, ma solo indirizzate per intraprendere azioni concrete contro il cambiamento climatico. I reducetariani, dal canto loro, riducono quasi a zero ma non escludono il consumo di carne e potrebbero essere aperti a consumare nuove formulazioni di prodotti alimentari in sostituzione della carne, come cibi vegetali con il sapore di carne, a base di alghe, farina di insetti e anche la carne coltivata in vitro.

Quali sono le diete sostenibili più codificate e diffuse?

La principale dieta sostenibile codificata è quella Mediterranea, che soddisfa appieno tutti gli aspetti di sostenibilità: sia quello ambientale, poiché è una dieta costituita principalmente da alimenti di origine vegetale, sia, notoriamente, quello salutistico. Inoltre, la Dieta Mediterranea soddisfa anche l’aspetto socioculturale ed economico poiché è costituita da ricette e prodotti tradizionali, che contribuiscono alle economie locali e a conservare gli aspetti culturali. Altra dieta sostenibile è quella suggerita dalle Linee Guida per una Sana Alimentazione che, oltre a ispirarsi alla Dieta Mediterranea, tiene conto dei consumi alimentari degli italiani, per indirizzarsi verso raccomandazioni socialmente adottabili e sostenibili.

© Riproduzione riservata; Foto: AdobeStock

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gianni
gianni
14 Gennaio 2022 15:04

https://www.reccom.org/futuro-della-terra-le-prospettive/
Intorno alle sostenibilità, questa sconosciuta, un oggetto dalle mille facce, va bene scritto così signor Luigi….scherzo ovviamente.

——–Molte organizzazioni e individui si dedicano al raggiungimento di questi obiettivi. Tuttavia i loro messaggi non sono sufficientemente penetrati negli ambiti politico, economico, politico e accademico per fare molta differenza.
Non riconoscere l’entità dei problemi che l’umanità deve affrontare non è solo ingenuo, è pericoloso. E la scienza ha un ruolo importante da svolgere qui.
Gli scienziati non devono addolcire le travolgenti sfide che ci attendono. Invece, dovrebbero dire le cose esattamente come stanno, per quanto riguarda il futuro della Terra. Qualsiasi altra scelta è nel migliore dei casi fuorviante e nel peggiore potenzialmente letale per gli esseri umani.———

La scienza avrebbe un ruolo importante se non fosse dentro una bolla malsana, un delirio di onnipotenza che ipnotizza tutto e tutti, si sente parlare di terraformare Marte o Venere e lasciamo andare in malora la nostra meravigliosa casa Terra.
Noi anzianotti eravamo stati illusi da discorsi cosi fatti:

——–Dal rapporto Brundtland, elaborato nel 1987 dalla Commissione mondiale sull’ambiente e lo sviluppo e che prende il nome dall’allora premier norvegese Gro Harlem Brundtland, che presiedeva tale commissione:
«Lo sviluppo sostenibile, lungi dall’essere una definitiva condizione di armonia, è piuttosto processo di cambiamento tale per cui lo sfruttamento delle risorse, la direzione degli investimenti, l’orientamento dello sviluppo tecnologico e i cambiamenti istituzionali siano resi coerenti con i bisogni futuri oltre che con gli attuali»
«Lo sviluppo sostenibile impone di soddisfare i bisogni fondamentali di tutti e di estendere a tutti la possibilità di attuare le proprie aspirazioni ad una vita migliore. Il soddisfacimento di bisogni essenziali esige non solo una nuova era di crescita economica per nazioni in cui la maggioranza degli abitanti siano poveri ma anche la garanzia che tali poveri abbiano la loro giusta parte delle risorse necessarie a sostenere tale crescita. Una siffatta equità dovrebbe essere coadiuvata sia da sistemi politici che assicurino l’effettiva partecipazione dei cittadini nel processo decisionale, sia da una maggior democrazia a livello delle scelte internazionali»———

Trentacinque anni fa si sottoscrivevano queste bellissime parole……..appunto, parole.
Poi ci si mettono pure gli esperti nutrizionisti che predicano bene ma tentennano e fanno impunemente il predicozzo a chi osa contestare la lentezza e inutilità dei piccoli passi senza voler rompere le uova nel paniere a chi dirige veramente in maniera mediocre i giochi ancora soltanto parole.
Molto frustrante ma queste cose vanno dette e ripetute fino allo sfinimento.

Claudio
Claudio
20 Gennaio 2022 12:20

“Iniziamo con il dire che non è vero che una dieta sostenibile si riferisce a un regime alimentare privo di carne o a chilometro zero: deve quindi includere carne nelle quantità raccomandate per la salute.”

E quali sarebbero le quantità di carne raccomandate per la salute?
A proposito di falsi miti…

Anonimo
Anonimo
3 Febbraio 2022 08:44

Il fatto che al consumo di pesce non vi siano limiti mi fa storcere il naso…
E’ ben risaputo quanto sia grande l’impatto della pesca e quanto sia ormai stremato, oltre che inquinatissimo, il mare.
A livello di sostenibilità, avrebbe senso limitare anche il pesce. Ci si concentra tanto sugli allevamenti, ma la carne non è l’unico di tutti i mali.