La raccolta firme per salvare l’Istituto nazionale per la ricerca sugli alimenti e la nutrizione (Inran) ha raccolto oltre 3.100 firme. Scorrendo la lista lista si scoprono i nomi di diversi direttori di giornali, di ricercatori del settore, dirigenti di aziende, ci sono anche  biologi, medici, consulenti, liberi professionisti, moltissimi studenti e altrettanti lettori dalle qualifiche più disparate impiegati, disoccupati…

 

Questo gruppo di persone chiede di non chiudere un’istituzione che ha fatto scuola e che deve tornare ad essere un riferimento per gli italiani.  L’appello è stato sottoscritto anche da molti giornalisti e direttori di testate, alcuni hanno deciso di esprimere il loro disappunto sulle riviste  e sui siti internet rilanciando l’appello.  Una collega del sito www.oggiscienza.it  Daniela Cipolloni prima ha scritto un bell’articolo e poi ha rivolto una domanda al ministro delle Politiche Agricole Mario Catania a durante l’inaugurazione a Roma del nuovo superstore della gastronomia italiana Eataly.

 

 Il ministro ha detto che non si tratta di una chiusura ma di una ristrutturazione. Ci piacerebbe sapere cosa vuol dire ristrutturazione?  Di solito questa parola si usa per non dire in modo chiaro che si vuole ridurre il personale, azzerare la ricerca e cambiare la mission dell’Istituto. 

 

Sarebbe stato meglio sentire parlare di rilancio da parte di un governo di professori che dovrebbero conoscere l’importanza dell’istruzione e della ricerca.  Dietro la parola ristrutturazione fonti ben informate spiegano che si pensa ad un accorpamento con altri Enti e a un lavoro di certificazione di prodotto. Siamo distanti anni luce dalla ricerca indipendente sulla nutrizione, necessaria per fornire linee guida e direttive all’intera popolazione.  In questa fase è poco utile chiedere delucidazioni al presidente dell’Inran, uno stimato entomologo abituato a disquis ire di coleotteri e zanzare, che si trova a dirigere senza grandi competenze specifiche e senza grande successo  l’Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione.

 

 Ilfattoalimentare si augura che l’appello continui a girare. Ringrazio gli amici che mi hanno sostenuto e i colleghi come Antonio Lubrano, Riccardo Quintili e Rocco di Biasi de Il salvagente, Elvira Naselli di Repubblica,  Daniela Minerva dell’Espresso, Alfredo Clerici di Newsfood, Patrizia Pallara di Radio Articolo 1, le blogger Gianna Ferretti di Trashfood e Silvia Bencivelli, le redazione di: Consumi & consumi di Rainews 24, Consumatori di Coop, IoDonna, Vivere in Armonia Club 3, Helpconsumatori, Le scelte del consumatore, Oggiscienza, PrimaPress, di Ingusto e tutti gli altri che si aggiungeranno.

Per firmare l’appello basta cliccare qui 

Roberto La Pira

aggiornamento  27 giugno

 

 

 

 

 

 

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tullio rossi
tullio rossi
17 Giugno 2012 05:52

Probabilmente l’interesse delle autorità è di smontare l’Italia pezzo per pezzo

rosa
rosa
18 Giugno 2012 08:15

la liberta’ e l’indipendenza sono necessarie per il funzionamento di ogni ente pubblico. toglierle significa la dittatura di stato.

ledda maria maegherita
ledda maria maegherita
23 Giugno 2012 12:55

propongo di consumare carne solo la domenica.Meglio poca ma buona.Per le decisioni del governo, sono sempre più esterrefatta.