Emergenza fame in Sahel, 13 milioni di persone sono a corto di cibo e acqua, altri 3 milioni lo saranno a breve. Proseguono gli SOS di Nazioni Unite, FAO e Oxfam, per scongiurare la catastrofe umanitaria. Ma le parole non servono, solo aiuti concreti e subito. Una risposta seria, arriva dagli Stati Uniti. Ancora troppe ciotole restano vuote, e il resto del mondo, sempre pronto ad accorrere nei pressi di giacimenti di petrolio e metalli rari, stenta a farsi avanti.

 

La geografia della fame è semplice, non serve neppure una cartina. Basta prendere il diario degli sbarchi a Lampedusa e immaginare le vie del ritorno. Barcone verso Tripoli, poi la via del deserto. A sinistra verso il Corno d’Africa (Somalia, Etiopia, Eritrea, Kenya, Gibuti) o a destra verso il Sahel (Burkina Faso, Ciad, Mali, Mauritania, Niger, Gambia, Camerun, Nigeria, Senegal). Da una parte o dall’altra, fame e sete. Non c’è da stupirsi, se qualcuno rischia la via del mare.

 

«Questa è già una durissima crisi», ha ammonito il direttore operazioni dell’Ufficio ONU per il coordinamento degli aiuti umanitari (Ocha), John Ging, riferendosi al Sahel. «E le cose andranno sempre peggio se i programmi di risposta non saranno finanziati adeguatamente. È una questione di vita o di morte, una lotta contro il tempo, – prosegue – sono milioni le vite a rischio, e già un milione di bambini è in crisi da malnutrizione cronica». Come se la siccità non bastasse, bisogna pure fare i conti con i postumi di recenti guerre civili (Libia, Tunisia), i golpe (Mali), gli scontri etnici mascherati da guerre di religione (Nigeria).

 

Ma la risposta è lenta e inadeguata: «L’anno scorso la crisi in Corno d’Africa è andata totalmente fuori controllo perché si è atteso troppo tempo per intervenire», ricorda Mamadou Biteye, direttore di Oxfam per l’Africa occidentale. «Possiamo evitare il peggio e salvare migliaia di vite se agiamo ora, è molto semplice».

 

Per tamponare l’emergenza in questo momento servono 724 milioni di dollari, secondo le stime dell’ONU. L’Unione europea ha stanziato 280 milioni di euro da distribuirsi nel corso dell’anno, 120 milioni di dollari sono in arrivo dagli USA, come annunciato il 30 marzo dal segretario di Stato Hillary Clinton. Non basta. Si prevedono almeno 300.000 morti infantili causate da fame e malnutrizione, nel 2012 in Sahel. Ma i singoli Paesi europei cosa fanno? L’Italia attende forse la nuova ondata di sbarchi? La Russia e la Cina, neppure un rublo o uno yuan? E il Sudafrica e l’India, nel continente africano sanno solo accaparrare e rapinare terre fertili?

 

Dario Dongo

Foto: Photos.com 


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Per maggiori informazioni:

http://ec.europa.eu/echo/aid/sub_saharian/sahel_en.htm

http://www.oxfamitalia.org/dal-mondo/13-milioni-di-persone-a-rischio-in-sahel

http://www.oxfamitalia.org/dal-mondo/niger-a-rischio-milioni-di-vite-per-mancanza-di-fondi