Sacchetti di nicotina sparsi su sfondo mattone con mano femminile

Dopo il caso di Sniffy, la polvere a base di caffeina di cui abbiamo parlato nelle scorse settimane, sta emergendo un altro problema legato a un vuoto legislativo che consente di mettere in circolazione prodotti potenzialmente pericolosi. Questa volta si tratta delle cosiddette nicotine pouches o sacchetti di nicotina: sacchettini permeabili in tessuto non tessuto che contengono nicotina e aromi, da tenere in bocca tra il labbro superiore e gengive per 30/60 minuti, in modo che la nicotina sia assorbita dalla mucosa orale.

Anche Altroconsumo ha più volte affrontato il tema di questo e altri prodotti senza combustione a base di nicotina, su cui si sta concentrando l’industria per ‘contrastare’ la perdita di fumatori tradizionali. In Europa questi sacchetti sono entrati in commercio nel 2018. Nell’Unione Europea il tabacco per uso orale, il cosiddetto snus, dal 1992 è vietato in tutti i Paesi eccetto la Svezia. Questi sacchetti però non contengono tabacco ma solo nicotina naturale o di sintesi, per cui non rientrano nella direttiva. È vero che in alcuni paesi come il Belgio e la Norvegia sono stati vietati, ma in realtà i sacchetti non sono soggetti a obblighi relativi ai limiti di concentrazione, alle avvertenze da scrivere sulle confezioni, alla notifica degli ingredienti, all’adozione di aperture a prova di bambino o al divieto di pubblicità.

I sacchetti di nicotina in Italia

Nel nostro paese i primi tentativi di commercializzazione risalgono al 2020. La vicenda contrassegnata da vari passaggi è stata ricostruita da Tabaccoendgame, un gruppo di pressione creato da società scientifiche e ricercatori per contrastare la diffusione dei prodotti a base di tabacco.

La prima autorizzazione è arrivata però solo nel febbraio 2022, col decreto Milleproroghe, e non regola gli aspetti legati alla tutela della salute ma solo il prelievo fiscale da parte dello Stato (anche se questi prodotti, come e-cig e tabacco riscaldato, hanno una tassazione più favorevole rispetto alle sigarette, con maggiori profitti per i produttori). Da qui cominciato un tira e molla tra i produttori e il Ministero della Salute, che alla fine è riuscito a imporre alle bustine in vendita un’etichetta con le avvertenze per la salute.

Donna porta alla bocca sacchetto di nicotina
Nel febbraio 2022 l’Italia ha autorizzato il commercio dei primi sacchetti di nicotina

L’inchiesta di Altroconsumo

Attualmente ci sono vari prodotti in commercio, i più diffusi sono Velo  e Red Muule. Buona parte del mercato però passa dal web, e qui l’analisi effettuata da Altroconsumo evidenzia diverse criticità. Online si trovano prodotti privi del contrassegno del Monopolio, e quindi ufficialmente non autorizzati in Italia e anche articoli proposti da  venditori non presenti nelle liste autorizzate dall’Agenzia delle Dogane e Monopoli. “Gli unici prodotti risultati in regola nella nostra inchiesta erano quelli acquistati nelle tabaccherie – sottolinea la biologa Sonia  Mazzamurro di Altroconsumo – gli altri non sempre avevano indicazioni sulla quantità di nicotina né avvertenze sui rischi per la salute, che in qualche caso erano presenti in altre lingue. Considerando i colori e le immagini su alcune confezioni, c’è il rischio che siano scambiati dai più piccoli per prodotti innocui o addirittura per caramelle”.

Livelli di nicotina spesso troppo alti

Se i prodotti autorizzati nel nostro Paese non superano i 20 mg di nicotina al grammo, online se ne trovano fino a 50 mg per grammo di polvere. Non è facile fare confronti, visto che si tratta di modalità di assunzione diverse, ma è certo che 20 mg di nicotina è una quantità elevata (il limite per le sigarette elettroniche è di 20 mg per ml di liquido, mentre una sigaretta non può contenere più di 1 mg di nicotina, e le compresse per smettere di fumare ne contengono al massimo 2-4 mg).

Secondo alcuni studi circa la metà della nicotina contenuta in un sacchetto può essere assorbita dall’organismo raggiungendo livelli paragonabili a quelli delle sigarette. “La nicotina – ricorda Mazzamurro – è una sostanza che crea dipendenza  Quando è stata richiesta all’Istituto superiore di sanità (ISS) una valutazione dei rischi sui sacchetti RedMuule (il primo brand autorizzato in Italia), l’ISS ha rilevato come l’assunzione di queste quantità di nicotina non sia esente da rischi, che consistono principalmente nell’aumento della pressione arteriosa e della frequenza cardiaca. Per questo motivo il Ministero della Salute ha deciso che, per essere commercializzato dovesse riportare avvertenze per la salute e avere una chiusura a prova di bambino”.

Inoltre essendo prodotti da tenere in bocca per un minimo di 20/30 minuti, e in alcuni casi, diverse volte al giorno, i sacchetti  potrebbero presentare rischi per denti e gengive. Un’analisi pubblicata sul British dental journal riporta tra gli effetti irritazione della mucosa, dolore alla bocca e alla gola, ulcere alla bocca, singhiozzo e tosse.

Scatola nera di metallo piena di sacchetti di nicotina
Online sono presenti anche sacchetti di nicotina di marchi non autorizzati con alti livelli di principio attivo

Rischi per i minori?

A questo si aggiunge il rischio di intossicazione dovuta all’ ingestione accidentale, soprattutto da parte di bambini, o al consumo eccessivo da parte di giovanissimi. Non sono ancora disponibili dati italiani, “ma l’Anses, l’Agenzia nazionale francese per la sicurezza sanitaria, ha segnalato un aumento delle intossicazioni da nicotina dovute anche ai sacchetti”, osserva Mazzamurro.

Questi prodotti hanno caratteristiche giovanili quando non infantili, a partire dal packaging giovanilistici, e dalla varietà di gusti  che ricordano caramelle o gomme da masticare (menta, lime, pompelmo, frutto della passione, anguria, fragola e banana) Esistono sacchetti al gusto di bevande alcoliche e alcuni aromatizzati al tabacco: come segnala Tabaccoendgame. I prezzi sono invitanti. Si parte da un minimo di 3,51 euro a un massimo di 8,50 euro per un pacchetto che contiene da 20 a 25 sacchetti. Il prodotto in alcuni casi è proposto come un metodo per smettere di fumare, anche se non ci sono prove scientifiche a differenza di quanto avviene per gomme o cerotti.

In generale, le pubblicità fanno leva sull’immagine di un prodotto giovanile e disinvolto, ‘ecologico’ perché non c’è combustione, che può essere usato  in qualunque situazione. “In assenza di normative produttori e venditori si sentono liberi di presentare questi prodotti nel modo che preferiscono – osserva  Mazzamurro – inoltre ci sono i primi segnali di una promozione che potrebbe passare attraverso i social utilizzati dai più giovani”. Secondo una ricerca del gruppo americano Truth Initiative, i principali marchi di sacchetti di nicotina hanno speso quasi 25 milioni di dollari in pubblicità tra gennaio 2019 e settembre 2021.

L’appello dei medici

Nel luglio 2023 L’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri e la Società Italiana di Tabaccologia si sono appellati al Ministero della Salute, al Ministero dell’Economia, al Ministero delle Imprese, all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, e alle Commissione Affari sociali del Senato e della Camera invitandoli a non cedere alle pressioni dell’industria.

Non abbiamo ancora dati per l’Italia, ma a livello globale le vendite sono aumentate notevolmente in pochi mesi.  Il rischio concreto, con prodotti di questo tipo, è che mentre da un lato si lotta contro il fumo, dall’altro si lasci incentivare e aumentare la dipendenza dalla nicotina, proprio tra i ragazzi. “L’industria del tabacco – si legge in documento dell’OMS – sta riuscendo nei suoi sforzi, creando una nuova generazione di giovani che fumano, svapano, succhiano bustine”.

© Riproduzione riservata Foto: Depositphotos

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