Aggiornamento del 04/04/2016
A poco più di due anni dalla pubblicazione di questa notizia, abbiamo ricevuto comunicazione che l’azienda Fenix Food è stata assolta presso il Tribunale di Piacenza con sentenza del 23 dicembre 2015. Riportiamo la comunicazione inviata dall’azienda.
“Il Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Piacenza, con sentenza del 23 dicembre 2015, oggi definitiva, ha assolto con la formula più ampia – ovvero, perché il fatto non sussiste ex art. 530 comma I c.p.p. – il legale rappresentante della Fenix Food S.r.l. dal reato previsto dall’art. 5 lett. h) L. 283/1962 in relazione alla detenzione del fungo secco contenente residui da fitofarmaco a cui si riferisce l’articolo pubblicato su IL FATTO ALIMENTARE l’11 dicembre 2013; il Giudicante ha ritenuto che la Fenix Food S.r.l. non abbia avuto alcuna responsabilità nella detenzione del materiale predetto avendo tenuto un comportamento esente da censura, anche a titolo di mera colpa, per aver adottato tutte le precauzioni previste da legge e buona prassi al fine di evitare tale evento; aderendo alla richiesta del Pubblico Ministero, il Giudice ha trasmesso gli atti alla Procura della Repubblica per le opportune valutazioni in relazione al comportamento dei rappresentanti della Greens Food S.r.l., ovvero l’impresa che ha importato il fungo secco dalla Cina e che lo ha venduto alla Fenix Food S.r.l.”
Aggiornamento del 08/09/2014
La FENIX FOOD S.r.l. di Castel San Giovanni (PC) ci ha inviato alcune precisazioni che riportiamo in calce.
“La FENIX FOOD S.r.l. desidera precisare che il quantitativo di funghi posto in commercio non ammontava a Kg. 1.200 ma a kg. 600; aggiunge che nonostante gli esiti delle analisi svolte dall’Istituto Superiore di Sanità siano pervenuti solo in tempi recentissimi (donde la presente iniziativa) essa ha attivato le operazioni di ritiro dal mercato appena avuta notizia informale dell’esito delle analisi di ARPA, consentendo, in tal modo, il recupero della quasi totalità del fungo già rivenduto.
Ancora, la Fenix Food S.r.l. rappresenta di non avere né importato, né prodotto tale alimento, essendosi limitata alla sua cernita e confezionamento per la rivendita al dettaglio; la medesima, infatti, ha acquistato il fungo già essiccato dall’impresa importatrice GREENS FOOD S.r.l. con sede legale in Schio (VI) la quale le ha certificato per iscritto l’idoneità dell’alimento al consumo umano; la FENIX FOOD S.r.l. sta adottando tutte le opportune iniziative in sede giudiziaria per tutelarsi da tale vicenda che non ha precedenti in circa venticinque anni di operatività nel settore alimentare del fungo essiccato.”
Il ritiro dei funghi porcini
Il Sistema di allerta rapido europeo (Rasff) segnala che in Italia sono stati ritirati dal mercato 1.200 chili di funghi porcini secchi importati dalla Cina perché contenevano un quantitativo elevato dell’insetticida Propoxur e un altro pesticida non ammesso in Europa, la tetrametrina. Si tratta di pacchetti da 30 grammi confezionati dalla Fenix Food Srl di Castel San Giovanni (Piacenza). Avendo il Ministero della salute rifiutato di dare informazioni sul ritiro, Il Fatto Alimentare ha condotto le sue ricerche scoprendo che i funghi sono stati venduti nei punti vendita della catena ECU discount e nei supermercati LD discount del gruppo Lombardini.
I supermercati discount ECU che fanno capo al gruppo Sigma, hanno confermato di avere ritirato il prodotto dagli scaffali il 26 novembre e di avere esposto dei cartelli nei punti vendita per avvisare la clientela. Si tratta dei Funghi Porcini Sottobosco in confezione da 30 g con scadenza 26 ottobre 2014, codice EAN: 8013547003047. L’altra nota interessante è che anche sul sito Ecudiscount.it della catena è stato pubblicato un annuncio in evidenza che invita a non consumare i funghi e a restituire il prodotto alle casse per il rimborso.
Questa solerzia da parte di Ecu discount ci ha favorevolmente sorpreso perché vuol dire che la campagna avviata da Il Fatto Alimentare, per chiedere alle catene di supermercati di pubblicare in rete e nei punti vendita avvisi chiari per fare sapere ai consumatori che un prodotto è stato ritirato, comincia a funzionare.
La comunicazione dei ritiri
La buona prassi ECU discount di pubblicare in rete la notizia del ritiro, si aggiunge ad Auchan, Carrefour, Simply Market, Sogegross, Billa, Eurospin e al mitico Gros Cidac della Valle d’Aosta che per primo ha iniziato in anni non sospetti a comunicare le campagne ai propri clienti anche on line. Val la pena ricordare che questo tipo di informazione è previsto dalla legge e nessuna azienda o catena si supermercati può sottrarsi.
I Supermercati LD coinvolti nella vicenda hanno ricevuto dalla Fenix Food lotti con scadenza 18 e 23 ottobre 2014, confezionati nei giorni immediatamente precedenti rispetto a quelli sotto accusa. La catena di supermercati, su invito del fornitore, ha ritirato in modo cautelativo i sacchetti di funghi porcini da 30g con il marchio LD con questi lotti. “Non sono stati esposti i cartelli nei punti vendita – spiega l’ufficio Assicurazione qualità di LD – perché si tratta di un ritiro cautelativo”.
Sarebbe logico aspettarsi per ogni ritiro anche una valutazione del rischio da parte delle autorità. In mancanza di ciò possiamo dire che secondo i nostri esperti il livello di rischio per chi avesse mangiato il risotto con i funghi è abbastanza limitato considerando che al massimo si consumano 20 grammi di funghi secchi per una porzione di risotto, è un alimento non abituale, e i limiti massimi di residui (LMR) sono definiti in maniera molto cautelativa.
Non solo funghi porcini secchi…
I funghi ritirati sono cinesi, ma questo non deve lasciare spazio a facili considerazioni. Quest’anno in Europa su oltre 3.000 ritiri e avvisi di richiamo di prodotti alimentari solo 3 hanno riguardato funghi cinesi contaminati. Un importatore ci spiega che i cinesi non attribuiscono ai porcini la stessa valenza culinaria che diamo noi italiani e quindi esportano mediamente un prodotto di qualità surgelato che le aziende italiane mescolano con altre tipologie importate dall’Est europeo e poi confezionano.
A lasciare l’amaro in bocca è che questa notizia come altre molto più gravi (Listeria, Salmonella, virus epatite A) non vengono divulgate in modo adeguato dal Ministero della salute, dalle aziende coinvolte e anche da molte catene di supermercati italiane che preferiscono non comunicarle ai diretti interessati. Chissà perché.
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24