Come cambierà la nostra esperienza nei bar e nei ristoranti ora che, dopo mesi di chiusura, finalmente possono riaprire? Ci saranno le ormai famigerate barriere di plexiglass in mezzo ai tavoli? Potremo tornare a uscire a cena con gli amici? Il via libera alla ristorazione è arrivato con una serie di regole e divieti da rispettare, contenuti nel nuovo Dpcm del 17 maggio, elaborato dal governo dopo lunghe discussioni con le regioni e sulla base di un documento tecnico elaborato dall’Inail con il contributo dell’Istituto superiore di sanità, che però non è stato recepito integralmente.
La prima sfida che devono affrontare i ristoratori è quella delle distanze da rispettare. Le nuove norme hanno stabilito che i tavoli e le sedie dovranno essere disposti in modo tale da assicurare il distanziamento di un metro tra i clienti, ad eccezione delle persone che abitano sotto lo stesso tetto. Questa distanza, comunque può essere ridotta se tra un tavolo e l’altro sono installate delle barriere fisiche per limitare la diffusione delle ormai famigerate goccioline respiratorie. Il metro di distanza deve essere garantito anche per le consumazioni al banco nei bar.
È qui che le norme stabilite dal governo si allontanano di più dalle raccomandazioni di Inail e Iss, che avevano indicato di disporre i tavoli ad almeno due metri l’uno dall’altro e di mantenere un “distanziamento adeguato” tra le sedute, per garantire la sicurezza dei clienti, che chiaramente durante il pasto saranno senza mascherina, e dei dipendenti.
In una prima fase, inoltre, dovrà essere privilegiato l’uso di spazi all’aperto come dehors e terrazze, dove possibile, rispetto ai locali chiusi, dove, in assenza di un adeguato ricambio d’aria naturale, il contagio si diffonde più facilmente. Anche all’esterno, comunque, dovrà essere rispettato il distanziamento di almeno un metro tra i clienti.
Ristoranti e bar dovranno anche dire addio ai buffet che favoriscono gli assembramenti e, con le posate condivise, sono un ottimo sistema per diffondere il contagio (e non solo del coronavirus). Per lo stesso motivo, dovrebbero essere accantonati anche i contenitori comuni per condimenti (a meno di non disinfettarli tra un cliente e l’altro) e da sostituire con bustine monodose di sale, olio e salse. Alla fine di ogni pasto, tavolo e sedie devono essere igienizzate, mentre stoviglie e posate usate devono essere gestite con attenzione perché, come le superfici, sono un possibile veicolo di contagio.
Probabilmente, poi, nei ristoranti non vedremo per un po’ i classici menu, che dovrebbero essere sostituiti da fogli plastificati facilmente disinfettabili, da liste del giorno stampate su fogli a perdere, oppure potrebbero essere presentati su siti e applicazioni consultabili direttamente dallo smartphone dei clienti.
Dal punto di vista della gestione della clientela, i ristoranti dovrebbero preferire la prenotazione, per evitare code e assembramenti all’ingresso, e dovranno conservare per 14 giorni i nominativi delle persone che hanno prenotato, per favorire il tracciamento dei contatti in caso di eventuale contagio. I ristoratori dovranno anche mettere a disposizione gel o soluzioni igienizzanti per le mani all’ingresso e in altri punti del locale (per esempio nella zona dei servizi igienici), mentre all’entrata dovranno essere fornite tutte le informazioni sulle misure di prevenzione e potrà anche essere rilevata la temperatura dei clienti (possibilità che in Lombardia diventa un obbligo). Gli avventori, dal canto loro dovranno indossare sempre la mascherina quando non sono seduti al tavolo o al bancone per la consumazione.
La mascherina è d’obbligo anche per il personale della cucina e di sala, che dovrà anche lavare o igienizzare spesso le mani. Il documento tecnico degli esperti, invece, raccomandava anche l’uso di guanti per tutte le operazioni che lo consentono. Le casse possono essere dotate di barriere in plexiglass, oppure il personale addetto dovrà indossare la mascherina e avere a disposizione del gel per le mani. Infine, dovranno essere favoriti i pagamenti elettronici, possibilmente contactless, e al tavolo.
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Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.
| il distanziamento di un metro tra i clienti, ad eccezione delle persone che abitano sotto lo stesso tetto |
In realtà ieri sera un’amica che dirige un locale a Milano mi ha inviato copia della comunicazione di Epam nella quale si dice che la regione Lombardia ci ha ripensato all’ultimo minuto e gli unico soggetti derogati alla distanza sono i minori di 6 anni e le persone non autosufficienti. Se volete leggere la comunicazione ve la mando via email.
Assolutamente si. Inoltre in Lombardia è vero che si parla di obbligo di misurazione della temperatura corporea solo nell’ambito ristorazione e dunque sembra essere esentato il bar che serve il panino al cliente seduto, ma ne siamo poi così tanto sicuri? A pensare bene quale è l’intenzione del legislatore, io ritengo che mangiare un panino o un piatto di pasta sia la medesima cosa in termini di probabilità di contagio, visto che non si ha indosso la mascherina nel mentre. Ritengo di non sbagliare se consiglio ai proprietari dei bar di misurare la temperatura corporea anche loro ai clienti, qualora si siedano a consumare il pasto
Gli avventori, dal canto loro dovranno indossare sempre la mascherina quando non sono seduti al tavolo o al bancone per la consumazione.
QUALCUNO MI PUÒ SPIEGARE COME SI FA A CONSUMARE CON LA MASCHERINA DAVANTI ALLA BOCCA ?
L’ igienizzazione delle sedie non la fanno neanche negli ospedali dopo una visita ambulatoriale. A me sembra un lavoro esagerato a carico dei gestori
Perdonatemi ma nessuno ha pensato che i camerieri devono avvicinarsi ai clienti per prendergli L’ ordine, portare i piatti e sparecchiare?? Perché i camerieri devono indossare la mascherina che come sappiamo protegge i soggetti circostanti ma non la persona che la indossa, se poi i clienti seduti al tavolo non la indossano( ovviamente non mi riferisco al momento in cui stanno mangiando).
E il personale che lavora in cucina come si deve comportare? Sappiamo bene che le temperature sono elevate, molto spesso gli spazi sono ridotti per non parlare delle preparazioni che sovente sono fatte da più persone contemporaneamente.
Buongiorno, sono un un commerciante gestisco un bar tavola calda,qualcuno sa dirmi se per mettere dei tavolini fuori dal proprio negozio ci vuoleunpermesso? Grazie
Un bar al di là della strada è venuto a mettere i tavolini per la clientela su marciapiedi / davanti casa mia, quasi a contatto con la mia porta- ciò mi dà enormemente fastidio perchè sento tutti i discorsi degli avventori e non posso aprire bocca per non farmi sentire. E siccome adesso vorrei stare con la porta aperta condivido la mia privacy con chi gorgoglia birre. C’è una legge che mi tuteli e che vieti l’occupazione dei marciapiedi in modo permanente? Graie