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I funghi vanno raccolti interi e non in stato d’alterazione (ammuffiti, fradici ecc.)

Scambiare un fungo tossico per commestibile è un errore che può rivelarsi molto pericoloso. Per questo l’Unione Nazionale del Personale Ispettivo Sanitario d’Italia (UNPISI) ha diffuso un comunicato con tutti  i consigli da seguire per prevenire gli avvelenamenti. Ogni anno si registrano in Italia circa 40.000 casi di intossicazione da funghi. L’ultimo caso di cronaca è accaduto a Corigliano Calabro (Cosenza) dove due persone sono decedute e altre due si trovano in ospedale in gravi condizioni per aver scambiato funghi citotossici per prataioli. Il vademecum è destinato sia ai consumatori sia ai raccoglitori che sono comunque invitati a recarsi  sempre presso gli Ispettorati Micologici delle Aziende USL per l’esame di tutti i funghi raccolti. Il servizio è completamente gratuito ed è eseguito dagli ispettori micologi, che rilasciano un certificato ufficiale ove si attesta la commestibilità e si forniscono indicazioni per il consumo. Purtroppo fare qualche erorre  è facile anche perchè in questo periodo si sta verificando  la crescita contemporanea di prataioli e del velenoso Amanita phalloides.

 

 

regole dei funghi raccogliere
Tra le regole rivolte ai raccoglitori di funghi  c’è la raccomandazione di evitare aree sospette d’inquinamento come discariche e le zone poste  lungo arterie stradali…

Alcune norme utili per i raccoglitori.

• Evitare la raccolta indiscriminata di tutti i funghi rinvenuti, ma limitarsi alle specie commestibili per evitare un danno all’ecosistema

• I funghi vanno raccolti interi e non quando sono ammuffiti, fradici ecc.

• Il trasporto va effettuato in contenitori rigidi ed aerati  (cestini di vimini) per consentire la disseminazione delle spore, ed evitare fenomeni di compressione e di fermentazione

• Non raccogliere i funghi in aree sospette d’inquinamento (discariche, a fianco di arterie stradali ecc.)

• Non fidarsi assolutamente di presunti “esperti”, ma far controllare tutti i funghi raccolti solo dagli ispettori micologi delle USL

 

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La cottura, l’essicazione o altri sistemi non servono a svelenare i funghi mortali

Consigli per il consumo.

• Non esistono metodi empirici (quali le prove con l’aglio, monete d’argento ecc.) per capite se un fungo sia commestibile o velenoso

• La cottura, l’essiccazione  o altri sistemi non servono ad eliminare la tossicità nei    funghi velenosi. Amanita phalloides, A. verna, A. virosa, Lepiota specie, Cortinarius orellanus e altri hanno tossine termostabili che resistono alla cottura

• Tutti i funghi vanno mangiati ben cotti poiché da crudi sono scarsamente digeribili, se non addirittura velenosi (il comune “chiodino”, l’Armillaria mellea è tossico se non è effettuata una pre-bollitura di almeno 15-20 minuti prima della cottura definitiva) perché contengono tossine termolabili che si  si degradano con il calore

• Non si devono dare i funghi ai bambini, donne in stato di gravidanza o persone che presentano intolleranza a particolari farmaci o disturbi allo stomaco, al fegato e al pancreas senza il parere del medico

 

Per chi acquista funghi freschi spontanei in esercizi di vendita.

• Prima dell’acquisto verificare che la cassetta o l’involucro contenente i funghi siano muniti di un’etichetta attestante l’avvenuto controllo micologico da parte degli Ispettorati Micologici delle USL deputati per legge al controllo e/o da Micologi aziendali abilitati alla certificazione

• Nel caso non sia presente il cartellino di controllo si consiglia di non acquistare il prodotto e di segnalare il fatto agli organi preposti  (Tecnici della Prevenzione delle USL, NAS. ecc.)

 

Che cosa fare in caso di avvelenamento da funghi?

• Se dopo aver consumato dei funghi insorgono disturbi recarsi immediatamente al pronto soccorso

• Portare tutti gli avanzi dei funghi disponibili, compresi quelli gettati in pattumiera, utili ai fini del riconoscimento

• Non tentare “terapie” autonome

 

Sara Rossi

© Riproduzione riservata

Foto: iStockphoto.com

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Sara_C
Sara_C
2 Novembre 2014 10:46

Buongiorno, un chiarimento rispetto alla frase “Non si devono dare i funghi ai bambini, donne in stato di gravidanza”. Ho letto anche l’opuscolo del Ministero della Salute. Io interpreto la frase nel senso “a queste categorie non si devono dare funghi raccolti nel bosco” proprio perchè per queste categorie più sensibili un eventuale errore nel riconoscere un fungo può avere conseguenze ancor più gravi.
Mi chiedo se però tale indicazione sia da estendersi anche ai funghi coltivati (i classici “champignon” che si comprano freschi al supermercato, i funghetti sott’olio, sempre coltivati ecc).

Valeria Nardi
Reply to  Sara_C
3 Novembre 2014 14:12

In questo articolo si approfondisce proprio questo argomento: http://www.ilfattoalimentare.it/rischi-dei-funghi-bambini.html