Il Rapporto sulla ristorazione italiana riferito al 2020 e presentato in questi giorni da Fipe-Confcommercio delinea un quadro abbastanza pesante della situazione. Luciano Sbraga della Fipe (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) ha teorizzato che nel periodo di lockdown “è passata l’idea che i ristoranti fossero i portatori del contagio in Italia. Siamo stati usati come allarme, come le sirene in tempo di guerra” con provvedimenti altalenanti come il balletto dei colori delle Regioni che hanno cambiato più volte creando problemi logistici all’intero settore”.
I numeri del Rapporto sono chiari: nell’anno della pandemia hanno chiuso 22.250 attività. Un numero inferiore alle chiusure del ’19 (quando erano state superate le 26mila unità), ma secondo le previsioni di Fipe, è un valore che sottostima la dimensione della crisi. Bisognerà aspettare i prossimi mesi quando finirà l’effetto dei provvedimenti di cassa integrazione, ristori e altro. A tutto ciò si affianca la perdita dei posti di lavoro che ha visto andare in fumo 514.000 posizioni, il doppio di quelle create tra il 2013 e il 2019. Si tratta di un dato molto significativo proposto nel documento che elenca le criticità da affrontare in vista della ripartenza. Il 97,5% delle imprese ha perso fatturato nel 2020, le restrizioni anti-Covid hanno cambiato i consumi degli italiani: si mangia di più in casa: mentre cresce di 6 miliardi di euro la spesa alimentare tra le mura domestiche, crolla di 31 miliardi di euro quella in bar e ristoranti.
In questa situazione si inserisce la gestione dei ristori: il 23% delle imprese del settore dichiara di non aver ricevuto nulla, a causa dei meccanismi che hanno regolamentato l’erogazione delle misure di aiuto. Chi li ha ricevuti ritiene l’importo deludente poiché in grado di compensare solo il 10% del fatturato. Per quasi il 90% degli imprenditori, i sostegni sono stati inutili o poco efficaci. Eppure l’85% dei gestori di bar e ristoranti si dice sicuro che il settore riprenderà a girare, nell’arco di due anni, anche considerando il cambiamento dello stile di vita, delle abitudini di consumo e il turismo straniero che tornerà lentamente.
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