pasta spaghetti

L’aumento del prezzo della pasta è su tutti i giornali e i consumatori faticano a capire chi dice la verità e chi vuole speculare sulla notizia. I numeri diffusi dall’associazione dei pastai UIF riportano i dati Istat secondo cui, dal marzo 2022 al marzo 2023, l’incremento è stato dell’8,4%, in linea con l’aumento dell’inflazione sui beni di consumo. Sullo scaffale però si registra un aumento del 16,5%. I pastifici respingono ogni responsabilità su questa differenza. Come stanno veramente le cose? 

I prezzi rilevati sugli scaffali dei supermercati in questi giorni sono corretti, ma è sbagliato prenderli come riferimento, perché si tratta di listini che non considerano le promozioni e non prendono in considerazione la pasta venduta nei discount a prezzi decisamente inferiori. In italia la metà della pasta viene venduta in offerta con sconti dal 30 al 50%, e questo elemento è fondamentale per qualsiasi discorso sui prezzi. Non considerare la politica di sconti vuol dire avere una visione falsata di cosa avviene quando si fa la  spesa. In altre parole, è vero che il listino quando non ci sono promozioni è alto, ma nell’arco dell’anno i consumatori approfittano degli sconti e la spesa complessiva per la pasta si riduce moltissimo.

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I prezzi rilevati sugli scaffali dei supermercati in questi giorni non considerano le promozioni

La conferma si ha osservando i prezzi rilevati dalla Nielsen attraverso gli scanner posizionati nelle casse dei supermercati, che registrano sia le vendite a prezzo pieno sia le promozioni. La società di analisi dati di mercato indica un listino medio di circa 1,78 €/kg. Il prezzo però lievita a 1,90 € considerando solo la pasta venduta dalle grandi catene di supermercati (Coop, Esselunga, Carrefour, Conad…) che in genere hanno in assortimento la pasta firmata dai grandi marchi) mente nel calcolo non ci sono i discount (Aldi, Lidl, Eurospin, MD…) dove si trovano marche di pasta meno costosa. Quando si parla di prezzi è doveroso precisare che i listini fra Nord e Sud variano in modo sensibile. Comprare un chilo di spaghetti di marca a Milano costa il 20% in più rispetto a Palermo, capoluogo della regione dove in assoluto i listini sono più bassi in Italia.

Un altro fattore importante riguarda l’andamento dei costi delle materie prime. Per i pastifici l’incremento dei costi dovuti ai rincari del grano duro e dell’energia è iniziato a metà 2021, ma i supermercati hanno accettato i nuovi listini dei pastifici 6-8 mesi dopo. Nel 2022 la situazione è ulteriormente peggiorata, e i pastifici hanno dovuto “assorbire” la nuova crescita dei costi che i supermercati hanno riconosciuto dopo altri 6 mesi. L’ultimo accordo è avvenuto poco prima che a livello internazionale iniziassero a calare vistosamente le quotazioni del grano duro. per queste ragioni i consumatori hanno “scoperto” gli aumenti causati dalla materia prima con un anno di ritardo rispetto a quando accadeva sul mercato. All’inizio del 2023 il prezzo del grano è iniziato a scendere, ma le scorte nei silos dei pastifici erano composte da materia prima acquistata a prezzi elevati, per cui era impossibile per i produttori applicare immediatamente riduzioni di listino. Alla luce di queste considerazioni è molto probabile che da luglio assisteremo a una vistosa discesa dei prezzi e a un notevole incremento delle promozioni e degli sconti. “Sia chiaro però che le riduzioni non si fanno per spirito sociale – precisa un addetto ai lavori bene informato – ma perché non farle vuol dire perdere competitività e quote di mercato”.

I consumatori hanno “scoperto” gli aumenti causati dalla materia prima con un anno di ritardo

In questo contesto è difficile individuare chi specula sulla pasta, come si legge da molte parti. Sarebbe meglio parlare di logiche di mercato che non corrispondono in tempo reale alle dinamiche dei prezzi all’ingrosso della materia prima. L’ultima doverosa riflessione riguarda l’incidenza della pasta nel bilancio familiare. Secondo le stime ufficiali l’incremento annuale registrato comporta un esborso di 10-11 euro a persona. Vuol dire un aggravio di 4-5 centesimi per ogni piatto. Certo gli italiani sono grandi mangiatori di pasta ed è giusto focalizzare l’attenzione sui prezzi, ma prima di lanciare allarmismi sui rincari bisognerebbe fare beni i calcoli e non basarsi sulle emozioni di una rilevazione estemporanea basata su una quotazione giornaliera.

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isabella alessi
isabella alessi
6 Giugno 2023 08:43

non sono per niente d’accordo su come è stato calcolato l’aumento. Il prezzo della pasta ha iniziato a crescere prima, se si prende un cagr degli ultimi 2 o 3 anni si evidenzia la reale crescita del prezzo che è sicuramente superiore alla inflazione generale, inoltre per famiglie numerose e che mangiano pasta in quantità superiore alla media, per esempio rispetto alle famiglie con componenti anziani, il budget di spesa della pasta ha una incidenza più rilevante di quello segnalato in questo articolo.

Luciano Balzotti
Luciano Balzotti
6 Giugno 2023 12:33

Nessuno nega l’aumento dei prezzi della pasta. Il mio pensiero è che molto spesso a pranzo, con la mia famiglia, facciamo 500 grammi di pasta per 4 persone. Piatto unico.
Costo della sola pasta? Mediamente 80 cent. Per 4 persone, 20 cent a persona. . (Ultimamente ho comprato pasta a 1€ a kg. Eurospin. ). Ovvio che è un costo, ma penso di poter dire che è il male minore