Napoleone Bonaparte (1769 – 1821), del quale il 5 maggio 2021 si celebra i bicentenario della morte ricordata anche da Alessandro Manzoni con Il Cinque maggio, dal celebre inizio Ei fu… studiato dagli studenti di un tempo, è noto per le sue gesta militari e per i suoi interventi politici che influenzano gli stili di vita e la gastronomia, anche se da parte sua, nel periodo nel quale è console (1804) ama ripetere: Se volete mangiar bene, pranzate con il secondo Console, se volete mangiare molto, pranzate con il terzo Console, se volete mangiare in fretta, pranzate con me.
Napoleone non è un buongustaio, ma un commensale sbrigativo, rapido e disattento che dedica al cibo non più di quindici o venti minuti, preferisce piatti semplici, non gradisce i lunghi e complessi pranzi alla francese. Napoleone salta i pasti o arriva a tavola in ritardo obbligando i suoi convitati ad un ritmo vertiginoso, non solo mangia rapidamente, ma spesso si aiuta con le mani, prediligendo cose semplici ed essenziali come zuppe di patate, di fagioli e di cipolle. Molti sono i cuochi che si alternano alla direzione delle sue cucine, undici in dieci anni, anche perché ricevono magri stipendi e poche soddisfazioni.
Louis Constant Wairy primo valletto di camera dell’imperatore, nei suoi “Memoires” scrive che Napoleone preferisce cenare da solo, velocemente e senza neppure la tovaglia. Ama le albicocche, le cotolette, disdegna il vino e ingrassa parecchio, senza per questo perdere l’armonia della figura. Il pasto dell’Empereur risulta monotono, un poco di carne, montone alla griglia e pollo con sugo che raccoglie con pane di cui è ghiotto.
In occasione della preparazione del congresso di Modena, Napoleone il 15 ottobre passa per Novellara, tra Reggio e Modena, dove gli è offerto un sontuoso pranzo che conosciamo per quanto riferito da Andrea Belletti (“Storia di Reggio nell’Emilia”, 1925). Sulla testimonianza di Felice Altimani (1767 – 1849) sappiamo che appena giunto a Novellara i maggiorenti invitano Napoleone a un sontuoso banchetto di quarantadue portate ma questi secondo il suo stile risponde “A pranzo si perde molto tempo, accetterò un dèjeuner.” Dovendo suo malgrado accettare, Napoleone mangia pochissimo, senza appetito e occupa in tempo del banchetto a parlare, fare domande e informarsi e appena può parte ma non dimentica di far porre nella tasca destra del suo cocchio un fagiano arrostito, del pane e una bottiglia di vino che mangia viaggiando sulla via Emilia tra Modena e Bologna.
Se durante la prima Campagna d’Italia Napoleone gusta un fagiano, nella seconda Campagna d’Italia (1800) mangia un pollo che diviene famoso come il Pollo alla Marengo. Il 14 Giugno 1800 a Marengo in provincia di Alessandria, Napoleone, che per abitudine non tocca quasi cibo al mattino e mangia soltanto nel pomeriggio, conduce una decisiva battaglia e sul campo si muove continuamente per dare ordini seguito dal suo fedele cuoco. Ma gli austriaci nella battaglia si impadroniscono delle provviste dei francesi e, giunto il pomeriggio, il cuoco personale di Napoleone François Dunand manda i suoi aiutanti di cucina a cercare nelle cascine dei dintorni qualcosa da mangiare e tornano con un piccolo pollo, qualche gambero di fiume, uova, olio, aglio e pomodori. Dunand fa saltare il pollo nell’olio insaporito dall’aglio, aggiunge i pomodori e a cottura ultimata lo compone nel piatto guarnendolo con uova fritte e con i gamberi cotti al vapore con un poco di cognac, creando un piatto che Napoleone volle cucinato più e più volte.
Terminate le Campagne d’Italia, Napoleone ha anche la possibilità di gustare il prosciutto delle terre parmensi. Nel 1801 il ducato di Parma e Piacenza e Guastalla fanno parte dell’impero Napoleonico e Moreau de Saint-Méry (1750 – 1819), consigliere amministratore dei dipartimenti di Parma, Piacenza e Guastalla gliene invia una fornitura a Milano raccomandando all’imperatore il prosciutto di facile digestione. Il 25 giugno del 1805 Napoleone viene a Parma, vuole assaporare gli squisiti prosciutti di Vianino e gli si illustra l’uso della fibula di cavallo per valutare lo stato di conservazione, la dolcezza e la fragranza di tutti gli insaccati e del prosciutto stagionato. Anche Maria Luisa o Luigia (1791 – 1847) figlia dell’imperatore d’Austria e moglie di Napoleone gusta le prelibatezze del prosciutto di Parma in particolare quello di Vianino.
Giovanni Ballarini
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“Napoleone non è un buongustaio, ma un commensale sbrigativo, rapido e disattento…Napoleone salta i pasti o arriva a tavola in ritardo obbligando i suoi convitati ad un ritmo vertiginoso”
Non a caso è morto di tumore allo stomaco…perlomeno qualche dubbio che le due cose siano correlate è lecito farselo venire.
Il tumore che avrebbe ucciso Napoleone è dato per confermato, ma a parte il referto del suo medico si hanno solo valutazioni basate sui suoi malesseri e il continuo calo di peso, caratteristici anche dell’avvelenamento da arsenico.
Ma se anche si fosse trattato veramente di un tumore non è detto che sia stato provocato dal regime alimentare: dalle analisi è risultata la presenza di arsenico nel suo corpo, e l’arsenico è cancerogeno e all’epoca era usato normalmente nei colori delle tappezzerie.
In particolare le stanze in cui visse a Sant’Elena avevano una pesante tappezzeria di un colore verde che si otteneva proprio da sali d’arsenico, e anche tutte le persone che vissero con lui in quei sei anni soffrirono di analoghi disturbi digestivi.