Nel Regno Unito una parte rilevante della carne di pollo surgelata venduta da catene come Lidl, Asda e Iceland potrebbe contenere batteri resistenti ad antibiotici – i fluorochinoloni – che, secondo l’Oms, dovrebbero essere utilizzati con estrema parsimonia, perché sono gli unici verso i quali c’è ancora una discreta sensibilità e per questo sono chiamati ‘antibiotici di ultima istanza’. Ma uno dei principali fornitori dei supermercati britannici, l’azienda polacca SuperDrob, che è ai primi posti per produzione appunto di pollo nel Paese, evidentemente utilizza questi farmaci. Lo ha scoperto il sito The Bureau of Investigative Journalism, che ha condotto un’indagine sul campo, raccogliendo numerosi campioni dai liquami degli allevamenti che riforniscono SuperDrob, inviati all’Università di Oxford per un’analisi dettagliata. Il risultato è stato una positività preoccupante proprio per i fluorichinoloni, mista alla presenza di vari ceppi di Salmonella resistenti a diversi farmaci
Altri dati, del resto, vanno nella stessa direzione: su tutti, le vendite di fluorochinoloni, che negli ultimi tempi in Polonia sono aumentate del 70%, e di colistina, cresciute ancora di più. L’incremento ha una motivazione precisa: nel 2020 c’è stato un focolaio legato al consumo di carne di pollo panata causato da ceppi di Salmonella resistente a tutti gli antibiotici più comuni, con 400 persone infettate nel Regno Unito e almeno 15 contaminazioni di prodotti collegati a SuperDrob nell’arco dei 18 mesi successivi. Per tale motivo, come spiega oggi l’azienda, si è fatto ricorso alla colistina e ad altre molecole di ultima istanza, sotto la supervisione dei veterinari e nel rispetto delle leggi europee, che circa un anno fa sono diventate più restrittive e che vietano, tra l’altro, l’utilizzo di antibiotici a scopo preventivo. Tuttavia, secondo gli esperti interpellati dal sito, qualcosa non torna, perché i numeri sono comunque eccessivi.
Le catene della grande distribuzione coinvolte negano qualunque coinvolgimento e anzi, sottolineano come la loro policy sia quella di richiedere espressamente carne di animali non trattati con antibiotici a scopo preventivo. Tuttavia, anche da questo punto di vista c’è molto da fare: anche i controlli a valle devono essere intensificati, come ha sottolineato il responsabile dei test, il microbiologo dell’Università di Oxford Tim Walsh, che ha attribuito una grande responsabilità, oltre che ai produttori e ai rivenditori, al sistema europeo di controllo, che non è stato in grado di contrastare adeguatamente l’abuso di antibiotici in Polonia.
La Commissione Europea, interpellata, ha risposto sottolineando che la crisi polacca del 2020 è stata attentamente monitorata e gestita, e che tutto ciò ha avuto come effetto un netto miglioramento delle condizioni di allevamento, al punto che la stessa SuperDrob afferma di aver molto diminuito l’utilizzo di antibiotici, che dovrebbe essere quasi del tutto eliminato entro il 2025.
Tuttavia, è lecito domandarsi se quanto fatto sia stato gestito nel rispetto del principio di precauzione (dell’uso di antibiotici) e se carne con batteri resistenti agli antibiotici sia arrivata anche in Europa, dal momento che circa il 50% dei ricavi dell’azienda deriva dell’export della carne di pollo e che il Paese è il primo produttore europeo di pollo. Anche se tutto fosse stato gestito al meglio, comunque, la resistenza agli antibiotici accertata dai ricercatori di Oxford (che nel solo 2019 ha causato 1,2 milioni di morti nel mondo) non si ferma alle frontiere ed è enormemente amplificata da un utilizzo scriteriato negli allevamenti. Le sequenze geniche trovate nei campioni polacchi contengono prove inconfutabili della presenza di ceppi resistenti a più farmaci, che circolano insieme alla carne. Per questo è necessario migliorare significativamente tutto il sistema dei controlli e adottare provvedimenti molto più severi sull’utilizzo degli antibiotici di ultima istanza.
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Giornalista scientifica
Dimostrazione che parlare di uniformità di regole alimentari europee è difficile.
L’abuso terapeutico di antibiotici associato a quelli contenuti negli alimenti di origine animale determina i numeri molto preoccupanti dell’antibiotico resistenza. È urgente agire su più fronti informando adeguatamente i cittadini
Gli animali assumono antibiotici solo in caso di serie patologie quindi esiste solo un impiego terapeutico prescritto dal veterinario
Dott. La Pira, lei correttamente cita le prescrizioni di legge che riguardano il caso in esame e ritiene di escludere, viste le norme vigenti, un uso non appropriato degli antibiotici, ma la domanda si pone ugualmente: le leggi vendono rispettate?
Anche nell’articolo ho letto che si parla di “numeri eccessivi” e di “abuso di antibiotici in Polonia”.
Speriamo che con l’avvento della carne e latte ecc. coltivati si riescano ad avere alimenti come si deve………