Poco più di un anno fa (il 9 gennaio 2023) un’inchiesta realizzata da Giulia Innocenzi per il programma Report di Rai3, metteva sotto accusa l’azienda Fileni nota al grande publico per la linea di prodotti avicoli biologici. Nel corso della puntata si metteva in dubbio l’origine biologica dei mangimi e ipotizzava anche la presenza di materia prima da ogm per gli stessi mangimi in contrasto con il regolamento del biologico. Il servizio poi sottolineava l’assenza di spazio per gli animali per razzolare all’aperto come invece previsto dal regolamento del bio. Oltre a ciò venivano mostrati degli operatori che maltrattavano gli animali all’interno dei capannoni. Il servizio provocò molto scalpore con ripercussioni negative per tutto il settore del biologico.
La rettifica concordata con Fileni
Domenica 4 febbraio 2024, a distanza di 13 mesi, Sigfrido Ranucci, conduttore di Report, legge una rettifica di due minuti che di fatto ribalta in modo sostanziale alcune tesi avanzate da Giulia Innocenzi. “Fileni – precisa il conduttore – ha raggiunto un accordo con l’ispettorato del lavoro, che consente di utilizzare sistemi di video sorveglianza dentro gli allevamenti per controllare e prevenire in tempo reale eventuali comportamenti non corretti da parte degli operatori, rispettando così le policy aziendali in tema di benessere animale”. In effetti per evitare il ripetersi di episodi di maltrattamenti degli animali denunciati giustamente da Report, Fileni ha installato delle telecamere nei capannoni e questo è senz’altro un buon risultato.
Questa cosa è interessante perché le denunce segnalate nel servizio hanno portato a un risultato concreto. L’annuncio di Ranucci sembra una comunicazione ai telespettatori sugli sviluppi positivi seguiti all’inchiesta condotta da Report che ha permesso di migliorare l’attività dell’azienda.
I mangimi
Ascoltando il proseguimento del testo si capisce che le altre ipotesi di irregolarità ascritte a Fileni sono clamorosamente smentite. Gli “interrogativi” sulla presenza di mangimi da OGM e di mangimi non biologici segnalati dalla Innocenzi non sono giustificati. Ranucci infatti precisa che “tutti i controlli effettuati dalla Regione Marche, dall’ufficio europeo anti frode, dall’ispettorato della qualità e dai grandi clienti hanno accertato l’adeguatezza dei diversi tipi di mangimi somministrati ai polli, in particolare a quelli che vengono commercializzati con le etichette NON OGM e BIO”. In altre parole il conduttore ammette che i polli sono alimentari con mangimi biologici come previsto dalla normativa.
L’annuncio di Ranucci è una rettifica frutto di una mediazione fra gli avvocati di Fileni e la Rai a seguito di un procedimento giudiziario per danni portato avanti dall’azienda dopo la messa in onda del programma.
Libertà di movimento
C’è di più. Nel servizio la Innocenzi solleva il dubbio che i polli di Fileni non potessero razzolare con continuità e liberamente all’aperto come prevede il regolamento bio. Anche in questo caso Ranucci ha dovuto precisare che il sistema di allevamento di Fileni risponde alle regole de bio e infatti dice “le immagini mandate in onda da Report, avevano sollevato il dubbio che i polli bio potessero razzolare con continuità e liberamente all’aperto. Fileni, che ha sempre rivendicato la correttezza del proprio operato, ci informa che i sistemi di apertura di cui sono dotati gli allevamenti biologici funzionano regolarmente, permettendo agli animali di razzolare nelle aie e di trascorrere all’aperto almeno un terzo del loro ciclo vitale, come previsto dai disciplinari di settore.
Perché l’accordo?
Tante parole per ammettere che i polli Fileni sono biologici e che la Innocenzi ha fatto un servizio con qualche difetto, massacrando di fatto il marchio. È la prima volta (per quanto ricordiamo) che assistiamo a una rettifica così importante da parte di Report su temi legati al mondo alimentare. Quella di Ranucci si potrebbe definire una “rettifica concordata” che la Rai ha deciso di sottoscrivere per evitare una causa per danni dai risultati incerti. Fileni ha sottoscritto il testo per concludere una vicenda che ha creato molto clamore e ha portato a casa una dichiarazione che conferma la regolarità degli allevamenti. Questo aspetto è importante perché Fileni, essendo uno dei tre grandi produttori di polli presenti in Italia che fornisce le grandi catene di supermercati, ha potuto comunicare ai propri clienti che non ha mai derogato alle regole sul biologico e che ha sempre fornito un prodotto in regola.
Scoop e deontologia
Detto ciò bisogna fare una constatazione di ordine generale che va oltre il caso specifico. Denunciare comportamenti scorretti come il maltrattamento degli animali ascrivibili ad alcuni dipendenti è doveroso. È però critico avanzare dubbi sul sistema di allevamento biologico di un’azienda, sul tipo di mangimi e sulla possibilità di razzolare all’aperto degli animali basandosi su elementi poco supportati, come ha fatto Innocenzi.
C’è un ultimo particolare da sottolineare che riguarda la deontologia. Cinque giorni prima della messa in onda del programma, il 4 gennaio 2023, Fileni riceve dalla redazione di Report 16 domande molto precise e dettagliate. L’azienda 5 giorni dopo invia un documento di 12 pagine tutt’ora disponibile sul sito di Report, in cui risponde alle numerose questioni in modo dettagliato, cercando di dimostrare “l’assoluta infondatezza dell’inchiesta“. Le 12 pagine con le risposte giunte il giorno della messa in onda, sono state condensate nel programma con qualche flash con le dichiarazioni di Fileni che hanno occupato una manciata di minuti. Si tratta di un tempo assolutamente inadeguato a garantire il diritto di replica considerando che il programma è durato oltre un’ora.
Gli odori
Purtroppo nella rettifica non si parla del problema degli odori esalati dagli impianti che gli abitanti del circondario devono sopportare, e che Report ha giustamente evidenziato. Ci sarebbe piaciuto ascoltare una nota dell’azienda dove si manifesta l’intenzione di attenuare l’impatto, predisponendo impianti di abbattimento degli odori più efficaci. Ma non c’è stato.
Il servizio di Report di un anno fa ha provocato un terremoto nel mondo bio e l’azienda è uscita con le ossa rotte: molte persone hanno smesso di comprare il pollo Fileni e anche di acquistare prodotti biologici. Adesso è arrivata la “rettifica concordata” in cui Report ammette di aver dato informazioni scorrette su aspetti rilevanti. Il risultato è importante perché aiuta a capire che un certo modo di fare scoop non sempre va a buon fine.
Inserzionista
Dopo che è scoppiato il caso Fileni-Report, l’azienda nel 2023 ci ha contattato per ospitare una campagna pubblicitaria di 3.500 euro e abbiamo accettato. Molti lettori ci hanno scritto che era una vergogna e che avrebbero smesso di seguirci. Inutile rispondere che per un’informazione completa sulla vicenda bisognava leggere la replica di 12 pagine pubblicata sia sul sito di Report sia su quello dell’azienda. In ogni caso tutti i contratti pubblicitari che vengono stipulati con Il Fatto Alimentare prevedono una clausola per cui gli inserzionisti non possono intervenire nella linea editoriale e devono rispettare la libertà e la professionalità della redazione. Lo stesso vale per i lettori.
Testo letto da Sigfrido Ranucci
Poco più di un anno, fa Report si era occupata di Fileni e dei suoi allevamenti, mandando in onda le immagini di un addetto che maltrattava alcuni animali all’interno di un capannone. Dopo la nostra inchiesta l’azienda ha raggiunto con l’ispettorato del lavoro un accordo che permette a Fileni di utilizzare sistemi di videosorveglianza anche dentro gli allevamenti che gli consentono di controllare in tempo reale il rispetto delle policy aziendali sul benessere degli animali, e prevenire eventuali comportamenti non corretti da parte dei suoi operatori.
Il servizio aveva poi sollevato alcuni interrogativi sui mangimi utilizzati da Fileni: l’azienda ci informa che che tutti i controlli effettuati da enti e organi ufficiali (come la Regione Marche, l’Ufficio Europeo anti frode e l’ispettorato della qualità) e dai grandi clienti della società hanno accertato l’adeguatezza dei diversi tipi di mangimi somministrati ai polli allevati da Fileni, e in particolare a quelli che vengono poi commercializzati con le etichette “non ogm” e “Bio”.
Inoltre le immagini mandate in onda da Report, avevano sollevato il dubbio che i polli bio potessero razzolare con continuità e liberamente all’aperto. Fileni, che ha sempre rivendicato la correttezza del proprio operato, ci informa che i sistemi di apertura di cui sono dotati gli allevamenti biologici funzionano regolarmente, permettendo agli animali di razzolare nelle aie e di trascorrere all’aperto almeno un terzo del loro ciclo vitale, come previsto dai disciplinari di settore.
Ci fa piacere che le problematiche sollevate da Report abbiano permesso di chiarire e migliorare l’attività di un’Azienda che sta investendo molto nella transizione verso tecniche di allevamento più sostenibili, con animali a crescita più lenta e naturale.
© Riproduzione riservata – Foto: Adobestock
Siamo un sito di giornalisti indipendenti senza un editore e senza conflitti di interesse. Da 13 anni ci occupiamo di alimenti, etichette, nutrizione, prezzi, allerte e sicurezza. L'accesso al sito è gratuito. Non accettiamo pubblicità di junk food, acqua minerale, bibite zuccherate, integratori, diete. Sostienici anche tu, basta un minuto.
Dona ora
Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza in test comparativi. Come free lance si è sempre occupato di tematiche alimentari.
Quando affermi che un’azienda Bio tale non è, sbagliando, fai danni all’azienda ovvero anche a chi ci lavora e che saranno i primi a pagare per un eventuale drastico calo delle vendite per un’accusa inforndata.
Vale per i servizi TV, vale per chi diffonde video discutibili sui social, tipo quello delle Mele Bio Esselunga: https://wp.me/pjP1E-opZ oppure quando i politici fanno disinformazione sul latte: https://wp.me/pjP1E-rdF
anche i giornalisti possono sbagliare, ma, nel novero dei problemi messi in evidenza dalla Innocenzi, c’era certamente qualcosa di vero che andava migliorato da parte dell’azienda. a suo tempo avevo seguito la trasmissione e fui molto colpito dalla denuncia, essendo un consumatore ben predisposto verso il bio. a distanza di oltre 1 anno si è corretto il tiro e le cose sono ritornate al loro posto. vestendo i panni di coloro che abitano i dintorni di tali allevamenti, rimane disattesa la questione odorigena, che va comunque affrontata e risolta al più presto.
I problemi trattati sono di due ordini: 1) benessere 2) bio
Nessuno contesta a Giulia Innocenzi il reportage sul maltrattamento, documentato.
Le vengono contestate le denuncie sul rispetto delle regole del BIO ossia mangimi OGM o no, uscita degli animali all’aperto o no ecc. La smentita di Ranucci su facebook rispetto all’articolo del Fatto alimentare di fatto conferma quanto sostenuto da Roberto La Pira. Si continua a sostenere l’operato della Innocenzi sul maltrattamento…. sul resto si tace.
Sbagliare è umano. Non si può mettere in discussione la serietà di Report per questo singolo episodio.
Report doveva pubblicare la rettifica di Fileni subito così prevedono le regole del giornalismo. Lo ha fatto un anno dopo perché la Rai non voleva affrontare la causa per diffamazione e ha trovato questa mediazione con gli avvocati dell’azienda.
mi sembra strano che Ranucci si sia accontentato di risposte a domande senza controllare se fosse vero il dichiarato ,certo è che gli accordi con gli avvocati da parte di rai lasciano molti dubbi.
Quanto scritto da noi è vero, e Ranucci non ha smentito nulla sugli accordi fra avvocati
Una curiosità: chi pagherà gli avvocati alla Innocenzi?
La Rai copre i collaboratori da un punto di vista legale e questo è importante per lavorare con serenità. Ciò non toglie che le regole del giornalismo debbano essere rispettate
incominciano però ad essere tanti gli sbagli per continuare a non avere dubbi sul programma…
Diciamo che, a mio parere, anche quando l’informazione è corretta, talvolta il modo di “confezionarla” la esagera, in particolare si estremizzano delle questioni particolari facendole più grandi di quel che sono. Tendono a semplificare la complessità.
Ci credo che quel servizio abbia fatto scalpore, l’ho visto, per l’azienda non è stata certa una grande pubblicità….
In un servizio si può dire quello che si vuole ma bisogna lasciare spazio al diritto di replica e alle rettifiche quando arrivano. La narrazione di un evento è fondamentale
Per la questione relativa agli odori, e non solo, potreste contattare il Comitato Vallesina, che vi potrà mostrare le prodezze di Fileni in termini di inquinamento di aria e del fiume Esino, oltre che qualche magagna sul prelievo di acque dalle falde.
Nell’articolo diciamo chiaramente che questo problema non è stato risolto.
A proposito di rettifiche, questa è la posizione di Sigfrido Ranucci e Report.
Le integrazioni di Ranucci si chiamano rettifiche e in genere si devono dare quando si ricevono ( lo dice la legge sulla stampa) e non dopo un anno e magari dopo che gli avvocati di Fileni e della Rai hanno concordato un accordo per evitare una causa per diffamazione.
Personalmente credo alla serietà e reputazione di Report e di Ranucci e di quanto affermato dallo stesso anche sul vostro operato
Come dire che noi non siamo seri e non abbiamo una buona reputazione. La questione è però un’altra, noi racontiamo fatti che Ranucci non contesta.
Ranucci ha smentito i contenuti di questo articolo, Roberto La Pira, forse anche questa rettifica andrebbe riportata.
https://www.facebook.com/share/p/o1yhPKEXNunAbU9T/
Ranucci non ha smentito nulla di quanto abbiamo scritto.
Pare che Ranucci abbia smentito il vostro articolo …. niente da aggiungere?
Ranucci non ha voluto commentare la notizia che abbiamo dato (gli abbiamo scritto tre volte). Dopo ha smentito sulla sua pagina Facebook senza argomentare. Tutto ciò che abbiamo scritto è vero e sarebbe interessante capire cosa smentisce. In questo mestiere contano i fatti
Vi credevo ciecanente: ora non più! Per me Report è la BIBBIA!
Noi abbiamo racontato i fatti e nessuno li ha smentiti.
TUTTE le informazioni vanno verificate e confermate dai fatti. Le Bibbie lasciamole alle religioni, che richiedono fede, non fatti.
Anche solo il concetto di allevamento biologico INTENSIVO fa sorridere e, per quanto mi riguarda, deve tenere lontano il consumatore attento, a prescindere da quanto affermano Fileni, Report o la RAI. L’allevamento biologico dovrebbe essere ESTENSIVO per legge, ma ciò significherebbe togliere la grossa fetta del mercato “biologico” ai grandi gruppi industriali che si fregiano di questa certificazione tanto preziosa quanto effimera.
Ha espresso molto bene un pensiero che condivido: un allevamento intensivo non può essere biologico, non ha proprio senso. L’arbitrarietà dei criteri è evidente nell’esempio citato, quello per cui i polli dovrebbero stare almeno un terzo della loro (breve e misera) vita all’aperto. È implicito che siamo invitati a chiudere un occhio su quello che succede nei restanti due terzi. Il fetore persistente di cui non ci si riesce a liberare è la manifestazione sensibile di questa contraddizione.
Poi, per quanto riguarda la deontologia, sono d’accordo con La Pira: se non si parte dai fatti si rischia di sollevare un polverone che finisce per nascondere altre questioni più preoccupanti, come appunto lo sfruttamento di risorse e esseri viventi esasperato da fini primariamente commerciali.
Si evince che basta mettere delle telecamere e il problema è risolto. Le aziende certificate devono sostenere degli AUDIT interni periodici di controllo dei processi. Annualmente l’AUDIT deve essere eseguito da un ente certificatore esterno; sono stati effettuati? Chi controllerà coloro che monitoreranno le riprese delle telecamere.
Sigfrido Ranucci è sempre alla ricerca dello scoop, ha un atteggiamento moralista e giustizialista. Spesso cerca le magagne solo da una parte ed evita accuratamente quella dei sodali. Chi paga ora il danno causato a Fileni?
Se l’azienda ha le carte i regola sugli argomenti in questione, doveva andare fino in fondo con la querela. Altrettanto vale per Report(se avesse avuto argomenti solidi doveva avere gli attributi ed andare avanti)ed invece ne esce “giornalismo avventuriero”.Un ridicolo finale all’italiana che lascia i dubbi nei consumatori e nei telespettatori.
Nell’articolo pieghiamo perché Fileni ha preferito giungere a un accordo e perché la Raiu Ranucci hanno accettato di siglare la transazione non avendo interesse a portare avanti una causa dall’esito incerto che poteva concludersi con un esborso finanziario rilevante.
secondo me bisogna sempre esercitare il senso critico, seguo sempre la trasmissione di Report perchè è l’unica trasmissione che fa inchiesta, così come seguo il Fatto Alimentare perchè m’informa sugli alimenti e cosa c’è di vero o falso, al di la della pubblicità. detto questo, riguardo a Ranucci , dobbiamo considerare che ha un datore di lavoro, il quale, mi è sembrato di capire, ha imposto l’accordo. sarà anche vero che ci sono i sistemi di apertura automatica per far uscire i polli a razzolare all’esterno, ma se poi questi non funzionano i polli rimangono nel capannone……spero che Report continui a fare inchieste e non si lasci incantare dallo scoop per lo scoop….grazie e buon lavoro al Fatto Alimentare che per me risulta essere preziosa per le informazioni che ci permettono di essere dei consumatori più responsabili.
Ranucci non ha smentito nulla di quanto noi abbiamo raccontato. La rettifica è un diritto di Fileni e di tutti quelli che vengono citati in un articolo o in un servizio tv. Quando arriva la rettifica in redazione va pubblicata. Detto ciò possono partire ugualmente le querele per diffamazione. Queste sono le regole del giornalismo e valgono per tutti. Le inchieste vanno bene ma la verifica delle notizie è la prima regola del giornalismo.
Credo che lei non abbia mai visto il filmato della Innocenzi, con giorni e giorni di appostamenti, i cancelli che ora l’azienda dice aprirsi ogni tot, non si erano mai aperti alle ore prestabilite, sempre chiusi, e interviste a chi vive in quei luoghi con milioni di polli che non potrebbero e dovrebbero esserci. Io ricordo bene le immagini e le proteste poderose della gente che li vive ogni giorno, a respirare miasmi insopportabili. Lo riveda. E’ brutto vedere un collega raccontare cose senza dare la controreplica a chi contesta. Vorrei vedere una sua intervista al collega Ranucci su questo caso, che, meno male ha di fatto, acceso un faro sui problemi di alcuni operatori che se ne fregano delle regole e trattano gli animali come vuoti a perdere (questo devono fare i giornalisti). Un servizio che ha fatto migliorare una situazione che sarebbe rimasta li a incacrenirsi non mi sembra uno sbaglio, anzi.
Buon lavoro
Io ho visto tutti i filmanti della Innocenzi. Nulla da dire sulle immagini del maltrattamento animale. Lo abbiamo scritto molto chiaramente nell’articolo. Ma il problema è un’altro e riguarda le regole del diritto di replica e la verifica dei fatti che è stata molto superficiale, tant’è che Ranucci ha dovuto rettificare. La denuncia va bene ma deve essere supportata da fatti veri non solo da immagini.
Gentile Roberto, quello che voglio dire è che in tutti questi anni la trasmissione scomoda di Report ha collezionato ben 175 tra querele, cause civili ecc… ma l’offensiva degli offesi ha trovato un muro invalicabile: nessuna causa persa e neanche una lira di esborso. Diciamo che da noi è in voga la cosidetta “lite temeraria” che, giustamente, il parlamento europeo vuole regolamentare, vuole fissare dei paletti perchè estremamente negativo per voi giornalisti, che dovete informarci su tutto senza paura di querele, Se poi, come può capitare, qualcuno sbaglia, paga. Ma Report finora, come detto sopra, non ha mai perso. Vorrà dire qualcosa. Vi seguo sempre.
La lite temeraria da noi esiste, ma non definisce l’importo da pagare per chi avvia una querela e chiede rimborsi astronomici.Fino ad ora è stata liquidata, tranne in un caso, con poche migliaia id euro. Si tratta di un’inezia rispetto alle spese legali da sostenere anche quando si ha ragione e il giudice non riconosce il rimborso. Questo problema interessa soprattutto gli editori privati e i piccoli perché le spese legali, anche se si vince, sono un problema serio, che spesso favorisce la ricerca di transazioni. La Rai copre i collaboratori e si accolla la difesa dei giornalisti. La copertura legale Rai ti fa lavorare tranquillo ed è giusto che ci sia, ma ma questo non vuol dire che il giornalista possa derogare alle regole. Io ho lavorato in Rai per Mi Manda Lubrano per 6 anni e ho ricevuto diverse querele per i test comparativi che presentavo . Ho vinto tutte le cause che sono arrivate in giudizio. Una è durata 15 anni e le spese legali astronomiche sono difficilmente sostenibili da un piccolo editore. La rettifica di Ranucci sulla questione Fileni è il tipico caso di come si estingue una querela.
“Dopo che è scoppiato il caso Fileni-Report, l’azienda nel 2023 ci ha contattato per ospitare una campagna pubblicitaria di 3.500 euro e abbiamo accettato”. Niente di scandaloso, ma direi che perlomeno il fatto non ci pone in una condizione di terzietà. Sarà preferibile comprendere meglio la questione da altre fonti, senza niente togliere alla vostra indiscussa competenza in materia alimentare.
Certo. Ma noi riprendiamo le parole di report con i risultati delle indagini delle autorità:
“Il servizio aveva poi sollevato alcuni interrogativi sui mangimi utilizzati da Fileni: l’azienda ci informa che che tutti i controlli effettuati da enti e organi ufficiali (come la Regione Marche, l’Ufficio Europeo anti frode e l’ispettorato della qualità) e dai grandi clienti della società hanno accertato l’adeguatezza dei diversi tipi di mangimi somministrati ai polli allevati da Fileni, e in particolare a quelli che vengono poi commercializzati con le etichette “non ogm” e “Bio”.
Inoltre le immagini mandate in onda da Report, avevano sollevato il dubbio che i polli bio potessero razzolare con continuità e liberamente all’aperto. Fileni, che ha sempre rivendicato la correttezza del proprio operato, ci informa che i sistemi di apertura di cui sono dotati gli allevamenti biologici funzionano regolarmente, permettendo agli animali di razzolare nelle aie e di trascorrere all’aperto almeno un terzo del loro ciclo vitale, come previsto dai disciplinari di settore.”
Corretto che la pubblicità nn deve nfluenzare la linea editoriale e viceversa. Non ho mai più comprato polli fileni e qualsiasi altra marca neu supermercati. Ma solo dal macellaio di fiducia.Errare è umano ma da un programma serio mi aspetto verità e non scoop. Quindi l editore ha la responsabilità di verificare la correttezza delle notizie. E un po comodo l accordo stragiudiziale e la rettifica per evitare danni economici. Il danno è fatto sia all azienda che alla credibilità del giornalista e dell suo editore.
Siete i migliori!!!!
Seguo speso i vostri interventi,ma questo sui polli lo avevo già sentito. Purtroppo spesso REPORT fa danni senza poi concludere nulla.
Io ho visto la puntata e non mi sembra che la Giulia Innocenzi dicesse cose sbagliate… I polli non li facevano uscire perché poi la sera molti rimanevano fuori dalla porta e i lavoratori dovevano farli rientrare loro.
I polli non escono automaticamente quando sono aperti gli usci. La Innocenzi ha detto altre cose imprecise e per questo Ranucci ha dovuto rettificare
Acquistiamo i prodotti biologici Fileni da anni per i nostri ristoranti a Roma. Sono sempre stato soddisfatto dei prodotti, della filiera, della formazione dell agente di commercio sui temi.
Da attento telespettatore di Report, il servizio mi sembrava stonato all’ epoca. Bene che ci sia stata un attenta rettifica