Le ispezioni veterinarie nei capannoni e nei macelli di polli, non sono adeguate e non assicurano un controllo sufficiente sulle possibili contaminazioni da Campylobacter, Salmonelle e altri batteri.
È questa la conclusione del nuovo rapporto pubblicato dall’Efsa (Autorità europea per la sicurezza alimentare con sede a Parma) sugli allevamenti e i macelli di polli. La relazione evidenzia molte lacune di un’organizzazione che secondo gli esperti deve essere urgentemente ripensata.
Anche se non ci sono rischi immediati per l’uomo, molti dei campioni di carne di pollo esaminati contengono elevate quantità di residui di farmaci e sostanze nocive oltre al fatto che anche sul fronte del benessere e della salute degli animali, c’è parecchia strada da fare.
Alla fine il sistema dei controlli sugli allevamenti e i macelli di polli in Europa esce a pezzi. Per questo motivo l’Agenzia propone di agire tenendo ben presenti due elementi fondamentali: la necessità di attuare interventi globali impostati sulla valutazione del rischio e di condividere in modo più efficiente le informazioni raccolte, usando meglio la Food Chain Information, un sistema attivo già dal 2005.
Gli esperti dell’Efsa dovevano indagare su diverse questioni, oltre a quantificare eventuali rischi per la salute umana. In particolare, doveva verificare l’affidabilità del sistema di controlli, indicare metodi alternativi per valutare i rischi, delineare possibili adattamenti dei controlli in uso e trovare il modo per armonizzare i dati e gli indicatori epidemiologici.
L’Agenzia ha voluto innanzitutto identificare l’obiettivo primario, e cioè la ricerca dei batteri ESBL/AmpC, delle Salmonelle e dei Campylobacter, che possono rappresentare un rischio. I sistemi attuali però non permettono di determinarne la presenza e, soprattutto, non consentono di distinguere tra le questioni relative alla sicurezza, alla qualità della carne e alla prevenzione delle patologie veterinarie.
Per quanto concerne il rischio biologico bisogna:
– Introdurre un sistema globale sulla sicurezza alimentare in grado di individuare obiettivi chiari, compresi quelli inerenti il trattamento delle carcasse di pollo
– Stilare una scala di priorità per quanto riguarda i controlli negli allevamenti e nei macelli
– Raccogliere e analizzare i dati contenuti nella Food Chain Information per consentire una classificazione dei rischi
Come detto, il rapporto dell’Efsa prende in esame anche il benessere animale, e sottolinea come le analisi delle carni dopo la macellazione siano uno strumento efficace per verificare la salute e le condizioni esistenti negli allevamenti. Infatti si consiglia di sostituire queste indagini post mortem con altri sistemi in grado di valutare le eventuali malattie e lo stato di salute degli animali durante la vita. Ancora una volta, un utilizzo più intensivo e razionale dei dati della Food Chain Information potrebbe essere d’aiuto per acquisire almeno parte delle informazioni che non possono essere ottenute con l’analisi delle carni.
Il documento considera pure la presenza di agenti contaminanti e segnala la presenza in molti campioni di residui di sostanze come: diossine, policloro-bifenili, antibiotici come il cloramfenicolo, nitrofurani e i nitroimidazoli, anche se dice che non esistono rischi immediati per l’uomo.
Per limitare il problema si propongono linee di indirizzo precise:
– Il campionamento delle carcasse deve essere basato sui dati contenuti nella Food Chain Information tenendo conto dei risultati dei controlli sui mangimi;
– La frequenza dei controlli deve essere decisa in base ai dati esistenti
– I programmi per la verifica dei residui devono essere aggiornati costantemente per includere via via anche le sostanze nuove che entrano nel circuito negli allevamenti
Infine, l’Efsa raccomanda di uniformare i dati epidemiologici di allevamenti, animali e macelli per quanto riguarda il rischio biologico. L’impiego di indicatori omogenei risulterebbe di grandissimo aiuto e consentirebbe la classificazione delle fattorie, delle greggi e dei macelli e la pianificazione di sistemi di contenimento del rischio molto più efficaci rispetto a quelli attuali.
Agnese Codignola
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