La vicenda della Pizza Buitoni surgelata FraîchUp contaminata da Escherichia coli ritirata dal mercato francese a livello preventivo ma continua a colpire persone ignare de richiamo. L’ultimo caso è stato segnalato dal quotidiano Le Figaro il 12 aprile e riguarda una ragazza di 12 anni Léna, finita in stato vegetativo dopo aver sviluppato una infezione di Escherichia Coli contratta presumibilmente mangiando una pizza Buitoni. “Non reagisce più, non comunica più, non risponde più a stimoli sonori e visivi”, hanno raccontato i genitori. Secondo il quotidiano i parenti avrebbero sporto denuncia, dicendo che la figlia prima di sentirsi male aveva mangiato una pizza surgelata Buitoni della linea Fraîch’Up. Purtroppo l’ipotesi non è insolita, visto che sino ad ora le autorità sanitarie francesi hanno rilevato dall’inizio dell’anno 53 casi casi di sindrome emolitico uremica (51 legati a ceppi STEC O26 e 2 a ceppi STEC O103). Altri 26 casi di sindrome emolitico uremica e di infezioni da E. coli produttore di tossina Shiga (STEC) sono sotto indagine. Quasi tutti gli episodi confermati hanno riguardato bambini con un’età media di 7 anni e due minori sono deceduti. Gli unici due adulti colpiti avevano più di 90 anni.
Il 6 aprile il prefetto della zona sulla base della contaminazione di Escherichia coli in relazione al consumo di pizze della linea Fraîch’Up, ha deciso di bloccare la produzione della pizza Buitoni nello stabilimento di Caudry. La decisione di chiudere il sito, diffusa dall’agenzia France Presse, arriva dopo due accertamenti effettuati il 22 e 29 marzo da agenti della Direzione dipartimentale per la protezione delle popolazioni (Ddpp). Le ispezioni hanno evidenziato “gravi carenze in termini di igiene”, segnalando “la presenza di roditori”, una “mancata manutenzione e pulizia delle aree produttive” o addirittura “l’estrazione dell’aria insufficiente”. “Queste anomalie costituiscono un’importante fonte di contaminazione biologica, fisica o chimica dei prodotti alimentari movimentati”. La ripresa dell’attività è ora subordinata al rispetto delle norme vigenti in materia di igiene dei locali, delle attrezzature e delle derrate alimentari.
Dopo la segnalazione del legame tra le pizze surgelate e le infezioni, Buitoni, che fa parte del gruppo Nestlé, ha richiamato in via precauzionale tutti i lotti e tutte le referenze della linea Fraîch’Up acquistate prima del 18 marzo 2022 (una gamma che conta 16 tipologie diverse). Questa pizza surgelata è caratterizzata da un impasto crudo che lievita e cuoce nel forno, e per questo richiede tempi di cottura più lunghi delle classiche pizze surgelate che sono già precotte nel forno e devo solessero riscaldate. È quindi possibile che i bambini si siano infettati mangiando pizze che non erano state cotte a sufficienza: gli impasti crudi o poco cotti infatti possono essere una via di trasmissione dei batteri responsabili della sindrome emolitico-uremica.
Come spiega l’Istituto superiore di sanità, la SEU si manifesta nella sua forma tipica (circa l’85% dei casi), come una complicanza di un’infezione intestinale batterica, causata da ceppi di Escherichia coli produttori di una potente tossina detta vero-citotossina (VT) o Shiga-tossina (Stx). L’infezione è trasmessa principalmente per via alimentare, ma può anche essere veicolata per contatto con animali infetti, ambiente o per trasmissione interumana attraverso il circuito oro-fecale.
L’infezione può esordire con diarrea (spesso muco-emorragica), vomito, intenso dolore addominale e sonnolenza. Sono tuttavia documentati casi di SEU non preceduti da diarrea. La febbre non è quasi mai presente o comunque di norma non supera i 38°C. Il decorso della sindrome emolitico-uremica può essere rapido, per cui è importante intervenire tempestivamente ricorrendo a un centro specializzato in nefrologia in grado di garantire la reidratazione e, quando necessario, dialisi e trasfusioni di sangue.
Il comunicato di Buitoni invita le persone che detengono pizze Fraîch’Up a non mangiarle e a distruggerle. I consumatori che hanno dei dubbi devono fare una foto della confezione con i riferimenti del prodotto (da consumarsi preferibilmente entro il termine, numero di codice a barre, numero di lotto, tempo di produzione), e chiamare il numero di telefono per ottenere il rimborso: 0800 22 32 42. Le persone che, entro 3-4 giorni dal consumo della pizza surgelata (10 giorni al massimo), presentano sintomi di diarrea, dolori addominali o vomito, sono invitate a consultare tempestivamente il proprio medico.
© Riproduzione riservata Foto: iStock, AdobeStock, Buitoni
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
E’ a dir poco una vergogna.
Non ci sono altre parole……
E’ evidente che lavorare in un certo modo, nel caso di specie investire in impianti di produzione adeguati per la sicurezza alimentare aumenta i costi e diminuisce il profitto.
Certo…. il profitto in nome del quale certe persone non si fermano proprio davanti a nulla…..
Sono felice di avere sempre cucinato il cibo che assume la mia famiglia e di avere sempre limitato al massimo il consumo di cibi propinati dall’industria alimentare.
Credo proprio di non avere mai acquistato una pizza surgelata ma neppure ravioli il cui ripieno non mi ha mai convinta e l’elenco a tutti i cibi pronti a cui ho sempre rinunciato e’ davvero lungo.
Anche solo leggere la lista degli ingredienti utilizzati per preparare una lasagna da parte dell’ industria alimentare mi fa rabbrividire (40 ingredienti contro i 5/6 effettivamente utilizzati per lasagne preparate in casa)
Pur nella consapevolezza che nulla e’ piu’ puro ma tutto e’ a rischio (aflatossine nel grano, pesticidi ovunque ecc. ecc.) Un buon piatto di pasta o di riso fatto in casa e la miglior soluzione.
In questo caso non sembra trattarsi di mancati investimenti e di impianti adeguati, ma piuttosto di una mancata previsione della Buitoni sullo riscaldamento della Pizza. La gente abituata a comprare pizze precotte surgelate da scaldare in formo, leggendo male le istruzioni o non leggendole affatto ha tenuto la Pizza Buitoni nel forno per poco tempo come si fa coppa quelle precotte .In questo modo alcuni batteri sono rimasti vivi e hanno provocato l’intossicazione.
Egregio dott. La Pira, ho atteso la replica della signora Luisa, mancando mi permetto: i problemi che lamenta la signora Luisa si riferiscono certamente alle osservazioni sui problemi igienici da parte degli organi di controllo, come riportato nell’articolo. Anche io leggendo quelle righe sono rimasto basito.
E’ vero che nel parlare comune si dice che è meglio che quando si va al ristorante non si veda ciò che succede in cucina…. ma riferite ad una grande azienda quelle osservazioni sulla poca igiene sono incredibili
E’ veramente incredibile ammalarsi per un batterio che è termolabile (muore ad alte temperature) in un prodotto come la pizza che deve essere cotto ad alte temperature…
Dall’articolo:
“È quindi possibile che i bambini si siano infettati mangiando pizze che non erano state cotte a sufficienza: gli impasti crudi o poco cotti infatti possono essere una via di trasmissione dei batteri responsabili della sindrome emolitico-uremica. ”
Questo passaggio “pizze che non erano state cotte a sufficienza: gli impasti crudi o poco cotti ecc. ecc.” si commenta da solo…
….il problema della cottura frettolosa e/o eseguita a temperature troppo basse è plausibile e, tra l’altro, estensibile all’utilizzo domestico degli avanzi di cucina che andrebbero consumati solo dopo adeguato riscaldamento (le contaminazioni microbiche possono avvenire e proliferare anche in frigo). Tuttavia in questo caso credo che l’aspetto cruciale sia capire la causa (microrganismo responsabile) e come e quando sia avvenuta la contaminazione. Cotta o cruda che fosse la pizza quanto accaduto dimostra, purtroppo, che nella pizza ci fossero microrganismi nocivi (mortali) che non avrebbero dovuto esserci.