Miteni, la fabbrica che si trova a Trissino, nell’alto vicentino, sotto accusa per l’inquinamento delle falde acquifere da sostanze perfluoroalchiliche (Pfas) in Veneto, ha deliberato l’istanza di fallimento e chiuderà la produzione entro l’anno. Lo ha deciso il cda dell’azienda, che occupa 122 persone e che in una nota spiega di aver “preso atto dell’impossibilità di attuare il piano industriale. Il management ha rilevato l’impossibilità di giungere alla definizione certa dei tempi di sblocco delle due produzioni interdette e del susseguirsi di richieste fortemente onerose giunte, tramite diffide, dalla Provincia di Vicenza. Queste diffide comporteranno l’interruzione di tutte le attività produttive, pur essendo in alcuni casi pretestuose e non riguardando anomalie conclamate o rischi per l’ambiente. Un quadro di assoluta incertezza che ha vanificato gli sforzi del management volti a rilanciare l’attività industriale”.
I Pfas sono riconosciuti come interferenti endocrini correlati a patologie riguardanti pelle, polmoni e reni. L’inquinamento, che è entrato nella catena alimentare, è stato scoperto nel 2013, interessa una sessantina di Comuni nelle province di Vicenza, Verona e Padova, e probabilmente è in corso da decenni dato che la principale fonte sospettata è proprio l’impianto della Miteni, entrato in attività nel 1964 e specializzato nella produzione di molecole fluorurate per la farmaceutica, l’agricoltura e l’industria tecnica.
A questo punto resta il problema di chi pagherà i costi della bonifica, il cui piano Miteni presenterà entro il 4 novembre, come si era impegnata a fare, ma che in seguito al fallimento non sarà lei a pagare. “L’istanza di fallimento è un escamotage per non pagare la bonifica e non risarcire le persone contaminate dai Pfas. Meglio sarebbe stato se la magistratura avesse sequestrato i beni della ditta”, afferma il consigliere regionale Andrea Zanoni (Pd), vicepresidente della commissione Ambiente.
Alla fine, la bonifica sarà pagata con i soldi pubblici e già si preannuncia lo scarico di responsabilità, come prefigura l’assessore regionale all’Ambiente, Gianpaolo Bottaccin: “Da tre anni dico che se la Miteni chiude, i costi della bonifica sono a carico della collettività. Il pagamento spetterebbe al Comune di Trissino, che si appellerà agli enti superiori. Non c’è però solo la Regione, ma anche la Provincia di Vicenza e poi il danno ambientale è in capo al governo”.
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La capitalizzazione degli utili finché ci sono, poi la socializzazione delle perdite, dei danni prodotti, dei debiti e dei risarcimenti non più risarcibili.
Il mantra della peggiore imprenditoria italiana.