Pesticidi biologici a basso rischio: il Parlamento europeo denuncia ritardi e resistenze Approvate solo sette sostanze attive. Chiesta alla Commissione Ue una nuova proposta legislativa
Pesticidi biologici a basso rischio: il Parlamento europeo denuncia ritardi e resistenze Approvate solo sette sostanze attive. Chiesta alla Commissione Ue una nuova proposta legislativa
Beniamino Bonardi 7 Marzo 2017Il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione in cui denuncia come alcuni Stati esitino o rifiutino di omologare i pesticidi biologici a basso rischio e chiede che la Commissione Ue proponga una revisione delle norme, per accelerare il processo di approvazione. Gli eurodeputati sottolineano come i residui di pesticidi possano essere trovati nel suolo, nell’acqua e in alcuni prodotti agricoli, e come i prodotti fitosanitari a basso rischio di origine biologica – spesso basati su microorganismi, vegetali, sostanze chimiche o semichimiche bioderivate, come i feromoni o gli oli essenziali – possano rappresentare un’alternativa praticabile e contribuire a un’attività agricola più sostenibile, in particolare per i prodotti di origine biologica.
Nella risoluzione si sottolinea come l’utilizzo di prodotti fitosanitari tradizionali sia sempre più oggetto di attenzione da parte dell’opinione pubblica, a causa dei potenziali rischi che presenta per la salute umana, gli animali e l’ambiente. Eppure solo sette sostanze attive classificate come alternative “a basso rischio”, sei delle quali sono sostanze attive biologiche, sono state approvate nell’Unione europea.
Inoltre, alcuni Stati membri dell’Ue rifiutano l’autorizzazione di questi prodotti alternativi a basso rischio, perché la loro efficacia viene percepita come inferiore, senza tener conto dei benefici in termini di efficienza delle risorse per l’agricoltura biologica e senza considerare i costi agricoli, sanitari e ambientali dei pesticidi tradizionali.
La risoluzione del Parlamento europeo, nata da un’interrogazione della commissione ambiente, sanità pubblica e sicurezza alimentare, chiede che la Commissione Ue presenti una proposta legislativa prima della fine del 2018, che istituisca una procedura accelerata per la valutazione, l’autorizzazione e la registrazione dei pesticidi a basso rischio.
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evidentemente in Europa si è moltiplicata la famiglia Tafazzi. meglio che mi censuri da solo…
Il fatto che “Alcuni stati rifiutano di omologare i pesticidi biologici perché la loro efficacia è percepita inferiore a quelli convenzionali”, mi lascia basito. Come se lo stato fosse l’ufficio acquisti degli agricoltori!
Non si preoccupa di autorizzare sostanze pericolose per i consumatori, l’ambiente, le falde acquifere e gli stessi agricoltori che le usano, ma si preoccupa di coadiuvanti agricoli percepiti come meno efficaci ma sicuri!
Incredibile, se fosse vero sarebbe davvero incredibile e mi piacerebbe molto sapere quali stati seguirebbero una strategia così illuminata e lungimirante.
Quando qualsiasi coltura viene attaccata da parassiti le piante reagiscono difendendosi con la produzione di sostanze “naturali” (pesticidi naturali) a volte più tossici per l’uomo rispetto a quelli sintetici di cui non sia rispettato il tempo di carenza. Tali sostanze sono definibili come pesticidi Biologici, e come tali (biologici)meglio accetti dalla mente dei consumatori abituati ad attribuire sempre valore negativo alla voce “pesticidi”. Tali “pesticidi “biologici” possono essere isolati in forma concentrata , o addirittura sintetizzati come “identici” per ulteriore utilizzo in agricoltura. Si ritiene che gli Enti preposti, nazionali e comunitari , debbano fare la massima chiarezza nella regolamentazione d’uso e residuale degli uni come degli altri di sintesi, informandone adeguatamente e chiaramente i consumatori , ed in primis gli agricoltori. Non saranno automaticamente definibili “da agricoltura biologica ” ad esempio, colture dove vengano utilizzati i pesticidi cosiddetti “biologici”.
Il rischio zero non esiste se si vuole difendere le colture, ma non dimentichiamo che i pesticidi chimici sono interferenti endocrini ed insieme ad altre sostanze chimiche molto diffuse, stanno provocando disastri nell’equilibrio ormonale già a partire dalla formazione del feto, fino a causare alte percentuali d’infertilità e di indifferenziazione sessuale (caratteri femminili nei maschi e caratteri maschili nelle femmine).
Meglio usare prudenza nella corsa alla super produzione spinta a tutti i costi, che pagheranno le prossime generazioni.