Non solo il pregiato tonno rosso ma anche il povero sgombro è a rischio d’estinzione. L’Unione Europea, l’Islanda, la Norvegia e le Isole Faroe concordano ogni anno la ripartizione di quote dei livelli massimi di cattura (Total Allowable Catch, Tac) delle diverse specie ittiche, per preservarne le riserve. Ma nel 2010 l’accordo non si è trovato.

Dopo che l’Ue e la Norvegia avevano già raggiunto un accordo bilaterale, definito nel reg. UE n. 57/2011 in conformità al parere scientifico dell’organizzazione intergovernativa Ices (International Council for Exploration of the Seas)*, l’Islanda ha unilateralmente deciso di attribuirsi 146 mila tonnellate per il 2011 (+16.000 rispetto al 2010) e le Isole Faroe addirittura di triplicare i volumi di pesca, sino a 85mila tonnellate.

Ma i conti non tornano, e la somma delle quote negoziate tra Ue e Norvegia con gli incrementi pretesi da Islanda e Isole Faroe eccede i livelli massimi di cattura raccomandati dall’Ices per preservare le specie di Scomber scombrus (mackerel). L’ultimo tentativo di trovare un accordo è fallito, a Oslo, il 9-11 marzo.

Lo sgombro è anche la risorsa più importante per l’industria scozzese della pesca, la quale perciò chiede alla Commissione europea di introdurre al più presto sanzioni nei confronti di Islanda e Isole Faroe.

Il provvedimento avrebbe una base giuridica nei confronti dell’Islanda nell’Accordo istitutivo dell’Area Economica Europea** dove è previsto che ”un contraente può rifiutare lo sbarco di pesce che proviene da una riserva ittica di interesse comune, sulla cui gestione vi sia grave disaccordo”  (protocollo 9, articolo 5), ma rischia di essere inefficace, poiché i pescherecci di Reykjavík sbarcano in prevalenza pesce surgelato nei porti Ue.

Niente da fare, invece, nei confronti delle le Isole Faroe, neppure appellandosi alla WTO (World Trade Organization) poiché esse governano un’area indipendente nel territorio danese, e hanno uno stato di osservatori – non anche di membri – nell’Organizzazione Mondiale del Commercio.

L’unica soluzione per l’Ue sarebbe perciò quella di imporre una sanzione esemplare, estendendo il divieto a tutte le importazioni di pesce da Islanda e Isole Faroe, ma sarebbe difficile giustificarla sul piano giuridico.

Intanto la “Mackerel dispute” prosegue, e nessuno pare disposto a rinunciare alla cattura dello sgombro che è sempre più apprezzato dai consumatori in quanto ottima fonte di acidi grassi omega-3 e vitamina B12 a buon mercato. Speriamo di non dovervi rinunciare per sempre a causa della sua estinzione.

 

Dario Dongo

foto: Photos.com

 

(*) ICES, “International Council for Exploration of the Seas”, è un’organizzazione inter-governativa il cui obiettivo è promuovere la ricerca e le iniziative atte a preservare le risorse ittiche e l’ambiente, con focus sull’Oceano Atlantico settentrionale e il Mar Baltico. Vi aderiscono 20 Paesi, tra I quali Belgio, Canada, Danimarca (comprese Groenlandia e Isole Faroe), Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Islanda, Irlanda, Lettonia, Lituania, Paesi Bassi, Norvegia, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Russia, Spagna, Stati Uniti, Svezia. Nell’ottobre 2010 l’ICES ha pubblicato le proprie raccomandazioni per la pesca sostenibile dello sgombro nel Nord-Est dell’Oceano Atlantico (“ICES Advice 9.4.2 on Mackerel stock in the Northeast Atlantic”).

 (**) La “European Economic Area” (EEA) raggruppa i 27 Stati Membri UE e l’Islanda, la Norvegia, il Liechtenstein.