frutta e verdure_140478377 Perclorato
L’Efsa ha eseguito una nuova stima dell’esposizione alimentare al perclorato

Dopo aver ritirato il parere pubblicato lo scorso ottobre a causa di un errore tecnico, gli esperti dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) hanno eseguito una nuova stima dell’esposizione alimentare dei consumatori al perclorato, in particolare in frutta e verdura, utilizzando dati rettificati sui livelli di perclorato negli alimenti e tenendo conto di dati di rilevamento più aggiornati.

Il perclorato è un contaminante chimico rilasciato nell’ambiente, sia da fonti naturali sia antropiche. L’uso di fertilizzanti naturali e acque irrigue contaminate da perclorato può portare a un notevole accumulo della sostanza nei vegetali a foglia, perché prelevato efficacemente dall’apparato radicale della pianta. Allo stesso modo, l’irrigazione con acque di pozzo contaminate con perclorato può contribuire al suo accumulo nella pianta.

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L’esposizione alimentare cronica al perclorato è fonte di preoccupazione

Gli esperti dell’Efsa che si occupano di contaminanti nella catena alimentare hanno stabilito che la dose giornaliera tollerabile di perclorato è di 0,3 microgrammi per kg di peso corporeo, calcolandola sulla base dell’inibizione della captazione tiroidea di iodio in adulti sani. La dose giornaliera tollerabile è la stima della quantità di una sostanza che può essere consumata quotidianamente durante la vita, senza incorrere in rischi rilevanti per la salute.

Secondo l’Efsa, è improbabile che una singola esposizione acuta a livelli di perclorato riscontrati nel cibo e nell’acqua possa causare effetti nocivi sulla salute umana, anche nei gruppi più vulnerabili della popolazione e pertanto non è necessario stabilire una dose acuta di riferimento per il perclorato. L’Efsa afferma che l’esposizione alimentare cronica al perclorato è potenziale fonte di preoccupazione, in particolare per i giovani che presentano da una lieve a moderata carenza di iodio, e che l’esposizione a questo contaminante chimico può essere preoccupante per i neonati allattati al seno da madri che presentino una carenza di iodio.

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