Le vicende legate all’olio di palma e ad altri aspetti collegati alla sicurezza e ai comportamenti alimentari dovrebbero trovare risposte negli enti di ricerca e istituzionali che si occupano di nutrizione. Una delle poche realtà presenti in Italia è il Crea An (ex Cra Nut ed ex Inran).
Il Fatto Alimentare ha intervistato il commissario straordinario del Crea, Salvatore Parlato per capire come funziona oggi questa realtà istituzionale, i motivi dei ritardi nella messa a punto delle linee guida e del “silenzio” su alcuni temi trainanti come energy drink, olio di palma, zucchero…. L’ultimo argomento, ma non certo il meno importante, riguarda il conflitto di interessi di Andrea Ghiselli un tema che Il Fatto Alimentare segue con molta attenzione.
La replica all’intervista si trova a questo link.
Sono passati 4 anni da quando l’Inran è stato soppresso e inglobato all’interno del Crea già Cra, la sensazione è che sia subentrata un sorta di “coma” per questo ente, che già allora non godeva di ottima salute. Eppure all’inizio si parlava di rilancio. Cosa è cambiato davvero?
Il Crea è l’evoluzione naturale di un percorso di aggregazione e razionalizzazione degli enti vigilati dal Mipaaf, che ha condotto alla realizzazione di una struttura organica, multidisciplinare e capillarmente diffusa nel territorio nazionale deputata alla ricerca nel settore agroalimentare. Con i dovuti passaggi che sempre si accompagnano a processi di questo tipo, è adesso possibile prefigurare una governance unitaria di ente, ripartita in 12 centri, omogenei per dimensione e caratura scientifica.
In questo contesto, l’ex Inran, adesso Crea Alimenti e Nutrizione, non potrà che trarre giovamento dal maggior raccordo con le attività di ricerca che interessano le filiere e gli ambiti tipici della ricerca agricola. La ricerca condotta nel nuovo Crea An non è più isolata, ma funge da collante per molte iniziative portate avanti negli altri centri, potenziandone i risultati acquisiti e promuovendo nuovi spazi di ricerca. In questo modo, si concretizza l’obiettivo di abbracciare un’area di ricerca che può andare dal seme all’uomo, molto di più che from farm to fork, con un ruolo decisivo affidato al gruppo di ricerca del Crea An.
Esistono ancora specifici contributi del Ministero delle Politiche agricole destinati alla ricerca alimentare nel campo della nutrizione, oppure si parla solo di ricerche in ambito agro-alimentare?
Tutti i canali di finanziamento della ricerca italiana vivono delle pesanti battute di arresto dovute ai continui tagli ai finanziamenti. Io non entro nel merito delle scelte politiche, anche perché la logica deve essere capovolta. Non è perché ci sono i finanziamenti dedicati che si fa buona ricerca, ma è perché si è in grado di dimostrare di saper fare buona ricerca che ci sono i finanziamenti dedicati. Il nostro orizzonte non si ferma al Mipaaf e i ricercatori del Centro lo sanno, mostrando una una buona vivacità progettuale: solo in questo primo trimestre 2016, hanno redatto circa una decina di proposte di progetto in risposta ai Bandi di ricerca pubblicati, con cordate che comprendono studi specifici di nutrizione e salute, sostenibilità, modulazione della dieta per la promozione dei sani stili di vita.
La stesura di una nuova versione delle Linee guida per una sana alimentazione è da sempre un progetto Inran. A che punto è la revisione? Si parlava di un’uscita nel 2014 poi nel 2015? Può fare delle previsioni?
La stesura e la revisione periodica delle Linee Guida è stato compito istituzionale per l’Inran, che continuerà nel Crea An. Non è dunque un progetto, ma un lavoro di consenso che prevede il raccordo di più di 50 componenti di un Commissione scientifica tra cui i rappresentanti di 4 ministeri: Agricoltura, Ambiente, Salute, Miur, dei principali Enti di ricerca italiani e delle principali società scientifiche di area nutrizionale, oltre che la presenza delle cattedre di Nutrizione più rappresentative del panorama italiano. Il lavoro della Commissione sta procedendo, anche se con ritardi dovuti a una serie di fattori, sia amministrativi che scientifici: sono stati pubblicati da vari Enti ed Agenzie sovranazionali documenti, pareri e raccomandazioni che non potevano non essere presi in considerazione nella revisione attuale del nostro documento di indirizzo. Anche in questo caso prendo l’impegno a nome dei miei ricercatori di completare i lavori entro il 2016.
Quali sono i filoni di ricerca che si stanno portando avanti in ambito nutrizionale e quali usciranno nei prossimi mesi del 2016?
Come evidenziato nel piano triennale di attività del Crea, il centro ha identificato tre ambiti di attività strategici: 1.Qualità e funzionalità degli alimenti; 2.Nutrizione e sostenibilità nutrizionale; 3.Documentazione, consulenza ed educazione alimentare.I punti specifici scelti per l’approfondimento possono essere cosi riassunti:
- Identificazione di parametri indicativi delle relazioni tra genoma e nutrizione e sviluppo di modellistica previsionale;
- Studi del comportamento alimentare a vari livelli: individuo, ambiente sociale, modello alimentare (adeguatezza, sicurezza d’uso, impatto ambientale e sostenibilità della dieta), stato di nutrizione, stile di vita;
- Sostenibilità della Dieta Mediterranea e riduzione dello spreco alimentare anche attraverso la valorizzazione di alimenti sostenibili, sia tradizionali che innovativi;
- Studi d’intervento nell’uomo finalizzati alla valutazione degli aspetti funzionali/nutrizionali;
- Informazione ed Educazione alimentare e nutrizionale anche attraverso lo sviluppo e la diffusione di prodotti e strumenti specifici ai fini del miglioramento dello stato di nutrizione.
Certamente entro il 2016 usciranno le Linee Guida per una sana alimentazione, lavoro complesso come già descritto, pieno di spunti innovativi e che deriva da un lavoro sinergico di vari professionisti della nutrizione e della salute pubblica. Con la fine del 2015 si sono conclusi diversi grandi progetti sia nazionali sia internazionali e presto si avrà la pubblicazione dei risultati più importanti.
Il Crea alimenti e nutrizione è di fatto l’unica istituzione pubblica italiana che si occupa esclusivamente di nutrizione (l’ambito di azione dell’Istituto Superiore di Sanità riguarda più specificatamente la sicurezza alimentare). Si tratta di un ruolo importante collegato alla dieta degli italiani e quindi anche alla loro salute. Eppure ci sono documenti e report sui consumi che non vengono aggiornati da 10 anni. Come giustifica tutto ciò?
Le indagini sui consumi alimentari condotte dal Centro sono eseguite in modo scientifico, con strumenti idonei e standardizzati a livello internazionale, richiedono risorse umane, economiche e temporali di un certo rilievo, tale da non poter essere condotte con una frequenza inferiore. Per le risorse umane siamo ben attrezzati, ma quelle economiche ci costringono a condurre le indagini di sorveglianza con ritmi più bassi di quanto si dovrebbe. E comunque la cadenza decennale, per questo tipo di indagini, è abbastanza comune anche perché i consumi non cambiano così rapidamente. Anche le altre nazioni Europee più o meno si muovono in base a decadi di rilevamento. Solo gli USA fanno indagini più ravvicinate ma il loro sistema di raccolta dati è completamente diverso, più simile a un monitoraggio continuo.
Come spiega la scarsa presenza sui media e la mancanza di un indirizzo del Crea Alimenti e Nutrizione sui temi più caldi, come l’invito dell’Oms a ridurre gli zuccheri al di sotto del 10% dell’apporto calorico, l’olio di palma o ancora l’aumento del consumo di energy drink?
Rispetto agli altri ambiti di ricerca, quello dell’alimentazione e della nutrizione è sicuramente il più esposto alle mode del momento, alla sensibilità e suscettibilità dei consumatori. I miei ricercatori, in questi anni di particolare attenzione da parte dei media su questi temi, hanno, rispetto ad altri soggetti spuntati dal nulla, evitato di giocare con le emozioni dei consumatori, cavalcare le mode del momento e occupare rispettabilissimi programmi televisivi. Nel Centro si è andati avanti, conducendo le ricerche e comunicando solo i risultati acquisiti, non quelli di maggior impatto. Su alcuni temi caldi, il Crea An ha espresso pareri e dato linee di indirizzo, ma non sempre queste sono state gradite dai giornalisti di turno. Questo probabilmente ha incrinato la notorietà del Centro, ma non il suo valore scientifico. Ripartiremo da questo, cercando di intercettare, nel rispetto del rigore scientifico, linee di ricerca più appealing e più facilmente comunicabili.
Il Fatto Alimentare un anno fa ha posto un problema sul conflitto di interessi di Andrea Ghiselli, responsabile per il Crea alimenti e nutrizione delle Linee guida per una sana alimentazione degli italiani, che ha svolto per molti anni il ruolo di consulente per associazioni industriali come Aidepi e Assolatte senza dichiarare questa attività. Il vostro codice deontologico vieta questo tipo di sovrapposizione. Ha intenzione di intervenire al riguardo?
Sì, la posizione del Fatto Alimentare è stata portata alla nostra attenzione. La prima precisazione che è opportuno io faccia riguarda la responsabilità scientifica di Ghiselli relativamente alle Linee Guida, un compito istituzionale dell’Ente sul quale è mio dovere prendere una posizione decisa. Il lavoro attualmente in essere, che condurrà alla revisione delle Linee Guida, è sempre rigorosamente collettivo. Un Comitato di Coordinamento e di Redazione ristretto lavora all’elaborazione dei vari documenti: Linee Guida vere e proprie, un documento di policy, un corposo dossier scientifico.
A questo scopo vengono utilizzate come materiale di riferimento dai gruppi di lavoro costituiti presso il Crea Alimenti e Nutrizione, le numerose relazioni preparate ad hoc ed inviate dai colleghi di tutta Italia che fanno parte del gruppo di esperti. Questo modo di procedere, che può sfuggire a chi guarda dal di fuori, rende conto del fatto che la revisione delle Linee Guida è un’operazione collegiale, un consenso collettivo che mette a disposizione della discussione generale il maggior numero possibile di opinioni, di pareri scientifici, di validazioni sperimentali e di competenze personali.
Un complesso meccanismo del genere garantisce l’obiettività delle Linee Guida e rende irrealistico pensare che un qualsiasi componente del comitato, fosse anche il coordinatore, possa influenzare surrettiziamente i messaggi che le Linee Guida intendono trasmettere. È del tutto evidente che il meccanismo di garanzia e di autocontrollo che sovrintende alla compilazione delle Linee Guida è tale da rendere qualunque eventuale e potenziale conflitto di interesse incapace di influire.
Ghiselli ha fatto parte di diversi comitati scientifici. Si tratta di tavoli composti da tecnici e professionisti di diverse discipline e di alto spessore scientifico e sono strumenti dei quali sempre più spesso l’industria si dota per migliorare i prodotti, per rispondere alle sempre maggiori richieste di prodotti salutistici da parte dei consumatori, per impostare una comunicazione corretta e scientificamente valida, per rispondere alla domanda crescente di responsabilità di impresa.
L’appartenenza ad un comitato scientifico, pertanto, non costituisce motivo che possa generare conflitto di interessi, anche tenendo conto della natura collegiale delle attività sopra richiamate. Più che di conflitto di interesse, si dovrebbe parlare di opportunità da parte di un ricercatore di partecipare a tali comitati, ancorché utilissimi, nel momento in cui alla sua persona si associa una credibilità che si trasfonde nella ricerca che si trova a coordinare. Allo stato attuale dei fatti Andrea Ghiselli non ha in essere alcun tipo di collaborazione che possa ingenerare il dubbio di un conflitto di interessi, seppur potenziale, e sta continuando, come in passato, a garantire un elevatissimo contributo professionale sia nella predisposizione delle Linee guida, sia nell’attività di ricerca del Crea An e a lui va la mia stima e gratitudine.
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza in test comparativi. Come free lance si è sempre occupato di tematiche alimentari.
La risposta sul conflitto di interessi è del tutto insufficiente: dire che visto che sono pareri collegiali è meno grave a mio avviso dimostra semplicemente l’inadeguatezza di questo tipo di enti, che di fatto più che essere delle agenzie autonome che monitorano il mondo agroalimentare, si dimostrano solo dei (poco efficaci) comitati di promozione del made in Italy.
aggiungerei di parte e non va per nulla bene!
vorrei eticchette a lettere grandi, poste avanti la confezione del prodotto e con tanto di semafori, che vorrebbero spegnere in EU!
corporativismo, sufficienza. mancanza di professionalità deontologica. tipico comportamento “all’italiana”…