Il Parlamento europeo mette al bando Monsanto. L’azienda produttrice del RoundUp ha rifiutato di partecipare a un’audizione sull’erbicida glifosato
Il Parlamento europeo mette al bando Monsanto. L’azienda produttrice del RoundUp ha rifiutato di partecipare a un’audizione sull’erbicida glifosato
Beniamino Bonardi 3 Ottobre 2017I rappresentanti di Monsanto non possono più entrare al Parlamento europeo, dopo che la multinazionale statunitense ha rifiutato di partecipare alle audizioni su “I Monsanto Papers e il glifosato”, organizzate dalle commissioni ambiente e agricoltura per l’11 ottobre, in merito alle accuse secondo cui Monsanto, produttrice del RoundUp, avrebbe indebitamente influenzato le decisioni delle autorità regolatorie sui rischi dell’erbicida glifosato.
La messa al bando dei lobbisti di Monsanto è stata decisa dai presidenti di tutti i gruppi parlamentari, applicando per la prima volta le nuove regole emanate lo scorso gennaio, secondo cui il diritto di accesso di soggetti terzi al Parlamento europeo può essere revocato in caso di rifiuto “di accettare un invito formale a partecipare a un’audizione o a una riunione di commissione o di collaborare con una commissione d’inchiesta, senza fornire una giustificazione sufficiente”.
In una lettera inviata alla conferenza dei presidenti dei gruppi del Parlamento europeo, Monsanto afferma che l’audizione organizzata dalle due commissioni parlamentari “non è un forum appropriato” dove affrontare queste questioni. Infatti, l’audizione, a cui parteciperanno anche accademici, autorità regolatorie e ong, “potrebbe essere vista come l’ultimo tentativo, da parte di coloro che si oppongono alle pratiche agricole moderne, di influenzare e frustrare il processo scientifico e regolatorio dell’Ue, per seguire la loro agenda”.
Il vice-presidente di Monsanto, Philip Miller, scrive: “Abbiamo osservato con crescente allarme la politicizzazione delle procedure Ue sul rinnovo dell’autorizzazione al glifosato, una procedura che dovrebbe essere scientifica ma che per molti aspetti è stata monopolizzata dal populismo”.
Intanto, questa settimana ci sarà una prima riunione dei rappresentanti degli Stati Ue, che dovranno esprimersi sulla proposta della Commissione europea di rinnovare l’autorizzazione al glifosato per un periodo di 10 anni. La Francia ha già annunciato che voterà contro e questo potrebbe rendere difficile il raggiungimento della maggioranza qualificata di almeno 16 Stati membri (in rappresentanza di almeno il 65% della popolazione Ue) senza la quale la Commissione non intende procedere, anche potendolo fare.
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STOP GLIFOSATO, STOP ERBICIDI: le buone pratiche agronomiche sono sufficienti a garantire un buon contrasto alla flora spontanea, senza dover ricorrere ai prodotti chimici.
Dopo il glifosato ci sono molti altri prodotti che andrebbero banditi.
A Paolo
Mi piacerebbe conoscere quali sono i tanti altri prodotti chimici. Ma comunque, andando un po’ al di la’ delle tue dichiarazioni generiche, vale la pena che tu dia un’occhiata a quanto dice la scienza, e cioe’ l’Univerita’ di Wageningen, giudicata la migliore del mondo, nel settore agricolo/ambientale. La ricerca olandese (http://www.wageningenur.nl/en/show/Chemical-weed-control-on-paved-surfaces-better-for-the-environment.htm), pubblicata l’anno scorso, risponde ad un preciso quesito del Governo olandese: qual è il metodo di intervento meno impattante sull’ambiente per mantenere i bordi delle strade e le commessure dei marciapiedi liberi dalle erbe infestanti? La risposta: a fronte di interventi fisici (uso decespugliatori, acqua in pressione etc), l’intervento con glifosate è il meno impattante.
Se il problema si minimizza alla pulizia delle fessure dei marciapiedi e dei margini delle strade in sostituzione di mezzi fisici, non credo serva il parere dell’eccellente università di Wageningen, perché siamo tutti d’accordo.
Il nocciolo della questione, da non sviare con aspetti marginali, è l’uso, l’abuso e l’effetto cumulativo dei diserbanti ed erbicidi negli alimenti.
Cioè quello che mettiamo in bocca ed in circolo che proviene dai residui negli alimenti, la somme dei residui che assorbiamo da tutti gli alimenti quotidiani e soprattutto dal rapporto residui accumulati/peso del consumatore.
Ergo, per un bambino, un ammalato, un anziano e per forti consumatori di alimenti con residui anche al limite del tollerato, l’uso estensivo ed intensivo di diversi presidi chimici impattanti, fa la differenza tra alimentarsi ed il rischio d’intossicarsi.
Non si pretende ne discute di residui zero, perché sarebbe un’utopia, ma del principio di precauzione contro la diffusione e la concentrazione di sostanze chimiche negli alimenti.
Ho imparato a non fidarmi di scienziatoni e università, vorrei solo sapere se il glifosato usato sui marciapiedi e ai bordi delle strade finisce o no nelle acque di qualche fiume o fonte e poi nel mare. Quanto agli altri prodotti chimici indicati così genericamente da Paolo, devo dire che il mio pensiero va agli agricoltori e contadini che una decina di generazioni fa non avevano la chimica. Eppure se siamo arrivati fino ad oggi vuol dire che i nostri antenati hanno mangiato e sono stati in buona salute. Si potrà dire altrettanto dell’umanità futura?
quando era brevettato ne usavano meno perchè costava caro, scadendo il brevetto ne producono e vendono a tonnellate altre aziende, da qualche anno c’è pure il treno diserbante che due volte l’anno passa sui binari di tutta italia, i binari sono attraversati da migliaia di corsi d’acqua anche piccoli