La lobby italiana dei dolci investe 55 mila euro per convincere quotidiani e tv che l’olio di palma fa bene e non distrugge le foreste
La lobby italiana dei dolci investe 55 mila euro per convincere quotidiani e tv che l’olio di palma fa bene e non distrugge le foreste
Roberto La Pira 25 Maggio 2015Si chiama “Piano di comunicazione sul problema dell’olio di palma” e prevede un investimento di 55 mila euro. Stiamo parlando del progetto in discussione negli uffici di Aidepi (Associazione delle industrie del dolce e della pasta) per cercare di convincere direttori di giornali e tv che l’olio di palma è “eccellente”, fa bene alla salute e non distrugge le foreste tropicali. L’aspetto sconcertante è che dopo aver evitato di scriverlo espressamente in etichetta (compariva sotto la generica dicitura di “grassi vegetali”), adesso le aziende hanno deciso di promuoverlo a pieni voti attraverso ogni canale a disposizione.
Eppure si tratta di un grasso tropicale tanto poco presentabile da non essere venduto nemmeno nei discount. In compenso si trova in quantità rilevante nella Nutella e nella quasi totalità dei prodotti Mulino Bianco e Ferrero, oltre che in buona parte dei prodotti da forno. Presentare il palma come un ingrediente eccellente è quasi un atto di eroismo, visto che i pochi studi italiani sull’argomento sono stati finanziati dalla stessa Aidepi, che la deforestazione è un dato incontestabile e che l’olio non presenta elementi interessanti dal punto di vista gastronomico.
La campagna pro-olio di palma
Per ovviare a questi inconvenienti e fronteggiare le oltre 140 mila firme raccolte dalla petizione promossa da Great Italian Food Trade e da Il Fatto Alimentare (indicato come un “sito militante” nel piano che dovrebbe essere affidato da Aidepi a un’agenzia di Roma) non basta la buona volontà. Occorre aprire il portafoglio e mettere in moto la lobby. I 55 mila euro previsti per i primi 6 mesi verranno utilizzati per “incontri conviviali (one to one)” con i top media (categoria che secondo il documento comprende direttori e capiredattori di quotidiani e televisioni e giornalisti specializzati). Agli incontri dovrebbero partecipare “nutrizionisti autorevoli che diano credibilità ai messaggi soprattutto sul fronte della salute e nutrizione” ed esperti nel campo della sostenibilità “disponibili ad agire come endorser dei nostri messaggi sia verso i media sia verso pubblici istituzionali”.
Non è ancora nota la lista degli illustri nutrizionisti e degli esperti nel campo della sostenibilità che dovrebbero partecipare alle colazioni con i direttori e fornire un supporto per gli aspetti collegati alla salute e all’ambiente. Il piano prevede anche una “relazione privilegiata con 30-50 top media e top blogger” oltre ai “10 incontri one to one conviviali o in redazione” con i direttori. Poi ci dovrebbero essere 2 incontri a Milano e 1 a Roma destinati complessivamente a 30-35 giornalisti selezionati da Aidepi.
Le pressioni della lobby
Forse 55 mila euro sono pochi ma gli effetti indotti dalle manovre lobbistiche, sono difficili da prevedere. Ci possiamo solo augurare che i vari direttori e capiredattori, quando dovranno scrivere sull’olio di palma, mantengano un approccio critico e oggettivo, e non subiscano pressioni dal fatto che l’Aidepi raccoglie i più importanti investitori pubblicitari italiani del settore alimentare, che versano ogni anno agli editori, cifre milionarie.
Vorremmo concludere questa nota con una buona notizia. In redazione aumentano le adesioni alla nostra petizione. Due aziende (Misura e Gentilini ) si sono affiancate ad Alce Nero dicendo addio al palma. Ma l’aspetto vincente è che 15 catene di supermercati hanno aderito al nostro appello iniziando il processo di riduzione e sostituzione del grasso tropicale. La lista comprende Coop, Esselunga, Carrefour, Iper, Despar, Primia con i marchi Basko, Poli, Tigros e Iperal, Crai, Ikea, Ld Market, Picard, MD discount, U2. Alcune hanno già sugli scaffali i primi biscotti e prodotti palma free, altre hanno avviato il progetto e dovrebbero concretizzare il cambiamento entro la fine dell’anno. Si tratta di una lista destinata ad allungarsi.
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
La minaccia da parte degli inserizionisti di tagliare i contratti di pubblicità sulle testate è molto preoccupante, specialmente oggi che molte riviste sono al limite della chiusura, proprio per i magri investimenti. C’è solo da augurarsi che direttori e capiredattori si limitino a “non” parlarne, anziché appoggiare l’impiego di olio di palma. E auguriamoci che Report riporti anche la notizia dell’iniziativa da parte delle lobbies.
Per rispondere a Massimiliano:
1) quale grasso usa per fare la nutella in casa?
2) bene, ma non necessariamente produttore locale significa sicurezza e qualità;
3) bene;
4) non necessariamente vero.