Obesità e malattie correlate: l’industria deve riformulare i prodotti e rivedere le pubblicità. La nuova denuncia della direttrice generale dell’OMS
Obesità e malattie correlate: l’industria deve riformulare i prodotti e rivedere le pubblicità. La nuova denuncia della direttrice generale dell’OMS
Dario Dongo 17 Luglio 2013L’obesità è raddoppiata negli ultimi trent’anni a livello globale, e in alcuni Paesi europei obesità e sovrappeso sono arrivati a colpire il 50% della popolazione, un bambino su tre. La direttrice generale dell’Oms Margaret Chan accusa nuovamente l’industria, Il Fatto Alimentare prova a trarre qualche utile suggerimento.
Già nel 2011, al “Global Forum” dedicato alle malattie associate a stili di vita e diete squilibrati, la Chan aveva puntato l’indice contro tabacco e cibi non salutari in quanto cause del disastro della salute pubblica, lanciando una provocazione ai grandi gruppi industriali. «Serve davvero ai vostri interessi produrre, commercializzare, distribuire e promuovere con pubblicità aggressiva – specialmente verso i bambini – prodotti che danneggiano la salute dei vostri consumatori? Che senso ha tutto ciò rispetto alle dichiarazioni di principio su teoriche «missioni in ambito sociale»?
La direttrice generale dell’OMS è tornata all’attacco, ai primi di luglio 2013 a Vienna, alla Conferenza OMS dei Ministri su Nutrizione e Malattie non trasmissibili. «L’industria finanzia ricerche che aiutano a mantenere confusione tra i consumatori (sulle reali cause dell’obesità, ndr)». Piuttosto «dovrebbe lavorare sulle formule (ricette, ndr) di alimenti e bevande, affinché i prodotti sani diventino la norma, anziché un segmento di nicchia». La direttrice OMS per l’area regionale europea Zsuzsanna Jakab a sua volta annota la scarsa efficacia degli accordi volontari tra i grandi gruppi industriali, a maggior ragione in quanto tali accordi ostacolano o comunque interferiscono con le iniziative dei Governi. L’industria deve quindi assumersi le proprie responsabilità e diventare parte della soluzione anziché del problema.
Le aree di miglioramento sono note, bisogna solo «inserire una marcia in più». Partire dalla riformulazione dei prodotti, appunto, un’area di straordinario potenziale per i nostri istituti di ricerca, pubblici e privati, le cui applicazioni ove diffuse possono davvero influire sulla salute pubblica.
Bisogna cambiare le ricette. Come? Si prenda l’esempio del sale, alla cui riduzione Il Fatto Alimentare ha dedicato diversi articoli. L’apporto medio di sodio in Europa è il doppio di quello raccomandato dall’OMS, e il suo eccesso è causa diretta di malattie cardiovascolari. In termini meno gravi ma non meno importanti, si può lavorare alla riduzione di grassi e grassi saturi, migliorare comunque il profilo dei lipidi negli alimenti. E ancora, ridurre gli zuccheri o almeno sostituirli con altri ingredienti con un minor indice glicemico.
Sul fronte del marketing si può pure fare qualcosa, anzi molto, in particolare quando si promuovono alimenti e bevande rivolti ai bambini. Raffreddare i bollenti spiriti dei creativi che imbandiscono tavole familiari con bevande zuccherate gassate e altri prodotti HFSSS (High Fats Saturated fats Salt Sugar). I cosiddetti prodotti “di indulgenza” sono inquadrati – nella stessa piramide alimentare e in ogni linea guida nutrizionale – come destinati a consumi rigorosamente episodici. Delle due l’una, o si interviene in misura drastica sulle loro proprietà nutrizionali, o sulla loro propaganda come delizie da gustare ogni momento.
Frutta e verdura dovrebbero pure venire inserite, nelle pubblicità degli alimenti industriali, quali complementi indispensabili per una dieta varia ed equilibrata. Il trafiletto imposto dal “Regolamento claims” sulle etichette dei prodotti che riportano indicazioni nutrizionali o relative alla salute (“nell’ambito di una dieta sana ed equilibrata…”) è sufficiente al rispetto delle norme ma non ad affrontare responsabilmente un problema diffuso. Come attestato da un recente studio Rabobank i consumi di frutta e verdura, veri e propri fattori di salute, sono in progressivo declino sia in Europa che in USA.
Dario Dongo
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Avvocato, giornalista. Twitter: @ItalyFoodTrade