nanoparticelle biossido di silicio

Il settimanale specializzato della grande distribuzione GDO Week ha dedicato un articolo sulle nanotecnologie che fa il punto sullla situazione europea nei confronti di questa nuova “quinta dimensione”. L’autore, Gino Pagliuca, sottolinea la generale prudenza che caratterizza l’atteggiamento delle autorità statali: così, la Camera del Lords del Regno Unito raccomanda un approccio di estrema cautela prima di autorizzarne l’assunzione diretta da parte dell’uomo; mentre per l’Ufficio federale tedesco dell’ambiente, in mancanza di dati precisi degli effetti sugli esseri umani e la natura, è meglio evitarne l’uso (anche se almeno 800 aziende in Germania stanno testando le nanomolecole).

Come raccontato da Il Fatto Alimentare, anche l’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, ha avviato una consultazione pubblica sulla bozza delle sue linee guida per i rischi dei nanomateriali in alimenti e mangimi.

In Usa, dove sono già in vendita prodotti trattati con nanoparticelle, la Food and Drug Administration ha creato la Nanotechnology Task Force: i vantaggi dell’uso delle nanotecnologie sarebbero numerosi – farmaci più efficaci a dosi ridotte, strumenti per le diagnosi più precisi, packaging che aumenta la durata e la sicurezza dei cibi – ma si ribadisce anche che ne sappiamo ancora poco.

Il paese più “ottimista” e fiducioso nelle potenzialità delle nanotecnologie sembra la Francia, che ha varato un piano pubblico finanziato con 70 milioni di euro per la costruzione di un nuovo centro di ricerca a Saclay, presso Parigi.

Secondo l’organizzazione Friends of the Earth sono almeno un centinaio le nanosostanze presenti in prodotti alimentari, e anche l’associazione di consumatori 60 Millions de consommateurs ne è convinta, come riportato da Ilfattoalimentare.it.

Il Project of Emerging Nanotechnologies ha un database con un migliaio di prodotti “nano”, food e non. Ce ne sono anche otto italiani (nessun alimento, però): una bicicletta, quattro cosmetici e tre ramponi da montagna.

Tra i prodotti alimentari stranieri, si trovano un integratore con nanoparticelle che “veicolano” fitosteroli utili contro il colesterolo (Canola Active Oil, Shamen Industries, Israele), un beverone dimagrante con vitamine e minerali nano (Nanoceuticals Slim Shake Chocolate, Rbc, Usa), l’acqua minerale Maternal Water (La posta del Aquila, Argentina), tisane dimagranti e antiage (Nanotea, Shenzhen Become, Cina), una macchina per cappuccino con filtro con nanocomponenti in argento che igienizzano il latte (Primea Ring, di Saeco Usa), una bevanda che migliora la flora intestinale (Aquanova, Novasol, Germania), un drink per bambini con nanoparticelle di ferro (Toddler Health, Usa) e così via. Poi ci sono anche numerori oggetti che entrano solo a contatto con i cibi, come contenitori o posate.

a cura di Mariateresa Truncellito

Per saperne di più:

Gli studi di Friends of Earth sulle nanotecnologie, compreso Out of the Laboratory and on to our Plates – Nanotechnology in Food & Agricolture, si possono scaricare qui: http://www.foeeurope.org/activities/nanotechnology/index.htm

La bozza con le linee guida sui nanomateriali dell’Efsa:http://www.efsa.europa.eu/en/consultations/call/scaf110114.htm

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