Quasi in un involontario botta e risposta tutto francese, l’Agenzia nazionale francese per la sicurezza alimentare, ambientale e del lavoro (Anses) da una parte, e l’associazione Avicenn dall’altra, mettono sotto accusa i nanomateriali, ormai ubiquitari. A fronte di un accumulo di nanoparticelle in alcuni organi, gli effetti sulla salute sono in gran parte ancora sconosciuti, per gravi carenze metodologiche nelle analisi. I produttori sembrano non preoccuparsene, e li utilizzano ormai quasi ovunque, spesso senza rispettare le normative vigenti sull’etichettatura.
Il documento dell’Anses fa il punto su un tema che l’agenzia segue da tempo, in particolare per quanto riguarda gli effetti del biossido di titanio (E171), vietato prima in Francia e, dall’inizio del 2022, in tutta l’Unione Europea. Forte della sua esperienza proprio sul biossido di titanio, nel 2021 l’agenzia ha pubblicato un documento con le indicazioni per effettuare le indagini più appropriate in merito al possibile rischio sanitario. Ma ora torna sul tema per segnalare appunto il fatto che le nostre conoscenze sui possibili effetti delle nanoparticelle sono del tutto inadeguate: oltre a quelli sulla tossicità generale, sono ancora carenti i dati relativi alla tossicità per il feto, il genoma, il sistema nervoso, quello endocrino e riproduttivo, e quelli sul rischio tumori.
In tutti questi ambiti, nonostante i nanomateriali siano utilizzati da anni, non vi sono analisi standardizzate, e ciò ha impedito, finora, di approfondire le conoscenze. Per questo, fino a quando non ci saranno dati affidabili – conclude il documento – è necessario limitare al massimo l’esposizione di consumatori e lavoratori alle nanoparticelle e la loro dispersione nell’ambiente, promuovendo l’uso di prodotti che non le contengono.
In questa situazione, i dati raccolti dall’associazione Avicenn sono ancora più preoccupanti. Come riferisce Que Choisir che aveva ottenuto risultati simili in una sua indagine di 5 anni fa, su 23 prodotti di varie tipologie acquistati nei supermercati francesi tra il 2021 e il 2022, ben 20 contenevano nanomateriali, ma nessuno li segnalava sulla confezione, nonostante la legge francese sia chiara sul punto. Per lo più si trattava proprio di E171, ma anche di nanoparticelle di silice e di argento, individuati in cosmetici molto popolari come il burro di cacao Labello Bio, che contiene E171, nonostante i divieti, o la crema Nivea, e quindi a diretto contatto con la pelle, e poi in prodotti per l’igiene personale come uno slip mestruale e uno spazzolino da denti per bambini, con nanoparticelle d’argento sospettate di essere neurotossiche e genotossiche, o le mascherine FFP2, che potrebbero comportare un’inalazione di nanoparticelle di silicio.
Inoltre, nanoparticelle sono state rinvenute anche in alimenti come una zuppa disidratata Knorr, un prosciutto, un integratore vitaminico, pasta sfoglia, latte per l’infanzia e cibo per cani. Ciò che emerge, quindi è proprio l’ubiquitarietà di queste sostanze, utilizzate spesso in violazione delle norme vigenti e sulle quali gravano sospetti da tempo, ma per le quali, come ha ribadito con forza l’Anses, non esistono abbastanza dati. È ora di rimediare.
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Giornalista scientifica
Visto che le nanoparticelle le ingeriamo con molti alimenti e bevande, potreste dirci cosa possiamo prendere per come disintossicarci da queste nanoparticelle? Esiste un prodotto che le attira e ce le fa espellere? Ho letto che ogni settimana ne ingeriamo come se mangiassimo una carta di credito!
Salve, anch’io vorrei sapere se c’è qualche prodotto per disintossicarci e se è possibile sapere quali sono gli altri marchi incriminati oltre alla Knorr, grazie!
https://cordis.europa.eu/article/id/36090-spotlight-on-nanoparticles-imperceptible-effects/it
I termini da ricercare per i curiosi sono nano-ecotoxicity e nanofate.
Quando ci si ritrova in casa una pozza d’acqua da qualche parte in genere si chiama l’idraulico per scoprirne la provenienza e ripararla anche se si è comunque certi di non morire annegati………………
Mettendo in fila i fatti i due soggetti francesi indicano che ci sono evidenti utilizzi nascosti (perdite) di sostanze attraverso le maglie della legge e dei regolamenti, oltre che una sostanziale non-conoscenze di quanto possano essere impattanti queste perdite per l’ambiente e quindi per gli esseri umani.
Da qui proviengono le due indagini in corso, naturalmente con i tempi biblici dell’ EU, nel frattempo si usano allegramente i prodotti con la sostanziale benevolenza dei controllori alla faccia della precauzione, la preoccupazione maggiore sembra metterle in etichetta, il consenso informato.
All’attuale stato dell’arte non sembrano esserci minacce immediate di malattia fulminante ma se ci ritroviamo con sostanze ubiquitarie non si deve sottovalutare l’accumulo e la combinazione di diverse sostanze certamente non neutre nel metabolismo.
E quando non si sa non ci può nemmeno essere rimedio accertato efficace per quel dato rischio/pericolo.
@Michela @Maria
No, non esiste al momento alcun metodo scientifico per espellere dal nostro organismo le nanoparticelle (posto che siano nocive), con buona pace di chi vende beveroni e integratori miracolosi che millantano di depurarci da tutto, incluso il peccato originale.
Curiosamente secondo Que Choisir anche negli integratori sono state rilevate nanoparticelle, ma, sarà un caso, cita per nome solo i prodotti di Knorr, Nivea, Labello… che usiamo tranquillamente da circa un secolo ma non sono francesi.
Si anche in molti integratori si trova come antiaggregante il biossido di silicio nanoparticella.un metodo per eliminare questi ed altri elementi tossici è assumere carbone vegetale attivato che ha un effetto chelante studiato da molti anni e che costa poco e quindi non interessa le case farmaceutiche.
@ Raffaele
…sempre con un accorto occhio ai tempi di assunzione per via dell’effetto adsorbente nei confronti non solo degli eventuali tossici ma anche dei farmaci assunti per terapie…magari anche estroprogestinici…