Poco meno dell’80% delle bottiglie di acqua minerale vendute in Francia, principalmente da Nestlé e Danone, contiene microplastiche (frammenti di meno di 5 millimetri). Questo il risultato ottenuto dall’associazione non profit Agir pour l’Environment, che ha fatto analizzare da un laboratorio indipendente nove bottiglie di acqua minerale con i marchi di Danone Badoit, Evian (nei formati da 0,5 e 1 litro in plastica riciclata al 100%) e Volvic, quella a marchio Carrefour (fonte Montclar), l’acqua Cristalline dell’azienda Roxane, e i brand di Nestlé Perrier (in bottiglia blu) e Vittel (la bottiglia da 330 ml per bambini e quella da 1 litro).
Le microplastiche nell’acqua
L’associazione ha dimostrato che la contaminazione era presente nel 78% delle bottiglie analizzate, e che il numero di microplastiche era compreso tra 1 e 121 microparticelle per litro. Quanto ai polimeri, i più rappresentati erano il polipropilene (PP), il polietilene (PE) e il polietilene tereftalato (PET), e sono state rinvenute anche tracce di poliuretano (PU). Il prodotto peggiore, inoltre, è risultato l’acqua Vittel per bambini, con 40 microplastiche in 330 ml, pari a 121 per litro. Secondo gli analisti, data la tipologia dei polimeri, l’ipotesi più probabile è che provengano sia dalle fasi di imbottigliamento che dall’esposizione alla luce e al calore delle bottiglie, nei passaggi che portano dalla produzione alla vendita.
Il commento delle aziende
FoodNavigator ha cercato di vederci più chiaro e ha chiesto un commento sia a Danone che a Nestlé. Entrambe le aziende hanno rimandato all’associazione di categoria, la Natural Mineral Waters Europe, che ha risposto con argomenti assai poco convincenti, e cioè cercando di mettere in dubbio i risultati: non essendo stati ripetuti da altri laboratori, e riguardando un piccolo numero di bottiglie, non potrebbero essere considerati ‘scientifici’. Inoltre, ha sottolineato che sugli effetti delle microplastiche sulla salute non ci sono ancora dati certi, come affermato anche dall’ultimo rapporto dell’Oms, datato 2019, e poiché esse sono ovunque, anche nell’aria, è di fatto impossibile evitare le contaminazioni.
In realtà le concentrazioni presenti nelle bottiglie sono molto superiori a quelle che si trovano nelle contaminazioni ambientali, e l’indagine dell’associazione francese ha confermato altri studi che hanno mostrato situazioni analoghe. Uno dei più importanti, e di ben altre dimensioni, pubblicato nel 2018 su Frontiers in Chemistry dai ricercatori dell’Università statale di New York, ha fatto emergere una situazione davvero preoccupante: l’acqua in bottiglia analizzata (259 campioni di 11 marchi prelevati in 19 punti vendita di nove stati) conteneva il doppio delle microplastiche rispetto a quella di rubinetto, e il 93% dei campioni analizzati era contaminata, con una media di 10,4 microparticelle per microlitro. È quindi giunto il momento di intervenire drasticamente, e per questo l’associazione ha proposto un’ iniziativa per il bando totale dell’acqua nelle bottiglie di plastica entro il 2027.
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Giornalista scientifica
Nessuno ne parla tranne il fatto alimentare, tutti si lamentano dell’inquinamento causato dalla plastica, eppure non fanno una legge per vietare le bottiglie di plastica e la loro vendita, esiste il vetro ed è pure riciclabile all’infinito……
Il vetro è senz’altro positivo, ma più pericoloso (schegge) e più pesante, a parità d’acqua trasportata ho un maggior consumo di carburante. Io prendo l’acqua dalla casettina che ho ne mio paese, 5 centesimi un litro di frizzante.
Carlo, Valter, ne vedremo andando avanti delle belle se le bottiglie di plastica verranno escluse entro il 2027. Tutti gli impianti che ci sono che fine faranno ?
OK, c’è presenza di microplastiche. Ma si sa che danni (eventualmente) provocano queste microplastiche?
Se ci si lamenta che la plastica ha lunghissimi tempi di degradazione, significa anche che è una sostanza poco reattiva e quindi si tratta di un inquinamento fisico e non chimico, quindi molto meno pericoloso…