Mense biologiche, continua il trend positivo e arrivano gli incentivi. Quasi il 70% delle scuole coinvolte è al Nord. Il focus di BioBank
Mense biologiche, continua il trend positivo e arrivano gli incentivi. Quasi il 70% delle scuole coinvolte è al Nord. Il focus di BioBank
Giulia Crepaldi 28 Giugno 2018Continua a crescere il biologico anche nelle mense scolastiche e nella ristorazione collettiva. Lo conferma l’annuale censimento di BioBank, che ha dedicato un dossier proprio a questo argomento. Nonostante l’aumento nell’ultimo anno sia modesto (appena l’1,8% in più per quanto riguarda il numero di refettori che servono pasti bio), c’è da aspettarsi una loro ulteriore avanzata con l’entrata in vigore del decreto che istituisce le mense biologiche certificate e promette incentivi (44 milioni di euro fino al 2021) per chi supera una certa quota di prodotti bio nei pasti somministrati.
In Italia sono 1.311 i comuni in cui le mense scolastiche utilizzano prodotti bio, in percentuali variabili, nella preparazione dei pasti per un totale di quasi 1.275.000 pasti al giorno, che equivalgono a circa 255 milioni all’anno. Di questi refettori, 129 utilizzano una percentuale di prodotti biologici che va dal 70 all’89%, mentre 111 ne usano dal 90% in su. Saranno proprio queste mense a beneficiare in misura maggiore degli incentivi stanziati dal Ministero delle politiche agricole, che richiede l’uso di percentuali minime di prodotti biologici per ottenere la certificazione: per il marchio “argento” il 70% di prodotti come frutta e verdura, pane e prodotti da forno, pasta, riso e olio extravergine, il 100% di uova, yogurt e succhi e il 30% di carne e pesce da acquacoltura devono essere bio, mentre per il marchio “oro“ le quote salgono al 90% per la categoria che comprende frutta, verdura, pane e pasta, e al 50% per carne e pesce.
In generale, i prodotti provenienti da agricoltura biologica presenti in maggiore quantità sulle tavole delle mense italiane sono frutta e verdura (76%), cereali e farine (61%) e pasta (60). All’estremità opposta della classifica, i prodotti bio che più raramente sono utilizzati dalle mense bio sono i prodotti da forno (29%), la carne (24%) e i surgelati (20%). Quasi il 70% delle mense biologiche è concentrato nelle regioni del Nord Italia, dove si trovano 917 delle 1.311 mense censite. E infatti la prima regione per numero di comuni che offrono pasti bio agli studenti è la Lombardia, con 245 mense, seguita da Veneto (215) ed Emilia-Romagna (163). Il restante 30% delle mense si distribuisce tra Centro (17%) e Sud Italia (13%).
Nella quasi totalità dei casi (94%) il servizio di refezione è affidato ad aziende di ristorazione collettiva. Sono 14 le ditte che servono pasti biologici, per un giro d’affari pari a 377 milioni di euro. Nella classifica di BioBank – che prende in considerazione il numero di pasti annuali, il numero di comuni serviti e la percentuale di prodotti biologici – a piazzarsi in prima posizione è Camst, che serve 42 milioni di pasti all’82% bio in 970 comuni. Seconda Cir Food, che pur fornendo lo stesso numero di pasti di Camst, ha una quota di prodotti bio pari al 50%. Nonostante i due colossi della ristorazione italiana si piazzino saldamente in testa alla classifica, la migliore per percentuale di prodotti bio è di Serist, che arriva al 90%.
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Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.
Peccato che si mangi molto male. Nelle mense scolastiche il 70% Delle frutta e della verdura va buttato
Ma adesso con i prodotti bio gli scarti saranno pressochè azzerati. Una questione aperta: quando tutti mangeremo bio, come si farà a conciliare la produzione (allevamento e coltivazione) in senso estensivo, visti gli spazi limitati del nostro territorio?
Attenzione che bio non è sempre sinonimo di qualità… Ci deve essere in aggiunta anche:
https://www.feeling.bio/economia/agricoltura-biologica-senza-chilometro-zero