Le nuove “Linee guida per una sana alimentazione degli italiani”, salvo rinvii dell’ultima ora sempre possibili, dovrebbero uscire nel 2018, a distanza di 15 anni dall’ultimo aggiornamento. Un capitolo delicato ma fondamentale è quello sugli zuccheri, visto che le agenzie europee per la sicurezza alimentare, la Fao, l’Oms e anche la Fda americana (1) invitano ad assumerne una quantità inferiore al 10% rispetto al fabbisogno calorico giornaliero.
La diminuzione riguarda soprattutto la quantità di zuccheri aggiunti, da non confondere con quelli naturalmente presenti nel cibo, come il fruttosio nella frutta e il lattosio nel latte. La distinzione è importante, perché i nutrizionisti ritengono gli zuccheri aggiunti (compresi quelli presenti nei succhi di frutta 100% o nel miele) sostanze in grado di favorire il sovrappeso, l’obesità e la carie. Visto che quelli naturalmente presenti nei cibi non si possono e non si devono eliminare, l’unica possibilità è ridurre le quantità degli zuccheri presenti nei prodotti industriali come biscotti, dolci, snack, merendine, bibite zuccherate… Il buon senso vorrebbe che queste raccomandazioni venissero integrate nelle prossime Linee guida, ma ci sono dubbi al riguardo!
Le nuove Linee guida e gli zuccheri
Andrea Ghiselli, nutrizionista del Crea (2) e responsabile scientifico delle nuove Linee guida per una sana alimentazione degli italiani – in un recente convegno tenuto a Milano (NutriMi) – ha annunciato l’imminente pubblicazione e ha descritto le modalità seguite dagli esperti per la stesura del testo. Nel corso della presentazione ha parlato anche di zuccheri semplici e ha riportato solo il dato sui consumi (riferendosi agli ultimi valori disponibili del 2005-2006), con l’indicazione per il contenimento degli zuccheri semplici entro il 15% dell’energia complessiva (come riportato nelle Linee guida del 2003 e nella IV edizione dei Livelli di assunzione e di riferimento ed energia per la popolazione italiana – Larn – del 2014).
Abbiamo chiesto a Ghiselli chiarimenti sulla composizione di questo 15%, per capire se nelle nuove Linee guida c’è l’intenzione di differenziare fra zuccheri aggiunti e zuccheri naturalmente presenti nel cibo. Ghiselli ha risposto in modo molto generico che “nel lavoro di revisione occorre tenere in considerazione i documenti delle agenzie sovranazionali; anzi, questi costituiscono la base per le diverse direttive poiché sono proprio le raccomandazioni della agenzie indipendenti quali Oms e Fao a fare da guida nella stesura del dossier scientifico”. Resta il fatto che oltre a queste dichiarazioni molto generiche il Crea non ha voluto rispondere adducendo la necessita di mantenere “il più assoluto riserbo”.
Il CREA non parla
Tutto ciò è imbarazzante. Il Crea è un ente pubblico e queste informazioni non possono essere considerate come un patrimonio privato ma devono essere condivise con la comunità scientifica e i media. È una questione di trasparenza. Già nella scorsa edizione delle Linee guida le indicazioni non erano per niente chiare, e il testo giocava sulla confusione tra zuccheri aggiunti e zuccheri naturalmente presenti. Nell’edizione del 2003, scaricabile dal sito del Ministero della Salute, si legge “In passato era stato ipotizzato che esistesse una correlazione diretta tra consumo di zuccheri e insorgenza di obesità e malattie cardiovascolari. Queste ipotesi sono state in seguito smentite da studi successive e indagini approfondite”.
La frase successiva avverte che “un consumo troppo elevato può portare a un regime dietetico squilibrato”. Si tratta di dati considerati superati e improponibili. In un’Europa dove sempre più Paesi tassano le bevande zuccherate (sugar tax) e si cerca in tutti i modi di arginare l’invasione dei prodotti troppo dolci, è necessario che le nuove Linee italiane diano indicazioni precise.
Oggi uno stile alimentare basato su cibi industriali troppo dolci, ha creato un’overdose di zucchero con ricadute importanti sulla salute. I consumi degli italiani – ottenuti incrociando i dati FAO e Istat – indicano valori pro capite superiori ai 70 grammi giornalieri, equivalenti a 14 cucchiaini di zucchero. Seguendo le indicazioni dell’OMS del 2015 (zuccheri inferiori al 10%), e considerando un consumo di 2.000 kcal/al giorno, gli italiani non dovrebbero superare i 50 g. Il livello ottimale indicato dall’Oms per ridurre ulteriormente il rischio di carie è di scendere addirittura a 25 g per allinearsi al valore del 5% (3).
Gli zuccheri aggiunti sono un problema
Lo zucchero aggiunto al cibo è un problema per gli italiani, visto che ne consumano troppo, anche a loro insaputa, essendo presente in centinaia di prodotti insospettabili (minestroni già pronti, pane, bevande vegetali chiamate impropriamente latte, cereali integrali per la prima colazione…). Per questo motivo è importante che nelle Linee guida 2018 ci sia una distinzione netta tra zucchero aggiunto e naturale (4).
C’è di più, il testo deve sconsigliare il consumo di alimenti zuccherati per gli infanti e limitarne l’assunzione per i bambini. I Larn italiani e le Linee guida hanno un approccio diverso rispetto a quanto espresso dalle agenzie internazionali, perché inseriscono in un unico calderone gli zuccheri naturali presenti in frutta, verdura e latte, e quelli aggiunti. Anche i documenti ufficiali della Sinu (Società italiana di nutrizione umana) indicano come quantità massima il 15% delle calorie e non distinguono tra le due tipologie. Le linee guida Oms, USA e della Gran Bretagna dicono invece chiaramente che gli zuccheri aggiunti non devono superare il 10% delle calorie.
Le bizzarre teorie italiane sugli zuccheri
La preoccupazione di ritrovare nelle prossime Linee guida confusione su questo argomento, nasce dal fatto che in passato l’Italia ha già portato avanti teorie bizzarre in materia. Basta ricordare quando nel 2015 la delegazione italiana al Consiglio esecutivo dell’Oms, prese apertamente posizione contro la proposta delle nuove linee guida che limitavano l’assunzione di zuccheri semplici al 10% del fabbisogno calorico, con l’esortazione a ridurre ulteriormente questa soglia sino al 5%.
Le motivazioni addotte dal Ministero della salute per giustificare l’accaduto meritano di essere ricordate tanto erano imbarazzanti: “le raccomandazioni incluse nelle Linee guida appaiono eccessivamente restrittive, soprattutto allorché propongono una riduzione del consumo di zuccheri semplici al di sotto del 5 per cento. In proposito si deve tener conto che lo zucchero costituisce un nutriente essenziale (FALSO ndr) e che, come tutti gli altri, va assunto in quantità adeguate (FALSO ndr), anche se non eccessive; la riduzione dal 10 per cento al 5 per cento della quota di calorie da zuccheri semplici, rappresenta un obiettivo del cui beneficio non vi sono evidenze scientifiche oltre a interferire nella tradizione alimentare del nostro Paese”.
L’altro particolare interessante della vicenda è che uno dei due “esperti di salute” della delegazione ufficiale, per conto del Ministero degli Affari esteri, era Luca del Balzo, senior advisor della Ferrero. Secondo il Ministero della salute però si tratta di “esperti in negoziati internazionali, e non in materia di salute, data la natura diversificata e tecnica delle materie trattate”.
Come saranno le prossime Linee guida?
Alla luce di questi precedenti è lecito chiedersi cosa ci sarà scritto sulle nuove Linee guida. Un punto importante dell’intera questione potrebbe essere il conflitto di interessi degli esperti che hanno collaborato a redigere i testi. Si tratta di un tema non certo nuovo all’interno del Crea visto che Andrea Ghiselli, fino a qualche anno fa, era consulente di associazioni di categoria del settore dolciario e lattiero-caseario.
A nostro avviso è lecito pretendere che ogni partecipante alla stesura di testi riguardanti la salute generale della popolazione (italiana o mondiale) non abbia conflitti di interessi. In ogni caso, questo particolare deve essere dichiarato apertamente, come è prassi per i lavori scientifici e per tutti i documenti dell’Oms. Purtroppo questa trasparenza non ci sarà, così ha detto Ghiselli a Milano rispondendo a una domanda. Il dubbio è che diversi nutrizionisti che hanno collaborato alla stesura non amino dichiarare l’esistenza di “rapporti” con le aziende.
La richiesta di chiarimenti de Il Fatto Alimentare non può essere interpretata come un’invasione di campo o una violazione di un segreto. Fornire risposte precise su problemi così importanti è un dovere per un ente pubblico. Sarebbe sgradevole ritrovarsi con un testo simile a quello di 15 anni fa, senza una distinzione tra zuccheri aggiunti e naturali, redatto da nutrizionisti legati alle aziende che non hanno l’onestà intellettuale di dichiararlo. Purtroppo si tratta di un film che abbiamo già visto, basta ricordare la vicenda dell’olio di palma quando per difendere il grasso tropicale sono scesi in campo i più noti nutrizionisti televisivi, quasi tutti consulenti delle aziende o delle associazioni dei produttori di biscotti, snack e merendine.
Note:
(1) Sono quasi 20 anni che l’Oms ha indicato di limitare gli zuccheri aggiunti a meno del 10% : “For the first time in 1989, the WHO Study Group established a dietary goal for free sugars intake of less than 10% of total energy intake (4), and this was reiterated by the Joint WHO/FAO Expert Consultation on Diet, Nutrition and the Prevention of Chronic Diseases in 2002. (Per la prima volta nel 1989, il Gruppo di studio dell’Oms ha stabilito un obiettivo nutrizionale per l’assunzione degli zuccheri liberi a meno del 10% dell’assunzione calorica totale, e ciò è stato ribadito dalla Consultazione congiunta Oms/Fao su dieta, nutrizione e prevenzione delle malattie croniche nel 2002)”. Qui le Linee guida sull’assunzione di zuccheri di adulti e bambini dell’Oms
2) Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria, ente pubblico alle dipendenze del Ministero delle politiche agricole e forestali
3) Le evidenze per quanto riguarda il problema carie dentaria sono di natura ecologica (osservazionale) fatte da ricercatori di altissimo profilo scientifico senza conflitti di interesse, come questo studio sulla relazione tra zucchero e carie, oppure quest’altro.
4) Due esempi spiegano perché l’approccio dei Larn italiani sugli zuccheri andrebbe uniformato a quello dell’Oms:
A) Se un bambino di 6 anni (1600 kcal/die) assume in un giorno un succo di frutta e un gelato (25 g zuccheri aggiunti cadauno) supera il 10% dell’energia fissata delle linee guida Oms, Usa e Gb, ma non il valore italiano dove può arrivare al 12-13%, perché i nostri Larn consentono ai bambini di mangiare più dolci o bevande zuccherate rispetto agli altri Paesi.
B) Se un uomo adulto volesse mangiare in un giorno 1,8 kg di frutta (anguria, ciliegie, pesche, banane) per un totale di 130 g di zuccheri, pari a 520 Kcal supererebbe la soglia degli zuccheri semplici del 15% indicata dai Larn. Questo non succederebbe per le linee guida Oms, Usa e Gb dove il consumo di frutta è libero, perché non fa male, anzi!
NOTA GENERALE
Il documento EFSA del 2010 “Scientific Opinion on Dietary Reference Values for carbohydrates and dietary fibre” sul tema zucchero argomenta così “The Panel notes that a number of authorities have established upper limits for population average intake or individual intake of added sugars of <10 E% but others have not. Typically, such recommendations reflect a judgement of what level of sugar intake is practically achievable within the context of a nutritionally adequate diet based on known patterns of intake of foods and nutrients in specific populations. It is also noted that the average intake of (added) sugars in some EU Member States exceeds 10 E%, especially in children […] there are insufficient data to set an upper limit for (added) sugar intake”.
Il gruppo di esperti scientifici rileva che un certo numero di autorità ha stabilito limiti superiori per l’assunzione media della popolazione o l’assunzione individuale di zuccheri aggiunti rispetto al <10% dell’energia, mentre altri no. Queste raccomandazioni riflettono un giudizio su quale livello di assunzione di zucchero è praticamente realizzabile nel contesto di una dieta nutrizionalmente adeguata basata su modelli conosciuti di assunzione di alimenti e sostanze nutritive in specifiche popolazioni. Si osserva inoltre che l’assunzione media di zuccheri (aggiunti) in alcuni Stati membri dell’UE supera il 10%, in particolare nei bambini. “Il documento conclude dicendo che non ci sono dati sufficienti per stabilire un limite massimo per l’assunzione di zuccheri (aggiunto)” Una nuova opinione del panel di esperti è comunque attesa per il 2020.
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
Quando la scienza si sposa con l’industria che produce fa cose buone e belle, ma si separa da se stessa e dall’altro emisfero cerebrale che controlla la salute ed il benessere delle persone.
Non sono le mie convinzioni personali ma un’evidenza oggettiva con innumerevoli prove e conflitti d’interesse.
Si possono realizzare buoni compromessi tra la bontà, l’estetica ed un sano contenuto nutrizionale, ma occorrono ricercatori di livello e preparazione superiori a quelli mediamente addetti ai lavori.
Le ipotesi che correlano il consumo di zuccheri con obesità e diabete, sono state oggi smentite! Bene, tanto una volte che sei obeso e/o diabetico per l’eccessivo consumo di zucchero e calorie ingurgitate, ti medicalizzano con i farmaci e sei a posto così! Evviva la scienza che si sposa con l’industria, una mano lava l’altra oppure la destra non sa cosa fa la sinistra?
Dire che gli zuccheri della frutta si possono assumere tranquillamente perché la frutta “non fa mai male” è discutibile. Sono sempre zuccheri (glucosio, fruttosio e saccarosio) dove il fruttosio, in particolare, quando eccede i 40-50 gr al giorno non è certo un toccasana, qualunque sia la fonte
Nutrition. 2010 Nov-Dec;26(11-12):1044-9. doi: 10.1016/j.nut.2010.02.014. Epub 2010 May 14.
Fructose and metabolic diseases: new findings, new questions.
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Metabolic effects of fructose and the worldwide increase in obesity.
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Fructose and risk of cardiometabolic disease.
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Very high fructose intake increases serum LDL-cholesterol and total cholesterol: a meta-analysis of controlled feeding trials.
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Fructose consumption: potential mechanisms for its effects to increase visceral adiposity and induce dyslipidemia and insulin resistance.
Stanhope KL1, Havel PJ.
Mi sembra assurdo, totalmente anacronistico ed antiscientifico pensare che non esista correlazione fra consumo di zuccheri semplici raffinati, e diabete ed obesità …. Prova ne sia che, nelle popolazioni in cui non vi è uso di zuccheri raffinati, queste patologie sono pressoché inesistenti.