In queste ore il governo indonesiano minaccia l’espulsione di Leonardo DiCaprio a causa della decisione dell’attore di denunciare la distruzione delle foreste pluviali per far spazio alle coltivazioni di olio di palma. DiCaprio ha postato foto e commenti sui profili dei social network, durante una visita nell’isola di Sumatra. Come riferiscono i media indonesiani, secondo il direttore generale del Dipartimento all’immigrazione, il permesso d’ingresso di DiCaprio consente di svolgere solo attività turistiche. Se però l’attore “si trova in Indonesia per altri motivi, come creare disturbo all’ordine pubblico, screditare il governo e danneggiare gli interessi dello Stato, l’immigrazione è pronta ad espellerlo”.
In questi giorni, DiCaprio ha pubblicato diversi post, in cui sostiene la campagna per preservare l’ecosistema Leuser, in Indonesia, una delle più importanti aree di biodiversità e di foreste pluviali intatte rimaste nel Sud-Est asiatico, minacciate dall’espansione delle coltivazioni di palma da olio, mettendo a rischio di estinzioni le popolazioni locali di elefanti e orangutang.
In attesa delle decisioni dell’ufficio immigrazione, il Ministro per gli affari economici indonesiano, Darmin Nasution, si è rivolto direttamente ai Paesi europei, dicendo che se vogliono olio di palma sostenibile devono pagare, perché i costi non possono essere a carico dei soli produttori. Facendo poi riferimento alla Francia, che sta deliberando un incremento della tassa sull’olio di palma non sostenibile, il Ministro indonesiano ha dichiarato che, se questa misura verrà presa, l’Indonesia potrebbe denunciare la Francia all’Organizzazione mondiale del commercio (Omc).
La Francia non ha ancora chiarito quale potrebbe essere la certificazione di sostenibilità per esentare l’olio di palma dall’incremento della tassazione, che potrebbe essere la RSPO (Roundtable on Sustainable Palm Oil) anche se molto contestata. Il Ministro indonesiano ha fatto riferimento all’Indonesia Sustainable Palm Oil (ISPO), una certificazione gestita direttamente dal Ministero dell’agricoltura indonesiano, che oggi riguarda solo l’11% delle piantagioni. La certificazione ISPO del governo indonesiano ha, tra i propri standard, anche il contenimento delle emissioni di anidride carbonica. Il Ministro agli affari economici indonesiano intervenendo a Bali alla Conferenza internazionale su olio di palma e ambiente, davanti a una platea di 400 industriali, in riferimento agli accordi della recente Conferenza di Parigi sul clima, dove l’Indonesia si è impegnata a ridurre autonomamente del 29% le sue emissioni di CO2 entro il 2030, ha detto che se ci sarà sostegno finanziario internazionale la percentuale potrà arrivare al 41%. Insomma, se i paesi sviluppati vogliono olio di palma sostenibile, devono pagare e accettare che la certificazione sia quella del governo indonesiano. Le tasse sull’olio di palma non sostenibile porteranno invece una denuncia all’Omc. Un’ultima nota, se i turisti mettono post su facebook in difesa delle foreste pluviali potranno essere espulsi. Intanto, la petizione contro l’invasione dell’olio di palma lanciata da Il Fatto Alimentare insieme a Great Italian Food Trade su Change.org prosegue e ha ormai superato le 170 mila adesioni.
bella iniziativa!
Uno degli attori più pagati di Hollywood, premio Oscar, che si mette in gioco per una causa nobile e mettendoci del suo (certamente non è pagato da noi consumatori! né esiste una lobby del burro o dell’olio d’oliva!).
Un esempio a contrario dei tanti sedicenti giornalisti e nutrizionisti nostrani, prezzolati dall’industria contro gli interessi della gente.
Più che leggi e tasse, la mossa vincente è la scelta consapevole del consumatore, cui serve un’informazione corretta e completa.
Scegliamo solo prodotti con burro o con olio di oliva, magari italiano, a sostegno della nostra salute e della nostra agricoltura!
con quel genere di avvisi e minacce ai turisti, non credo che l’Indonesia ne esca bene da questa vicenda.
BRAVO. Comunque io non compro più prodotti che contengono olio di palma.
Suggerisco una petizione per l’adozione a distanza, in tutto il mondo, delle aree a naturale vocazione agricola ed ittica, al fine di riconoscere e proteggere per legge l’antico Sapere di agricoltori, contadini di montagna, pescatori e la biodiversità come bene primario universale. Grazie
Claudio Buttura