Pfas greenpeace

L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) ha pubblicato il primo dei due pareri richiesti dalla Commissione europea sui Pfas (sostanze perfluoroalchiliche). Questi composti hanno inquinato le falde acquifere di una sessantina di comuni del Veneto e sono entrate nella catena alimentare, probabilmente a causa degli scarichi della fabbrica Miteni, che poche settimane fa ha dichiarato fallimento e cesserà l’attività entro la fine dell’anno.

Questo primo parere dell’Efsa riguarda i rischi per la salute umana legati alla presenza del Pfos (perfluorottano sulfonato) e del Pfoa (acido perfluoroottanoico) negli alimenti, mentre il successivo parere riguarderà gli altri composti che fanno parte del gruppo dei Pfas. Pfos e Pfoa, ricorda l’Efsa, sono due sostanze chimiche artificiali ampiamente utilizzate in ambito industriale e nei beni di consumo a partire dalla metà del XX secolo, che persistono nell’ambiente a causa del loro lento degrado. Possono inoltre accumularsi nell’organismo umano, quindi possono passare molti anni prima di poterle eliminare.

Per il Pfos, gli elementi critici sono stati individuati nell’aumento del colesterolo totale nel siero per gli adulti e nella diminuzione della risposta degli anticorpi alla vaccinazione nei bambini. Per il Pfoa, è stato identificato un aumento del colesterolo totale nel siero e un incremento delle percentuali di soggetti con alti livelli dell’enzima epatico alanina aminotransferasi (ALT) nel siero, con rischio di danni al fegato. Per entrambe le sostanze è stata osservata anche una riduzione del peso alla nascita

Di fronte a questi effetti nocivi, l’Efsa ha abbassato notevolmente, rispetto al suo precedente parere del 2008, le dosi tollerabili, cioè la stima della quantità di sostanza che può essere ingerita nell’arco di una vita senza rischi apprezzabili per la salute.

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L’Efsa ha abbassato la dose tollerabile di alcuni Pfas, sostanze perfluoralchiliche che hanno contaminato le acque in alcune zone della Regione Veneto

Per quanto riguarda il Pfoa, nel 2008 l’Efsa aveva fissato una dose giornaliera tollerabile di 1.500 nanogrammi per chilogrammo di peso corporeo al giorno. Adesso, invece, indica una dose settimanale tollerabile pari 6 nanogrammi per kg di peso, corrispondenti a 0,86 nanogrammi al giorno. Per il Pfos, nel 2008 l’Efsa aveva fissato una dose giornaliera tollerabile di 150 nanogrammi al giorno per kg di peso corporeo. Adesso, invece, indica una dose settimanale tollerabile pari 13 nanogrammi per kg di peso, corrispondenti a 1,86 nanogrammi al giorno.

Per entrambi i composti, osserva l’Efsa, l’esposizione di una parte considerevole della popolazione europea supera le nuove dosi settimanali tollerabili indicate. L’Efsa afferma che si tratta di conclusioni provvisorie, che verranno riviste durante il completamento della seconda parte della valutazione dei rischi dei Pfas.

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Osvaldo F.
Osvaldo F.
28 Dicembre 2018 16:19

Ma queste non erano sostanze usate per rendere antiaderente il pentolame? E a suo tempo l’usura e rilascio del rivestimento veniva definito non pericoloso? Anche io ne ho usate a gogò e senza ansie, visto che erano innocue. O mi sbaglio?

ezio
ezio
30 Dicembre 2018 11:46

Interessante e completo, anche per le ricerche collegate questo articolo del Il Sole 24 Ore sull’argomento:
https://www.ilsole24ore.com/art/impresa-e-territori/2017-12-05/tutti-luoghi-contaminati-italia-alessandria-prato-misterioso-caso-fiume-serio-115531.shtml?uuid=AEyjJTND