L’Autorità europea per la sicurezza alimentare ha pubblicato oggi la decisione relativa alla tossicità del Bisfenolo A. Nonostante le incertezze esistenti il gruppo di esperti ha scelto un atteggiamento di cautela non modificando la dose giornaliera tollerabile (Tdi) pari a 0,05 mg/kg di peso corporeo adottata nel 2006 e riconfermata nel 2008. I membri del gruppo di esperti Cef riconoscono che alcune ricerche segnalano effetti avversi sugli animali esposti al BpA durante la fase dello sviluppo, a dosi di molto inferiori a quelle impiegate per determinare l’attuale dose giornaliera tollerabile. Questi studi evidenziano alterazioni biochimiche del sistema nervoso centrale, effetti sul sistema immunitario e una maggior predisposizione al tumore della mammella. Pur tuttavia gli esperti hanno rilevato parecchie lacune. Il panel si è quindi impegnato ad esaminare i nuovi dati che verranno pubblicati.
“L’opinione tiene conto dei numerosi studi condotti sono ad ora – commenta Alberto Mantovani direttore del reparto di tossicologia alimentare e veterinaria dell’Istituto superiore di sanità e che ha contribuito all’attuale opinione Efsa. Certo i livelli di dose giornaliera non sono cambiati, soprattutto perchè i dati non sono ancora sufficienti per stabilire una corretta valutazione del rischio. L’opinione Efsa identifica aree di incertezza ed il discorso resta aperto a prossimi sviluppi. Sulla base di questa opinione scientifica, ora la parola passa ai legislatori europei, che valuteranno se esiste la base per ricorrere al principio di precauzione e adottare provvedimenti, come hanno fatto alcuni Stati europei”.
La situazione attuale è infatti molto diversificata. Negli ultimi mesi diversi Paesi hanno adottato provvedimenti per limitare l’uso del BpA soprattutto nei biberon di plastica per i bambini visto che una crescente quantità di dati scientifici ritiene che i bambini siano particolarmente a rischio anche in presenza di dosi molto basse. In prima fila troviamo la Francia che il 10 maggio di quest’anno ha vietato la vendita dei biberon contenenti BpA, seguita dall’Inghilterra e dalla Danimarca. Anche in America diversi stati hanno vietato questi biberon il recentemente anche la Food and Drug Administration ha diffuso un comunicato elencando i rischi per la salute correlati alla presenza di (BpA) in alcuni recipienti di plastica per alimenti.
L’Agenzia americana ha infatti modificato il parere espresso in precedenza, sulla base di pubblicazioni dell’Istituto nazionale della salute (Nih) che avanzano riserve sulla presenza del BpA nel cibo. La questione è stata segnalata in agosto 2009 dalla rivista dei consumatori americana Consumer Reports. Il mensile in un test condotto in laboratorio su alcuni alimenti confezionati ha riscontrato tracce della sostanza in quasi tutti i 19 prodotti esaminati (succhi di frutta, verdure in scatola, tonno, carne in scatola, conserve, pelati, zuppe, piatti pronti), compresi i prodotti biologici.
Il paese considerato più “oltranzista“ è però il Canada dove il divieto per i biberon in policarbonato è entrato in vigore due anni fa, e fra poche settimane verranno introdotte nuove restrizioni con l’inserimento del BpA nella lista delle sostanze tossiche.
La situazione in Italia è migliorata visto che adesso la maggior parte dei biberon in vendita non contengono BpA. Da noi ci sono marche come Nuk, Mebby, Mam e Avent-Philips che da anni vendono biberon senza BpA . L’azienda leader Chicco ha iniziato solo nei primi mesi di quest’anno ad affiancare i vecchi biberon con Bisfenolo A a quelli che non lo contengono più. Attualmente in vendita si trovano quindi entrambe le versioni.
La scheda
Il Bisfenolo A (BpA) costituisce oltre il 70% del materiale plastico conosciuto con il nome di policarbonato, e per rendersi conto si tratta di una produzione annua pari a di 3 milioni di tonnellate nel mondo.
Si tratta del principale componente del policarbonato utilizzato per imballaggi e contenitori, ed è anche un componente delle resine epossifenoliche, impiegate nel rivestimento interno delle scatolette di metallo di alimenti e bibite, dei coperchi dei vasetti di omogeneizzati e di bottiglie di vetro. E’ anche presente nelle stoviglie di plastica e in diversi contenitori per alimenti nei serbatoi domestici dell’acqua potabile e nei tini per il vino ed è classificato come interferente endocrino ( ovvero sostanze che possono entrare in conflitto con le sostanze ormonali dell’uomo) e può interferire anche con la tiroide.
“Il BpA – precisa Alberto Mantovani direttore del reparto di tossicologia alimentare e veterinaria dell’Istituto superiore di sanità – secondo alcuni studi produce effetti simil-estrogenici ed alterazioni della risposta endocrina ed immunitaria sull’organismo. La questione è delicata perché quando si valutano i rischi per il bambino, bisogna considerare oltre alla contaminazione dovuta al contatto diretto del biberon con il latte, anche l’apporto derivante dalla contaminazione ambientale dovuta all’uso del bisfenolo A come additivo delle plastiche in moltissimi oggetti. Da qualche anno la comunità scientifica sollecita una regolamentazione più severa per gli interferenti endocrini (Ie) ormai considerati contaminanti ubiquitari. La lista degli Ie purtroppo è lunga e comprende anche, tra gli altri, le famose diossine, i ritardanti di fiamma utilizzati in apparecchiature elettroniche e nelle tappezzerie, diversi pesticidi. Una crescente quantità di dati scientifici ritiene che il feto ed il bambino sono particolarmente a rischio anche in presenza di dosi di interferenti endocrini molto più basse di quelle che causano effetti nell’adulto”.
Roberto La Pira
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