La marmellata Rigoni di Asiago ritirata dal mercato giapponese: troppo cesio radioattivo. Ma i valori sono ampiamente entro i limiti Europei. Nessun problema per i consumatori
La marmellata Rigoni di Asiago ritirata dal mercato giapponese: troppo cesio radioattivo. Ma i valori sono ampiamente entro i limiti Europei. Nessun problema per i consumatori
Roberto La Pira 29 Ottobre 2013I giapponesi hanno ritirato dal mercato un lotto di marmellata Fiordifrutta Mirtilli neri di bosco biologica, della famosa marca Rigoni di Asiago, per l’elevato contenuto di Cesio 137, un isotopo radioattivo che secondo le analisi è presente in quantità pari a 140 bequerel/kg. Si tratta di un livello superiore a quanto previsto dalle nuove norme in materia varate nel marzo 2012 dalle autorità sanitarie del Giappone, che prevedono come limite massimo per gli alimenti solidi, 100 bequerel/kg. Secondo l’azienda, il campioni esaminati fanno parte di un lotto inviato in Giappone diversi mesi fa e i mirtilli utilizzati sono stati importati dalla Bulgaria. L’ipotesi più accreditata è che l’elevata radioattività sia dovuta all’incidente nucleare di Chernobyl in Ucraina nel 1986.
La questione non deve destare allarme, perché in Europa i limiti di radioattività riferiti al Cesio 137 variano da un minimo di 600 a un massimo di 1200 bequerel/kg (da 6 a 12 volte in più rispetto ai limiti giapponesi). La marmellata Rigoni rientra ampiamente nei parametri di legge e può essere consumata senza problemi. L’altro elemento da considerare è che secondo quanto riferito dall’azienda, i lotti di marmellata attualmente bloccati alla dogana giapponese hanno un contenuto di Cesio di pochi bequerel che rientra ampiamente nei limiti più restrittivi fissati dalle autorità sanitarie asiatiche.
Considerando la situazione che si è venuta a creare nel Paese dopo l’incidente di Fukushima con la contaminazione di un’ingente parte del territorio, è comprensibile la scelta delle autorità sanitarie di abbassare drasticamente i limiti di radioattività del cibo, per compensare la contaminazione ambientale di vaste aree. Diciamo che si tratta di un provvedimento quasi obbligato, per cercare di “risarcire” o quantomeno di ridurre l’impatto sui consumatori. «La quota di 600 bequerel/kg in Italia e in Europa si raggiunge raramente – spiega a Il Fatto Alimentare Giuseppe Sgorbati, direttore scientifico dell’Arpa Lombardia (Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente) ed esperto di radioattività. Il valore viene utilizzato essenzialmente per limitare casi “spot”, legati a derrate particolari, come alcuni tipi di cacciagione e prodotti di bosco, all’interno di specifiche catene trofiche, che hanno impatto estremamente limitato. In Europa è stata presa in considerazione l’ipotesi di applicare il limite di 100 bequerel/kg ma questa decisione non porterebbe a reali vantaggi. I valori normalmente rilevabili negli alimenti sono dell’ordine di decimi di bequerel. La cosa più importante – conclude Sgorbati – è avere un’efficace rete per il rilevamento della radioattività e utilizzare adeguati indicatori di “attenzione“, per attivare indagini mirate in caso di discostamento dalla media».
Nella tabella riportiamo i valori di radioattività riferiti al Cesio 137 fissati per il prodotti alimentari commercializzati in Giappone in vigore dal mese di aprile 2012 e quelli precedenti introdotti nel marzo 2011. Nella colonna ci sono anche i limiti ammessi in Europa e negli Stati Uniti. Come si vede i valori giapponesi riferiti al cibo (esclusi i liquidi) i sono da 6 a 12 volte inferiori rispetto a quelli europei, proprio per la situazione che si è creata nel Paese dopo l’incidente di Fukushima.
Limiti di radioattività riferiti al Cesio 137 nei vari Stati | Prodotti alimentari liquidi (bevande) Bq/kg | Latte e prodotti lattiero-caseari Bq/kg | Altri prodotti alimentari esclusi quelli liquidi Bq/kg | Baby food Bq/kg |
Giappone (dal mese di aprile 2012) | 10 | 50 | 100 | 50 |
Giappone (limiti precedenti introdotti nel marzo 2011) | 200 | 200 | 500 | 500 |
USA | 1.200 | 1.200 | 1.200 | 1.200 |
Europa | 1.200 | 1.000 | 600/1.250 | 400 |
Codex alimentarius | 1.000 | 1.000 | 1.000 | 1.000 |
Roberto La Pira
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza in test comparativi. Come free lance si è sempre occupato di tematiche alimentari.
Nell’articolo leggo che “Secondo l’azienda, il campioni esaminati fanno parte di un lotto inviato in Giappone diversi mesi fa e i mirtilli utilizzati sono stati importati dalla Bulgaria” cosa questa scritta anche sul Corriere.it, ma in un articolo su Gazzettino.it leggo invece che: “l’azienda ha risposto che i mirtilli “sono frutti selvatici di montagna”
(suppongo italiana, sennò a che senso precisarlo?)
I mirtilli sono Bulgari
Immagino che in etichetta non vada indicata la provenienza della frutta, altrimenti le vendite sarebbero dimezzate, a prescindere bequerel/kg!
Che che ne dic Rigono, la questione desta molta allerta perchè importare quintali di mirtilli ha un bell’impatto ambientale, altro che “può essere consumata senza problemi da tutti”.
Cordiali saluti, Gino
Non sono d’accordo , il livello di radioattività in Giappone è minore di 6-12 volte rispetto a quello Europeo per motivi sin troppo evidenti . Tenga conto che i nostri limiti sono un riferimento. Di solito il livello di radioattività del cibo raggiunge valori inferiori a 10 .
Sarebbero dimezzate le vendite perchè i frutti vengono dalla Bulgaria? Probabilmente è vero. D’altra parte è difficile combattere contro l’ottusa ignoranza delle persone che considerano poco sicuri i prodotti che vengono da fuori i nostri confini e si ostinano a pensare che il made in italy sia “the best” perchè siamo bombardati dalle bugie che sostengono l’eccellenza dei nostri controlli e delle nostre materie prime.
Non capisco…quindi se per legge il cianuro non fosse velenoso, se ingerito non si morirebbe più? 600bq/kg sono o non sono dannosi? 100 bq/kg sono o non sono dannosi? Se normalmente negli alimenti sono presenti decimi di bq, forse una quantità 10 volte superiore bene non fa, no?
Il Cianuro c’è in piccolissime quantità anche nell’acqua e nessuno sta male per questo . La pericolosità è sempre rapportata alla quantità. I 600 bq sono un livello che non dà problemi , lo dicono le autorità sanitarie. Negli alimenti in Europa sono presenti pochi bequerel, meglio. Ma anche se fossero 100 si dovrebbe stare tranquilli.
Neppure io capisco la logica di La Pira.
1) se negli alimenti, in europa, sono presenti pochi bq/kg, perché sono tollerati valori così alti? Se i nostri limiti sono “un riferimento” (chissà cosa significa) perché il “riferimento” non è più basso visto che negli alimenti la radioattività presente pare sia di gran lunga inferiore?
2) 600 non dà problemi, ma 1200?
3) a 100 si può stare tranquilli, ma a 1200?
4) perché quindi non tenere la soglia a 100 o 500 ma a 1200?
Grazie
Quando vengono fissati dei limiti ci sono molte ragioni e io li rispetto se provengono da fonti accreditate e dalla Comunità scientifica. Il limite di zero che tutti auspichiamo e vorremmo è un assurdo e non esiste. La radioattività non è un problema in Europa in questo momento.
Sulla produzione della frutta in Bulgaria, il sito di Rigoni lo indica espressamente… http://www.rigonidiasiago.com/azienda/la-filiera-produttiva/
Tutte cavolate!! Un prodotto che si definisca Bio non deve avere neanche la minima traccia di radioattivita’. Perche’ non mettono in etichetta la dicitura”puo’ contenere cesio radioattivo aNorma Di Legge”…vediamo qta ne vemdonp
Purtroppo c’è molta difficoltà a reperire mirtilli e similari, la maggior parte provengono dall’Est Europa, sta nell’azienda controllare tutte le partitte che entrano. Poi se ci sono dei limiti di legge a livello Europeo e Mondiale una volta che l’azienda ha rispettato questi limiti è a posto. limiti che fissano tenendo conto di tanti aspetti. Se il prodotto è BIO deve rispettare per questi parametri gli stessi dei prodotti convenzionali.
Riporto quanto scritto nell’articolo sopra… ” In Europa è stata presa in considerazione l’ipotesi di applicare il limite di 100 bequerel/kg ma questa decisione non porterebbe a reali vantaggi. I valori normalmente rilevabili negli alimenti sono dell’ordine di decimi di bequerel. La cosa più importante – conclude Sgorbati – è avere un’efficace rete per il rilevamento della radioattività e utilizzare adeguati indicatori di “attenzione“, per attivare indagini mirate in caso di discostamento dalla media». ”
Vantaggi reali per chi ???!!!!
ricordo che anche i valori per l’acqua potabile sono stati più volte cambiati,proprio per interessi non certo dei consumatori,lo stesso vale per l’inquinamento dell’aria,anche qui i valori di tossicità di alcuni anni fa non sono più gli stessi altrimenti andremmo tutti a piedi da un bel pezzo.
Si può dedurre che tali calcoli non son certo fatti consideranno i danni che potrebbero causare,non son certo le autorità preposte a fornirci garanzie visto che fanno il bello e cattivo tempo a secondo degli interessi politici e delle leggi di mercato.Se si pensa come la sanità gestisce i valori di colesterolo e molti altri continuando,in questo caso ,ad abbassare la soglia proprio per creare continui “malati” in modo di far fruttare gli interessi delle case farmaceutiche,ci potremmo forse fidare delle autorità preposte alla salvaguardia della nostra salute ??!! è una vera barzelletta come il livello fissato ultimamente dal Giappone,rifiutano i prodotti che per noi invece sarebbero sani per poi,una volta passato il loro confine se rispondenti ai loro valori,salire smisuratamente perché i livelli di radioattività in Giappone sono alle stelle,una vera farsa .
Comunque Rogoni in una sua nota dichiara che i mirtilli arrivano dall’Ucraina e non dalla Bulgaria,comunque sia ,visto che le dichiarazioni si sprecano,non capisco perché acquistarli da paesi che sono sicuramente molto più esposti di altri dato la vicinanza con la famigerata centrale.L’unica ragione è quella economica,si sa che la frutta come i mirtilli solitamente sono di origine selvatica però in Italia esistono parecchie aziende che producono coltivazioni di mirtilli proprio per la produzione di marmellate biologiche,certo devono continuamente essere monitorate ma da chi ?? e con quali parametri ?? visto che tali valori ancora non si è capito quando e quanto son realmente dannosi per la salute dei consumatori.
Ho sempre acquistato e difeso Rigoni perché si è sempre impegnata molto e seriamente nel suo lavoro ma questa volta non mi è proprio andata giù….
Altra considerazione,certo che Bulgaria o addirittura Ucraina sono decisamente molto più rischiosi come provenienze però vorrei ricordare che buona parte dell’Italia e in particolare il Veneto dove ha sede la ditta,sono state esposte tanto quanto altri paesi confinanti con l’Ucraina ad altissimi livelli di radioattività,quindi forse un po’ più di attenzione anche in casa nostra non guasta.
In oltre, prodotti di altre case,non cero di produzione biologica,che oltre alla radioattività contengono una dose massiccia di pesticidi,ogm che non vengono citati in etichetta,qualcuno li controlla ?? dovremmo quindi aspettare che vengano esportate verso il Giappone per essere allertati ???!!!! Abbiamo proprio da stare tranquilli,non c’è che dire………
Non sono molto d’accordo su questa visione pessimistica della situazione sulla radioattività. In ogni caso Rigoni dichiara che i mirtilli neri provengono dalla Bulgaria e precisa che i limiti attuali di cesio 137 riscontrati sui lotti sono bassissimi.
Saranno pessimistici ma sarebbe necessario avere delle tabelle di parametri che siano uguali per tutto il mondo non esistono cittadini di diverse serie e scale di esposizione tollerabile alle radiazioni.
Cito solo un link per rendersi conto di qualche fatto che avviene nel nostro paese e che non ci fa certo star tranquilli e allegri.
Poi chiudo qua perché altrimenti rischio di rubare spazio e di uscire fuori tema,già ho rischiato il primo commento.
Che serva per riflettere e chiederci dove stiamo andando accanendo contro la povera Rigoni mentre i pericoli li abbiamo “silenziosi” in casa nostra e non è certo Rigoni da tenere sotto osservazione……
Grazie comunque per aver pubblicato i miei commenti
http://www.articolotre.com/2013/10/eurex-di-saluggia-le-inconfessabili-strategie-militari-si-trasformano-in-emergenza-ambientale/219994
La verità è che i mirtilli bulgari costano meno anche per questo! In Italia ne abbiamo volontà e li trovo spesso durante le passeggiate di trekking!
Ciò che mi infastidisce di più è che Rigoni di “ASIAGO” sembra, almeno dal nome, prediligere prodotti ITALIANI altrimenti perché non chiamarla Rigoni Europa ?
Anche io li vedo quando vado a camminare in montagna, ma le quantità che servono ad una azienda sono industriali e a volte per certi prodotti è necessario reperirli all’estero. Questo con tutti i dovuti controlli.
Inoltre non c’è alcuna frode da parte di Rigoni in questo caso, perchè sotto il logo BIO non viene scritto ITALIA, ma Agricoltura EU, quindi sta nel consumatore fare attenzione alle etichette di ciò che compra. E in questo il biologico è avanti rispetto ai prodotti convenzionali, perchè nel BIO è obbligatorio mettere la provenineza agricola delle materie prime utilizzate.
Sono sicuro che la radioattività del potassio naturalmente presente nel latte sia di gran lunga superiore. 140 è un valore basso, anche i nostri mirtilli e i nostri terreni montani sono contaminati, non sono esenti. Il tonno del Pacifico? Il grano, da cui la pasta e il pane, i funghi sulla pizza? Pizza con funghi e farina un quarto da bielorussia… possiamo solo mangiare poco e di tutto, come sempre, variando