I 2.987 membri del National People’s Congress (NPC), la più ampia assemblea parlamentare del pianeta, sono riuniti a Pechino per discutere – tra i vari temi – la costituzione di un’Agenzia governativa unica a presidio della sicurezza alimentare.
Hu Jintao, Presidente in uscita, aveva dato il via libera alla riforma e al miglioramento delle procedure di supervisione sulla sicurezza di alimenti e medicinali nel novembre scorso, come emerge dal Rapporto del 18° Congresso del Partito Comunista Cinese.
Se agli Stati Uniti (1) sono servite decine di anni per riformare le norme basilari sulla sicurezza alimentare, la Repubblica Popolare Cinese ha messo a punto una serie di riforme strutturali in questo settore a partire dal 2.000. Una sfida difficile, poiché si é trattato di tutelare la salute di 1,4 miliardi di consumatori in un’era di sviluppo economico a due cifre e flussi oceanici di lavoratori dalle campagne alle città. Ma la determinazione non é mancata.
Chen Xiaohong, vice ministro della salute, ha annunciato il 3 marzo la più attesa delle riforme (2). L’istituzione appunto di un’Agenzia che assumerà i compiti sinora ottemperati da vari enti governativi. L’Agenzia si occuperà sia di riforme legislative, in primis la semplificazione dei circa 5.000 standard vigenti su sicurezza e qualità alimentare, sia di coordinare i controlli pubblici ufficiali.
Un buon esempio per l’Italia, ove ancora si naviga a vista in un coacervo di normative obsolete, spesso sovrapposte e incompatibili con il diritto UE. E si stenta a riconoscere apertis verbis l’esclusiva competenza del Ministero della salute sulla sicurezza di processi e prodotti alimentari, oltreché sull’informazione al consumatore relativa a questi ultimi (3). Con il paradosso che una pletora di Autorità, le quali dipendono da diversi Ministeri, ancora si muovono in “schieramento misto” nei controlli pubblici ufficiali sulla sicurezza alimentare, talora in difetto delle competenze necessarie.
Ai prossimi governanti italiani, siano essi tecnici o politici, rivolgiamo un accorato appello per valorizzare il secondo settore manifatturiero del paese, da cui dipende il nutrimento dei suoi abitanti. Servono sostegno e accesso al credito per migliaia di micro-imprese, ma anche regole chiare e coerenti con l’acquis communitaire. E soprattutto, bisogna affidare pieni poteri all’Amministrazione sanitaria sulla gestione e il coordinamento dei controlli in ogni ambito territoriale (comune, provincia, regione, nazione).
Dario Dongo
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Per maggiori informazioni:
(1) http://www.ilfattoalimentare.it/obama-politica-alimentare.html
(2) http://usa.chinadaily.com.cn/life/2013-03/05/content_16278174.htm
(3) Come stabilito nel regolamento europeo sui controlli, reg. CE 882/04 (articolo 2) e ribadito in quello che disciplina l’informazione al consumatore (reg. UE 1169/2011, considerando 52)
Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
L’altro punto da non dimenticare è la costituzione di un’Agenzia per la sicurezza alimentare anche nel nostro Paese rimasto forse l’unico nell’UE ad esserne privo.
Esatto!! Quello che intendevo io con il termine “Sistema di vigilanza nazionale” commentando l’appello della ditta di pasta fresca artigianale brianzola coinvolta nello “scandalo” della carne equina mista a carne bovina.
Bell’articolo, i cinesi quando si mettono in testa che devono fare le cose le fanno davvero