Gli integratori alimentari sono prodotti molto amati in tutto il mondo ‘ricco’ e gli italiani sono i principali consumatori di questi prodotti in Europa, acquistandoli per i motivi più vari. Recentemente ha fatto scalpore negli Stati Uniti un video pubblicato su TikTok in cui un fotografo di nome Tyler Wesley sosteneva di essere ‘guarito’ dall’ansia che lo tormentava da 30 anni grazie all’assunzione di un integratore che combinava 500 mg di magnesio con la vitamina D3.
Il Guardian ha ripreso la storia in un articolo che in qualche modo sostiene il ruolo di questo minerale per contrastare l’ansia e le forme più blande di depressione. Non è la prima volta che si tira in ballo questa sostanza in relazione ad ansia e depressione e alcuni studi sembrano sostenere questo suo ruolo. D’altra parte, viene il sospetto di un’operazione commerciale, visto che l’integratore citato, a base di magnesio, può essere acquistato nel negozio online di TikTok.
Vale la pena utilizzare questi prodotti? Abbiamo chiesto un parere ad Antonio Pratesi, medico dietologo.
“Alcuni studi preliminari suggeriscono un effetto benefico della supplementazione di magnesio sull’ansia e la depressione – spiega Pratesi – ma le evidenze non sono ancora sufficienti per poterlo suggerire come terapia. Quindi per ora il magnesio non fa parte delle terapie mediche riconosciute per curare l’ansia o la depressione. È invece un farmaco importante in diverse situazioni cliniche come, per esempio, in caso di gravi alterazioni del ritmo cardiaco che possono portare a morte il paziente, nel trattamento e profilassi dell’eclampsia (grave patologia della gravidanza), ed è anche utile per ridurre i crampi muscolari di donne gravide. Mentre sono necessari ulteriori approfondimenti prima di proporre il magnesio in caso di ansia, come prodotto complementare alle terapie di provata efficacia.”
Stiamo comunque parlando di farmaci, mentre gli integratori, per definizione, sono destinati ‘semplicemente’ a colmare delle carenze. Qual è il fabbisogno giornaliero di magnesio?
“Il magnesio è necessario per l’attività di più 300 enzimi, – spiega il medico – è fondamentale per la funzione dei muscoli, per la conduzione nervosa, la produzione di energia, il mantenimento del ritmo cardiaco e la salute delle ossa. Il fabbisogno per la popolazione italiana adulta è di 240 mg al giorno (PRI, cioè assunzione raccomandata per la popolazione) e l’assunzione reale, come pubblicata nel 2014, nell’ultima edizione dei LARN (Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed energia per la popolazione italiana), era di circa 261 mg al giorno. Quindi in Italia non c’è alcuna carenza nella popolazione generale sana.”
“Siamo in attesa dei nuovi LARN, dopo la recente conclusione dello studio SCAI IV che ha rilevato i nuovi consumi degli italiani. Nel caso di specifiche patologie è possibile avere delle carenze di magnesio: per esempio in caso di disturbi gastrointestinali, malattie renali, diabete mellito, ipertiroidismo, negli ustionati… o semplicemente dopo assunzione di alcol.”
“Negli Stati Uniti, però, hanno stabilito dei valori più alti come fabbisogni della popolazione generale, – continua l’esperto – si parla infatti di 420 mg/giorno per gli uomini e 320 mg per le donne adulte. La dieta che viene assunta in questo Paese contiene meno magnesio rispetto alle dosi raccomandate; quindi c’è una carenza cronica di magnesio nella popolazione senza che si abbiano dei sintomi clinici. Si ritiene che questa carenza possa contribuire a malattie come ipertensione arteriosa, malattie coronariche, preeclampsia (ipertensione in gravidanza) e osteoporosi.”
In base ai dati disponibili, quindi, la popolazione italiana in generale non si dovrebbe trovare in situazioni di carenza. In ogni caso, cosa possiamo fare per aumentare la quantità di magnesio nella dieta senza ricorrere agli integratori?
“È sufficiente aumentare la percentuale di alimenti di origine vegetale – spiega Pratesi – infatti questi contengono più magnesio. Una dieta vegetariana di 2.000 kcal può arrivare ad avere un contenuto di magnesio doppio rispetto ad una dieta onnivora (600 contro 300 mg al giorno), e questo perché la quantità di cereali, legumi, frutta e verdura consumata dai vegetariani è maggiore rispetto a quella della popolazione generale.”
“Bisogna notare che spesso molte persone, spinte dalla pubblicità, assumono supplementi di magnesio in autonomia senza aver preventivamente verificato i valori ematici e senza chiedere consiglio ad alcun medico. – Fa notare Pratesi – L’esame del magnesio non si fa di routine nella popolazione generale sana né nei malati, ma solo nei pochi casi in cui si sospetta una carenza. Questo accade anche perché il dosaggio di questa sostanza nel sangue non è affidabile come esame, e i valori possono essere normali anche se siamo in una situazione di carenza. Bisognerebbe dosare il magnesio nei globuli rossi o nelle urine con metodologie più complesse che si utilizzano solamente se si sospetta una carenza.”
Esiste la possibilità di assumere una quantità eccessiva di magnesio, con l’alimentazione o con integratori?
“Il rischio di sovradosaggio di magnesio si ha solo quando si assumono integratori, in particolare quando siamo di fronte a una insufficienza renale. Introdurre magnesio con il cibo non ha effetti collaterali.”
Cosa si può consigliare, quindi, alla popolazione generale?
“Un’alimentazione equilibrata è in grado di fornire tutto il magnesio di cui abbiamo bisogno, nella maggior parte delle situazioni fisiologiche della vita, salvo poche eccezioni. – Sottolinea Pratesi – In alcuni casi, quando l’alimentazione non è adeguata, potrebbe essere utile assumere del magnesio ma l’opzione più logica è quella di correggere l’alimentazione. Assumere integratori senza sapere se abbiamo una reale carenza risponde per lo più ad esigenze psicologiche indotte dalla pubblicità. Inoltre ricordiamo che è sempre opportuno avvisare il medico di famiglia se si stanno assumendo integratori o altri prodotti fitoterapici perché possono avere delle iterazioni importanti con farmaci o terapie (ad esempio oncologiche) che si stanno assumendo.”
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Giornalista pubblicista, laureata in Scienze biologiche e in Scienze naturali. Dopo la laurea, ha collaborato per alcuni anni con l’Università di Bologna e con il CNR, per ricerche nell’ambito dell’ecologia marina. Dal 1990 al 2017 si è occupata della stesura di testi parascolastici di argomento chimico-biologico per Alpha Test. Ha collaborato per diversi anni con il Corriere della Sera. Dal 2016 collabora con Il Fatto Alimentare. Da sempre interessata ai temi legati ad ambiente e sostenibilità, da alcuni anni si occupa in particolare di alimentazione: dalle etichette alle filiere produttive, agli aspetti nutrizionali.