Le segnalazioni diramate ogni settimana dal  Sistema di allerta rapido per cibo e mangimi (Rasff) di Bruxelles oscillano da 50 a 70. Il  ministero della Salute italiano si distingue perchè invia sempre numerosi report su prodotti e partite riitirate  dal mercato. Nell’elenco si trova di tutto dai frammenti  di metallo nei dessert, alla ricotta contaminata da Bacillus cereus, nella lista è transitata anche la famosa vicenda della mozzarella blu  tedesca e italiana. Tra le ultime segnalazioni spicca il ritrovamento di una lenza di nylon di 12 cm in una scatoletta di tonno confezionato in Costa d’Avorio, il ritiro dal mercato della Nocciolata Rigoni per un problema di etichetta , l’importazione  di spigole importate dall’Argentina contaminate da larve di parassiti Anisakis,  alghe provenienti dalla Danimarca con troppo  acido benzoico, una  partita di pesce spada congelato portoghese con un eccesso di mercurio…
Si tratta di “incidenti ” con un livello di pericolosità diverso, gestiti dalla struttura creata dalla Commissione europea e collegata in tempo reale con gli organismi di controllo nei diversi Stati. Il sistema  diffonde in rete ogni giorno l’elenco dei  prodotti ritirati dal mercato e delle partite bloccate alle frontiere. Si tratta di un flusso che nel  secondo trimestre di quest’anno ha raggiunto quota 803 (erano 809 nel primo trimestre).
Ma quali sono gli alimenti e le categorie più a rischio? Ai vertici della classifica troviamo sempre la frutta secca importata  da paesi extra-Ue, respinta al mittente per eccesso di micotossine (sostanze tossiche sviluppate da funghi durante lo stoccaggio). Si tratta di un  problema diffuso, tanto che da qualche anno tutti i lotti vengono analizzati dai Punti d’Ispezione doganale prima di varcare i confini europei.
Al secondo posto della  “classifica” europea troviamo il settore ittico. I problemi riguardano le contaminazioni microbiologiche da Listeria e Salmonella e la presenza di metalli pesanti (mercurio nel pesce spada e cadmio nei crostacei), oltre alle larve di parassiti  facilmente presenti anche nel pesce azzurro nazionale. Un capitolo particolare riguarda i  residui di farmaci veterinari usati negli allevamenti extra-UE.
Le contaminazione da salmonella e listeria interessa  anche le carni, mentre il problema maggiormente rilevato nella frutta e nella verdura è la presenza di pesticidi.  Un capitolo emergente è quello delle posate e di altri contenitori per alimenti importati dalla Cina con eccesso di nichel, cadmio e piombo.
Il Rasff rappresenta un’utilissima banca dati perché  ogni notifica specifica il Paese da cui le merci a rischio provengono e quello dove sono state individuate e il tipo di rischio (es. contaminazione fisica,chimica,biologica). In questo modo le aziende possono attivare controlli mirati sulle materie prime in ingresso e quelle stoccate, e adottare misure correttive e in ogni caso affrontare con tempestività i rischi emergenti, per la miglior tutela della salute dei consumatori.
Non sempre tutto  funziona come dovrebbe. Nel caso delle mozzarelle blu la prima segnalazione risale al 9 giugno e riguarda proprio partite  della società tedesca Milchwerk Jager Gmbh & Co vendute a Verona. La società tedesca però non ha provveduto al ritiro immediato e il caso diventa pubblico il 17 giugno, quando una consumatore di Torino fotografa il corpo del reato. I tedeschi nonostante l’avvio della procedura di allerta e tre richieste di chiarimenti spedite dal nostro ministero della Salute, aspettano due settimane per diramare un comunicato  con  i marchi delle mozzarelle contaminate vendute in 13 paesi.

Quando il ritiro non viene comunicato
Il sistema Rasff si applica agli alimenti commercializzati in più Paesi, in quanto la sua funzione primaria é assicurare il coordinamento delle diverse Autorità sanitarie nazionali con la Commissione europea. Le notizie relative ai prodotti commercializzati  a livello nazionale  che presentano problemi di sicurezza, sono rese pubbliche quando i prodotti hanno raggiunto lo scaffale, dagli operatori o in caso di loro inerzia dalle Autorità sanitarie. In Italia, secondo il ministero della Salute l’anno scorso sono stati eseguiti 2.487  ritiri di prodotto.
Anche se  il sistema di controllo è identico a quello utilizzato per l’allerta europeo, la scelta di non diramare qualsiasi notizia sui prodotti ritirati in Italia deriva dall’esigenza di evitare allarmismi inutili  (quando ad esempio il problema riguarda la qualità e non la sicurezza, o comunque viene  risolto prima che l’alimento raggiunge i punti vendita) che  potrebbero danneggiare interi settori produttivi in assenza di rischi effettivi (si pensi al caso dell’influenza aviaria, che ha fatto crollare le vendite di carni avicole anche se in Italia nessun animale si è ammalato). D’altra parte, catene di supermercati come Esselunga e Coop ritirano dagli scaffali 400/500 prodotti l’anno e solo una minima parte di essi viene segnalata nell’elenco del Rasff. Gli interventi sono quotidiani e riguardano nel 15/20% dei casi errori di etichettatura; spesso il ritiro viene richiesto dallo stesso produttore, o dagli organi di controllo, per ragioni di precauzione cui non sempre corrisponde un effettivo rischio (latte con elevata  carica microbica, chiusura imperfetta della confezione, diciture errate, lieve contaminazione microbica …).

Roberto La Pira