Lo sapevate che il Parlamento europeo ha una pagina su Facebook e che da pochi giorni ha proposto una iniziativa legata alle etichette alimentari? L’idea è di invitare i possessori di un account Facebook a raccontare la propria esperienza nella giungla delle etichette, da cui il titolo della pagina FB:  Lost in the label jungle? Tell us your story – with pictures!.

I messaggi spassosi non mancano: come quello di Sharon, a cui è capitato di comprare un pollo e di scoprire che si trattava di “pollo riformato” (Sharon si chiede ancora di che riforma si trattasse e noi con lei). O quello di Marisuz, che acquista una salsa all’aglio che non sa di aglio: e in effetti in etichetta si scopre che «la salsa aveva la stessa composizione della maionese, ma con degli additivi chimici di tipo “E”. Non c’era neanche l’ombra di estratto di aglio!». Eduarda segue l’invito del Parlamento e invia una foto della sua etichetta di «carne disossata con l’osso», mentre Mark conserva gelosamente il vasetto del suo yogurt che scadrà il «24 dicembre 34» (la sua speranza è che non si tratti del 1934).

Amenità a parte, l’iniziativa del Parlamento europeo è encomiabile. Vi si leggono anche dibattiti seri, come quello sull’etichetta d’origine degli alimenti, sollevato da Geraldine, o quello sugli Ogm promosso da Wojtez, che si domanda se «i consumatori avranno il diritto di sapere se quello che mangiano contiene Ogm».

La pagina Facebook del Parlamento e l’iniziativa sulle etichette strambe si inseriscono nel solco di un rinnovato impegno del Parlamento nell’ottica di una maggiore trasparenza dell’informazione ai consumatori. Nella sessione plenaria di luglio è stata varata una serie di leggi sugli imballaggi dei prodotti alimentari che include, tra l’altro, anche l’obbligo di menzionare gli Ogm (Wojtez sarà contento…). Le nuove norme prevedono diciture più complete e soprattutto più leggibili su certe sostanze, quali i grassi, i sali e gli allergeni, ma anche sui sostituti alimentari come gli ambigui “grassi vegetali”.