La Commissione Europea ha deciso: proporrà il rinnovo dell’autorizzazione all’uso del glifosato. L’erbicida più discusso e più diffuso al mondo, potrebbe quindi essere utilizzato per altri dieci anni sul territorio dell’Unione. I dati sulla sua pericolosità, secondo quanto sostenuto in un documento dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) dello scorso luglio su cui si basa la scelta dalla Commissione, non sarebbero sufficienti a decretarne l’abbandono. La proposta sarà ora inviata ai rappresentanti dei 27 gli stati membri, affinché decidano come esprimersi nella votazione finale a maggioranza qualificata, che si svolgerà il 12 ottobre. Nel caso in cui 15 stati, pari al 65% del totale, votassero a favore, il principio attivo presente in decine di prodotti potrà continuare a essere sparso in quantità nei campi europei. Nella proposta sono state introdotte alcune limitazioni per mitigarne gli effetti, come la presenza di fasce tampone di 10-15 metri per attenuare le “derive degli irrorati”, il divieto di impiego per il disseccamento dei raccolti e quello nei giardini pubblici e nei parchi, anche se è del tutto evidente e dimostrato da anni che la sua diffusione nell’ambiente va ben oltre le superfici irrorate e che misure come quelle suggerite non avrebbero quasi nessun effetto.
La Commissione contrasta così apertamente la sua stessa strategia ‘From Farm to Fork’, che prevede, ai target 1 e 2, la riduzione del 50% dei pesticidi entro il 2030. Ma, soprattutto, va risolutamente contro i numerosi appelli al divieto e gli ancor più numerosi studi che associano ormai da anni il composto a una quantità di effetti dannosi per l’ambiente e per la salute di persone e animali.
Nel 2017 l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), ha classificato il glifosato come probabile cancerogeno per gli esseri umani, ma sia l’Efsa che l’Autorità europea per le sostanze chimiche (Echa) sono giunte a conclusioni diverse. Tuttavia, i cosiddetti ‘Monsanto Papers’, svelati inizialmente da Le Monde sempre nel 2017, hanno portato alla luce i legami di alcuni membri delle agenzie regolatorie con Monsanto (acquisita per 63 miliardi di dollari da Bayer nel 2018) e la sistematica opera di disinformazione della multinazionale, ponendo quindi pesanti dubbi sull’indipendenza di un giudizio che è parso subito fuori luogo, rispetto all’enorme mole di dati accumulati negli ultimi anni. In particolare, si imputa all’Efsa di non aver tenuto conto di alcuni studi fondamentali e di averne valutati altri in modo scientificamente inaccettabile e profondamente distorsivo.
Oltre a questi interrogativi scientifici, ci sono poi i cittadini europei. Cinque anni fa un milione di europei ha chiesto il bando del glifosato, mentre un sondaggio effettuato in sei Paesi (Danimarca, Francia, Germania, Polonia, Romania e Spagna) ha fatto vedere che solo il 14% dei cittadini è per il mantenimento dell’autorizzazione. Tutti gli altri vogliono il divieto e del resto alcuni Paesi nel mondo, tra i quali Austria, Bulgaria, Colombia, Costa Rica, Danimarca, El Salvador, Germania e Grecia, hanno già introdotto limitazioni o divieti.
Come riportato dettagliatamente dall’associazione Pesticide Action Network (Pan), che segue ogni aspetto della vicenda, negli stessi giorni in cui la Commissione discuteva il caso, alcuni dei maggiori esperti europei si sono ritrovati in un meeting dedicato, esponendo ciascuno lo stato dell’arte su aspetti quali la genotossicità, la cancerogencità, la tossicità su diversi organi e i danni per l’ambiente, a cominciare dalle api e dalla perdita di biodiversità, tutte le possibili alternative e alla chiarissima richiesta dei cittadini. Tra i relatori c’era anche Daniele Mandrioli, direttore medico del Centro di Ricerca sul Cancro Cesare Maltoni dell’Istituto Ramazzini, che ha presentato i primi dati del Global Glyphosate Study, uno dei più grandi e completi studi mai progettati, che sta impegnando diverse istituzioni di ricerca europee. Lo studio ha già mostrato gli effetti del glifosato sul sistema endocrino, nonché le prime prove di una possibile associazione con linfomi e leucemie, di cui si sono ammalati anche i 3.500 cittadini statunitensi che hanno poi fatto causa a Monsanto, e la profonda alterazione del microbiota intestinale indotta dalla sostanza.
Agli esperti si sono poi unite ben 85 associazioni no profit, che si sono appellate direttamente alla presidente della Commissione UE Ursula Von der Leyen, affinché dia corpo al Green Deal, dimostrando in quale direzione dovrebbe andare l’Europa. Nel dicembre 2022 erano state addirittura 326 le organizzazioni di tutto il mondo che avevano chiesto il bando europeo. Come ha detto Michael Antoniou del King’s College di Londra, uno tra i massimi esperti della materia e relatore all’incontro con uno studio sulla tossicità multiorgano del glifosato: “Quando i regolatori smetteranno di vivere in nei secoli bui ed entreranno nel 21° secolo?”.
Intanto in Brasile si studia come depurare le acque dai residui in modo sostenibile e circolare. I ricercatori dell’Università statale di San Paolo hanno illustrato su Pure and Applied Chemistry un metodo che parte dagli scarti cellulosici della lavorazione della canna da zucchero. Grazie all’aggiunta di ammonio, questi sottoprodotti diventano un materiale altamente assorbente per il glifosato, in condizioni di pH elevato. Bastano 24 ore di contatto e un successivo passaggio in acqua calda per sequestrare gran parte del glifosato e purificare così l’acqua. Anche se il metodo più efficace, ovviamente, sarebbe quello di evitare di disperdere l’erbicida.
© Riproduzione riservata Foto: Depositphotos, Stop Glifosato
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Giornalista scientifica
Dall’articolo:
“La Commissione contrasta così apertamente la sua stessa strategia ‘From Farm to Fork’, che prevede, ai target 1 e 2, la riduzione del 50% dei pesticidi entro il 2030”
evidentemente non è in quel 50%
Il glifosato mi risulta inserito nel gruppo 2A delle sostanze cancerogene (66 sostanze e fattori di rischio, tra cui l’acrilamide e le carni rosse, il bitume, i fumi da combustione di legna, da frittura ad alte temperature, gli anabolizzanti, l’esposizione occupazionale per i parrucchieri, il lavoro notturno).
Voglio dire, non mi sembra così letale e personalmente non è tra le mie maggiori preoccupazioni.
Altra cosa: abolire l’uso del glifosato ma sostituendo la sua funzione con un altro prodotto più innocuo oppure facciamo senza quella sua funzione?
I produttori agricoli cosa ne pensano?
Io cerco di mangiare BIO il più possibile, ma è molto caro e non so fino a quando me lo potrò permettere.
Infatti, non è letale solo in grandi quantità, ma anche in minime quantità apporta danni al DNA umano.
E’ davvero sorprendente il modo con cui la UE ci protegge.
Se le infinite ricerche finora condotte non bastano, saranno forse le cause in tribunale (ai produttori dell’erbicida) a far cambiare idea sulla pericolosità del glifosato? I cittadini USA in queste battaglie sono un esempio.
Vi chiedo: avete lette letto attentamente le conclusioni dell’ESFA redatte da un gruppo di oltre 30 studiosi?
Se lo avete fatto, saprete che alle osservazioni riportate nell’articolo sono state date risposte più che esaustive.
Questa è la ragione per cui l’ESFA conclude che “scientificamente” non ci sono le ragioni per vietare l’uso di questo erbicida in agricoltura.
La decisone “politica” spetta ad altri.
Sappiamo però quanti “guai” fanno i politici.
Ma pensiamo ancora che le pubblicazioni scientifiche siano il verbo …!?! Anche nelle revisioni sistematiche più attente e rigorose sono stati spessissimo trovati conflitti d’interesse…!!!
Sono abbastanza anziana per ricordare la faccenda del DDT e di come furono rovinati quegli scienziati che ne sostenevano la pericolosità. Figuriamoci se mi impressiona il numero 30!
Purtroppo sappiamo che queste grosse multinazionali chimico-farmaceutiche hanno troppo potere all’interno del parlamento europeo – e dei vari stati – perché all’interno ci sono persone che hanno interessi affini, pertanto, finché ci sarà da guadagnare, della salute pubblica non gli può interessare di meno (come se loro e i loro familiari non venissero affetti da conseguenze). Perché non fanno un controllo approfondito su chi presenta la mozione di continuare ad usare il glifosato – ed altri veleni pericolosi – andando contro l’opinione pubblica e la promessa europea di riduzione dell’uso dei pesticidi?
L’unico punto di forza (indiscutibile) del documento IARC rispetto alla valutazione EFSA è che si occupa anche dei prodotti (che contengono coformulanti e impurità a iosa) e non solo del principio attivo. Questo è un aspetto molto serio, che non può essere ignorato. Come mostra lo studio dell’Istituto Ramazzini il prodotto è molto più tossico della sostanza in sé https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/30857531/
Tuttavia qui si sta parlando del principio attivo. Su quest’ultimo (e solo su quest’ultimo) la valutazione di EFSA è molto più seria di quella”un tanto al kg” della IARC.
Ma EFSA “assolve” il glifosato? A me proprio non sembra,
EFSA si limita asd affermare che non ci sono aree critiche di preoccupazione (es. mutagenesi, interferenza endocrina) che comportano il divieto di rinnovo, come è avvenuto, ad es., per il clorpirifos (la cui sparizione dal mercato UE è un successo).
Ma la valutazione va letta perché comunque EFSA evidenzia problemi seri
– In primis per i mammiferi selvatici o sinantropi (che vivono accanto a noi senza essere domestici): una valutazione cautelativa (“ragionevole caso peggiore”) indica un rischio elevato a seguito di esposizione a lungo termine per 12 su 23 degli usi proposti. Quindi un chiaro e considerevole problema di sostenibilità ambientale.
– Ancora di più, carenze di dati importanti (e secondo me sorprendenti per una sostanza oramai ampiamente studiata):
a) tossicologia: la possibilità che una impurezza sia genotossica (danneggi il DNA) non è stata chiarita;
– mancano dati sui possibili effetti sullo sviluppo neurocomportamentale, i quali non possono essere esclusi completamente;
b) per noi consumatori, i residui per colture importanti come carote, lattuga, grano.
c) per gli organismi ambientali, la tossicità per le piante acquatiche in seguito a usi con spray
Vi sono poi alcuni aspetti scientificamente complessi per i quali i modelli e i criteri sono ancora in evoluzione: gli effetti sulla biodiversità, quindi a livello ecosistemico più che di singole specie (ad es., equilibrio prede-predatori) e gli effetti sul microbioma, che per il Glifosato potrebbero essere di un certo significato. Su questi aspetti EFSA suggerisce ai legislatori -nell’incertezza- di considerare misure di riduzione del rischio.
Leggendo con attenzione EFSA a me sembra che ci siano basi più che sufficienti per limitazioni di uso serie e per cominciare a sostituire questo erbicido (sentivo parlare di acido pelargonico, poi non più).
Le carenze di dati potrebbero anche autorizzare un divieto: non esiste un principio di precauzione? Secondo me è una ipotesi plausibile, purché i politici si prendano in maniera trasparente le loro responsabilità sul piano etico, ambientale e socioeconomico.
E della lobbing della Bayer vogliamo parlare??..
Aggiungiamo anche in quale stato lavora la Bayer?
Veramente curioso come l’UE si preoccupa per la salute dei suoi cittadini. Per l’ossido di etilene sui prodotti importati dall’India è stato utilizzato il principio di precauzione, mentre per questo composto no.
Non parliamo poi del fatto che gli enti che devono monitorare in maniera indipendente siano costantemente sponsorizzati dai big del mercato (vedasi anche Ema ed AIFA per i farmaci e cosa è emerso dalle email interne che si sono scambiati in periodo Covid). State sereni la commissione europea lavora solo per il nostro bene.
Vorrei che nella vostra mancanza di conflitti di interessi (di cui sono assolutamente convinta) faceste conoscere ai vostri lettori come hanno votato i vari partiti italiani a proposito del glifosato e di altri veleni. Tra poco ci saranno le elezioni europee ed urge orientarsi. Grazie.
Vicenda assurda e quasi noiosa, ma avendo seguito per alcuni decenni la storia del glifosato e preso nota sommariamente degli enormi ricavi che attribuisce ai produttori in usi vecchi e nuovi non mi coglie impreparato questa ennesima genialata dell’EFSA, tutta legata all’uso distorto di definizioni e regolette che non so definire educatamente.
Soprattutto gli usi legati alla modifica genetica sono la molla che spinge perché come diserbante generico è semplicemente sproporzionato e fuori luogo nell’ ambiente della vita biologica, un autentico pugno in un occhio.
Sarebbe invece molto più interessante sviscerare meglio le ragioni di chi spinge per usarlo nei propri spazi, oppure di chi non ne teme l’effetto …………
Ci sono ragioni vere alla base di certe proposte di limitazione dei pesticidi e riforma del REACH perchè nel mondo siamo letteralmente circondati da scarti e metaboliti industriali dannosi, chi debbono ringraziare coloro che cercano di pulire e rigenerare giorno dopo giorno ?
Purtroppo però dietro i proclami politici accattivanti di qualche stagione fa probabilmente c’erano semplici proposte fuorvianti per fini elettorali poi tradite, per ipotesi, sempre per motivi elettorali di medio-basso livello, relativismo pessimo. a cui partecipano larghissime maggioranze politiche, economiche e sociali.
Lo dice la scienza? No, il fatto accertato che tutti parliamo ma i regolatori ascoltano alcuni pareri molto più di altri.
Tutto il resto è aria fritta condita con microplastiche, nanosostanze, pfas e pesticidi ovunque.
Le lobby manovrano parlamento e commissione europea come delle marionette.
La restauration law è stata ridotta in sede di votazioni all’ombra di sè stessa perchè il gruppo dei popolari europei si è fatto diciamo influenzare dalle lobby degli agricoltori industriali. Sempre gli agricoltori hanno ottenuto un’apertura dalla commissione sull’affievolimento della tutela del lupo, nel caso i dati ricevuti da tutta Europa in termini di predazioni e numeri (controllati da chi?) suggerissero un affievolimento delle tutele. Anche la Direttiva sulla lotta alla plastica ha sortito effetti miserandi, quantomeno in Italia. Vedo imballaggi di plastica ogni dove, e le stoviglie compostabili hanno una pellicola esterna in materia plastica che ritarda la decomposizione, e rende di cattiva qualità il compost. Nessuno ha pubblicizzato la facoltà di portare i recipienti da casa per farsi mettere la spesa. Non mi aspetto nulla. Nella vita privata facciamo scelte biologiche su tutto il possibile, combattiamo coi negozianti per farci mettere i cibi in sacchetti e gestiamo i nostri boschi come dei tesori. Sono gli europei che devono far capire alla commissione come governare. le elezioni sono vicine.