Giovedì 4 marzo è il World Obesity Day, la giornata internazionale dell’obesità, celebrata dalla World Obesity Federation da tutte le organizzazioni, istituzioni e società scientifiche che si occupano di sensibilizzare la popolazione su questa patologia. L’ADI, Associazione italiana di dietetica e nutrizione clinica a partire da oggi, con cadenza mensile, lancia sui propri profili social Facebook, Twitter, Linkedin e sul sito Adiitalia.org, la campagna di prevenzione e informazione “Diamogli peso”, rivolta alla popolazione e legata ai vari aspetti e alle criticità della nutrizione. L’obiettivo è dare la giusta rilevanza ad ambiti della nutrizione spesso sottovalutati, a causa della tendenza ad associare l’alimentazione a concetti come dieta, perdita di peso o forma fisica. La situazione da noi non è certo brillante visto che in italia il 31% della popolazione adulta e classificata come in sovrappeso. A questo valore si somma il 10,8% di adulti considerati obesi, mentre tra i bambini la media è del 20,4 % per quelli in sovrappeso eia 9,4% di obesi con un trend in calo negli ultimi anni.
La campagna ADI si concentrerà ogni mese su tutte le sfumature che riguardano la nutrizione, a partire dal trattamento di una malattia come l’obesità, passando per la malnutrizione, l’alimentazione nel bambino, nell’adulto e nel soggetto anziano, fino alla sostenibilità e ai disturbi del comportamento alimentare. Ad aprire il ciclo di appuntamenti, giovedì 4 marzo, sarà il tema dello stigma del peso.
“Le convenzioni sociali e le rappresentazioni mediatiche del paziente affetto da obesità, considerato spesso il solo colpevole della sua patologia, rafforzano stereotipi che alimentano lo stigma del peso e della persona – spiega Maria Grazia Carbonelli coordinatrice per ADI del Gruppo di studio Grave Obesità – Questa colpevolizzazione può avere un impatto negativo sulla salute fisica, psicologica e sociale di pazienti che spesso appartengono a categorie fragili sia da un punto di vista economico che di istruzione, favorendo una discriminazione sull’accessibilità e sull’appropriatezza e qualità delle cura offerte alle persone affette da questa malattia. Per questo è fondamentale affrontare l’argomento anche sui social dove gli episodi di bullismo e odio sono all’ordine del giorno. Allo stesso tempo è necessario che anche le istituzioni, l’opinione pubblica e gli stessi operatori sanitari adeguino il linguaggio e le immagini utilizzati sull’obesità e che la descrivano in modo corretto e accurato, trattandola per quello che è: una malattia e non un problema estetico”.
“Affrontare l’obesità quale patologia significa lavorare in maniera multidisciplinare e multi professionale con tutte le figure che si occupano di essa dalla sensibilizzazione al problema fino al trattamento della malattia stessa – dichiara Giuseppe Malfi, presidente ADI nel corso del suo intervento alla conferenza istituzionale World Obesity Day 2021– . Solo riconoscendo l’obesità come malattia e affrontandola come tale a più livelli possiamo rendere omogenea l’assistenza sanitaria e abbattere le barriere dei sensi di colpa e dei pregiudizi socio-culturali. A questo proposito come ADI condividiamo l’appello lanciato dall’Associazione Medici Endocrinologi di dare priorità d’accesso alla vaccinazione anti-Covid anche alle persone obese, in quanto soggetti affetti da patologia e pertanto esposti a un rischio maggiore di contrarre in virus”.
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giornalista redazione Il Fatto Alimentare