Giorgio Calabrese: la crociata del nutrizionista a favore dell’olio di palma continua. Articoli sconcertanti sui settimanali Io donna e Famiglia Cristiana
Giorgio Calabrese: la crociata del nutrizionista a favore dell’olio di palma continua. Articoli sconcertanti sui settimanali Io donna e Famiglia Cristiana
Roberto La Pira 3 Luglio 2015Le sconcertanti dichiarazioni del nutrizionista Giorgio Calabrese continuano. Questa volta i destinatari sono i lettori di Famiglia Cristiana che a pagina 84 del numero 27 possono leggere un nuovo intervento del professore in difesa dell’olio di palma. Stiamo parlando di un grasso tropicale che ha invaso la dieta degli europei poiché presente nella maggior parte di: biscotti, dolci, merendine, brioche, prodotti da forno, creme spalmabili, snack salati, patatine fritte, piatti pronti impanati, salse, condimenti, sandwich, pasta pronta per pizza, torte e sfoglie, margarine, miscele di olio da frittura per ristoranti e per casa… Di fronte a questa invasione l’Agenzia francese per la sicurezza alimentare ha pubblicato un dossier sul problema dei grassi saturi, ripreso nel 2013 dal Consiglio superiore della salute del Belgio. Il testo dice che “il consumo eccessivo può avere effetti negativi sulla salute e aumentare il rischio cardiovascolari” e invita i consumatori a preferire i prodotti che contengano pochi acidi grassi saturi aterogeni, ossia quelli contenuti (per il 40%) nell’olio di palma.
Calabrese non cita questi documenti e, dopo le improbabili percentuali sulla composizioni degli oli proposte nell’articolo del settimanale Io donna del Corriere della sera, continua la sua crociata pro palma su Famiglia Cristiana (leggi articolo completo). Nel voler difendere a tutti i costi l’ingrediente tanto amato dalla nostra industria alimentare, accusato dal ministro francese Ségolène Royal di deforestazione, si lancia in ardite teorie. Nel testo si dice che Ferrero usa solo olio di palma sostenibile (vero) e vergine (falso). Il professore si cimenta in una dissertazione sulla bontà del grasso tropicale che non innalza i livelli di colesterolo cattivo e non aumenta il rischio di ateromi (falso).
La parte più interessante è quando Calabrese descrive le qualità dell’olio di palma vergine che in virtù dei numerosi nutrienti, sarebbe protettivo. Il professore dimentica che nessuno in Europa usa olio di palma vergine. L’industria alimentare impiega olio di palma raffinato che i nutrizionisti hanno sempre considerato un grasso mediocre e da sconsigliare. Per questo motivo le aziende lo hanno sempre evitato di menzionarlo tra gli ingredienti sulle etichette. Anche Calabrese era di questo parere 5 anni fa come si può ascoltare da un’intervista rilasciata al programma Socrate, ma adesso ha cambiato idea. Se quelle espresse su Io Donna e Famiglia Cristiana sono le opinioni di un luminare nominato “Presidente del comitato nazionale sulla sicurezza alimentare del ministero della Salute”, c’è veramente da stare tranquilli?
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
Mi sembra molto strano. Guardate qua le sue dichiarazioni a voce http://www.abcsalute.it/esperti-della-salute/prof-giorgio-calabrese/videointerviste/i-grassi-non-essenziali-sono-grassi-saturi.html. Perché ha cambiato idea?
Non mi meraviglia dato che Calabrese si è sempre piegato ai voleri delle varie lobby alimentari e mediche. Insomma il buon senso e l’obiettività questo signore non l’ha mai avuta.
Io un’idea del perché ha cambiato idea ce l’ho, ma non la dico
Mi stupisce moltissimo che il dot. Calabrese , i cui consigli sull’alimentazione mediterranea sono sempre stati molto precisi su tutto ciò che era dannoso per la salute e su quanto invece si doveva prediligere , ora smentisca quanto da lui stesso asserito circa l’olio di palma di cui ne ha specificato il danno; questo suo cambiamento di opinione mi lascia basita e sicuramente lui non meriterà più in futuro la mia fiducia !
Scrivete: “Stiamo parlando di un grasso tropicale che ha invaso la dieta degli europei poiché presente nella maggior parte di: biscotti, dolci, merendine, brioche, prodotti da forno, creme spalmabili, snack salati, patatine fritte, piatti pronti impanati, salse, condimenti, sandwich, pasta pronta per pizza, torte e sfoglie, margarine, miscele di olio da frittura per ristoranti e per casa” che è un elenco abbastanza completo di quello che si potrebbe definire un cattivo esempio di regime alimentare. Ammettiamo quindi che per tutte queste tipologie di prodotti si tolga il palma, sostituito con altri oli o grassi alternativi: chi è abituato ad alimentarsi in quel modo continuerebbe a farlo e non trarrebbe benefici dall’eliminazione del palma…perchè il problema non è l’abuso del palma (che è la campagna del Fatto Alimentare) ma il regime alimentare non corretto senza ad esempio il giusto consumo di verdura e frutta e/o con un eccessivo consumo di piatti pronti; con un eccesso nei condimenti anche magari con grassi nobili come l’olio extravergine di oliva o magari prediligendo tipi di cotture a scapito di altre più salutari come la cottura al vapore ad esempio; o ancora eccedendo con il consumo di formaggio o salumi (anche del contadino sotto casa).
Certo, il beneficio ci sarebbe invece dal punto di vista della deforestazione su questo c’è poco da discutere. Ma anche qui, io sarei curioso (e credo sarebbe interessante per tutti) di leggere sul Fatto Alimentare un dossier completo dove venisse preso in considerazione l’impatto dell’eliminazione (o forte riduzione) dell’impiego di palma (con i pro e i contro) e il conseguente aumento della domanda (e quindi della produzione) degli altri oli e grassi animali e vegetali (con i pro e i contro), anche alla luce del fatto che la popolazione mondiale è in continuo aumento dal momento che si calcola che nel 2050 saremo circa 9 miliardi…
Immagino che i tempi e gli spazi possano rendere difficoltosa questa trattazione qui, ma la completezza di informazione ne gioverebbe.
Nel sito ci sono centinaia di articoli dove invitiamo a non consumare alimenti ricchi di zucchero, troppo salati e troppo ricchi di grassi saturi e non saturi e cerchiamo di indirizzare verso una dieta equilibrata. La questione del palma merita attenzione perché l’abbiamo lanciata noi ed è di estrema attualità. Poi se ci soni studi che lei suggerisce sull’impatto ambientale ecc ben vengano , ma noi scriviamo di food e solo di certi settori ed è già un campo abbastanza articolato.
La fonte dei 9 miliardi di individui entro il 2050 è Altroconsumo n°291 aprile 2015
vorrei ricordare al dott. calabrese che c è anche un serio problema di deforestazione, inoltre le industrie non lo usano per farci del bene, sarà solo perchè costa poco.
Motivo della pubblicità a favore dell’olio di palma, da parte delle lobby :
1) Costo molto basso, rispetto al burro e oli di oliva o di semi;
2) Margini di guadagno elevatissimi da parte di chi lo commercia produce, importa e l’utilizza.
Ritengo che quello che sta avvenendo è molto grave, provate a fare un giro nei supermercati controllate le etichette e troverete che l’olio di palma è addirittura utilizzato per i prodotti della prima infanzia, biscotti, latte di proseguimento. Il suo utilizzo massiccio anche nei primi anni di vita !!!!????
Ringrazio la redazione per l’impegno e gli articoli su questo argomento Informare Informare e Informare i cittadini.
Non so se ci sono studi, per questo chiedevo a voi; non sono né uno scienziato né un giornalista. Sono un lettore che, probabilmente sbagliando, ritiene poco probabile che una forte riduzione di palma da un lato e un conseguente forte aumento di produzione dei sostituti abbia solo conseguenze positive. E proprio da lettore assiduo mi aspettavo che tutte queste conseguenze fossero state prese in considerazione nel momento in cui è stata lanciata una petizione portata avanti con questa forza; per questo pensavo, magari ingenuamente, che alla base della campagna ci fossero dati scientifici tali da dimostrare che sì, eliminare il palma e aumentare la produzione di altri oli e grassi portasse fondamentalmente solo vantaggi, o perlomeno molti più vantaggi che svantaggi e che quindi non fosse una richiesta così strana chiedere se fosse possibile farne un articolo…considerando poi che pur parlando solo di food, l’aspetto ambientale della deforestazione lo avete preso a cuore (giustamente) e che, a mio parere (altrettanto giustamente), l’impatto ambientale del food rientra legittimamente nell’argomento food…
Chissà come saranno contente FERRERO e BARILLA di tutto questo tam tam sull’olio di palma. Hanno fatto quello che hanno voluto per molto tempo, adesso devono fare i conti con i consumatori.
il profumo dei soldi
Le aziende non hanno mai citato l’olio di palma come ingrediente sugli incarti perchè la legge non lo richiedeva e questo TUTTI I TECNOLOGI ALIMENTARI CHE SI RISPETTANO LO SANNO BENE. Non raccontiamo storie che non veniva dichiarato perchè non si voleva far sapere che lo si usava…non si dichiarava neanche l’olio di girasole o di soia o di cartamo o di colza..niente…
Altra cosa non si può dire che qui parliamo solo del palma riguardo al food visto che ci sono anche articoli che parlano di deforestazione, di sfruttamento dei tereni e dei lavoratori.. e poi non si parla di food senza parlare di ambiente..
io mi stò ancora chiedendo cosa guadagna un consumatore se l’industria toglie il palma.. nessuno mi risponde mai…
Il girasole e il mais spesso venivano dichiarati come l’oliva o l’extra vergine perché classificati come oli di qualità e quindi valorizzavano il prodotto . Il palma veniva nascosto perché giudicato impresentabile da tutti i nutrizionisti a cominciare da Oliviero Sculati , Carlo Cannella e sino a pochi anni fa anche da Giorgio Calabrese che però stranamente ha cambiato idea. Il consumatore ci guadagna perché riduce la quantità di saturi assunti ogni giorno.
L’olio di palma non veniva quasi mai indicato in etichetta per lo stesso motivo per cui non si vuole l’indicazione del luogo di produzione: togliere la possibilitá di scelta e nascondere cose di cui ci si vegogna! Quanti prodotti vantano (tanto per fare un esempio) la presenza di olio extravergine, salvo poi leggere la lista degli ingredienti ed accorgersi che la sua presenza è marginale rispetto ad altri grassi contenuti nello stesso prodotto. Nessuno mai si è vantato della presenza di grasso o olio di palma!
Il consumatore guadagnerebbe se al posto del grasso di palma venisse usato un grasso di maggior qualità ! Ma , c’è da dire che il palma, essendo saturo, e’ usato al posto di grassi saturi ( burro, strutto,grasso di bue ……. ), quindi l’aspetto sanitario – preventivo non cambierebbe molto ( le povere arterie occidentali ne sarebbero sempre infarcite !!!) ! Pensare di usare il Santo olio di olive o il Santo olio di mais al posto del burro , fantasticando di scampare alla morte arteriosclerotica, e’ una fesseria : la resa organolettica dei grassi saturi nei dolci e nei prodotti da forno non ha a che vedere con quella, orribile, dei grassi polinsaturi! La battaglia giusta e’ quella per la deforestazione, e’ quella per la qualità , e’ quella per la precisione della etichetta degli ingredienti : per la salute ….. un saturo vale l’altro e se la cultura occidentale si fonda sul l’abuso di nutelle,di crackers,di merendine e milioni di altri cibi inutili, io direi che possiamo lasciare ad ognuno la scelta della propria morte e mi pare sciocco, alla fine, morire di cancro o di incidente stradale con le arterie …. pulite !!!!! Non vorrei vedere la faccia beffardamente ironica di San Pietro quando sarà l’ora !!!!!
La battaglia culturale deve essere fatta – secondo me – per insegnare a mangiare poco e cibo pochissimo manipolato !!!!!! Giorgia.
Il mondo alimentare vive benissimo senza palma , ma questo concetto è difficile da capire .Si guardi l’elenco dei prodotti impanati , dei biscotti ,delle merendine , degli snack senza olio di palma sul nostro sito e poi mi dica
Dovremmo interessarci noi tutti a ciò che mangiamo ! … senza facili convinzioni dal modo delle lobby!!
Ciao,
io non capisco questa accusa sulla deforestazione!
Se il palma ha la più alta resa per ettaro e fosse sostituito con grassi a minor resa, per produrre le stesse quantità di prodotti servirebbero più ettari di terreno.
Per coltivare il mais o il girasole non si deforesta
Certo mais e girasole si coltivano anche in pianura padana, ma solo perché questa è già stata completamente deforestata, almeno in Malesia si stanno facendo sforzi per cercare di non compiere uno scempio come qui.
Senza contare che comunque non abbiamo superfice agricola sufficente ad autosostenerci e da qualche parte lo spazio per nuove coltivazioni va fatto…
Sarà ma io dei consigli alimentari in TV da parte di illustri nutrizionisti mi fido sempre meno, anzi non mi fido affatto. Pensiamo anche al tanto decantato resveratrolo nel vino, che invece non ha prove dimostrate, e al fatto che dell’olio di oliva, che pure è un alimento ricco di qualità, non viene mai detto che dovrebbe essere comunque usato con moderazione, a causa del suo elevato potere calorico.
Gent.mo dott. Roberto La Pira, non commento le posizioni del Prof. Calabrese perchè sono convinto che non viviamo in un paese ove vige il diritto di critica (la querela è dietro l’angolo e la giustizia, nel nostro paese, non sempre è dalla parte giusta) penso dunque di aver chiarito come la penso sulla persona e sull’argomento olio di palma.
Ciò che mi preoccupa, invece, è la convinzione che gli altri oli vegetali (mais girasole ecc.) impiegati nell’alimentazione industriale (merendine biscotti ecc.) siano più salutari dell’olio di palma; Deforestazione a parte, argomento serissimo che da solo dovrebbe scoraggiare l’utilizzo di tale grasso, vi è da considerare che gli oli di semi in commercio, per uso alimentare – industriale, sono tutti oli estratti a solvente (idrocarburi), surriscaldati e sottoposti ad un processo ossidativo che li rende privi dei pricipi utili alla salute degli esseri viventi (sono dannosi anche per gli animali). Questi oli se non biologici ed estratti a freddo sono più dannosi che utili, non dovrebbero quindi tranquillizzare creme spalmabili, merendine e conserve realizzate con questi tipi di oli.
Per brevità non cito la bibliografia e la sitografia suffragante quanto detto ma ad esempio il suo collega Pino Africano, tecnico Agronomo come lei ha scritto e detto parecchie cose interessanti sull’argomento, non voglio con questo dire che lei sia convinto del contrario, anzi, credo che lei sappia bene come stanno le cose e siccome porta avanti un lavoro più che interessante con grande onestà intellettuale, la invito a dire qualche cosa in più sull’utilizzo degli oli in generale nell’industria alimentare.
Se i genitori hanno a cuore la salute dei propri figli devono dedicare un pò del loro prezioso tempo e preparare le merende ai loro figli con ingredienti sani, si usi ad esempio l’olio d’oliva a freddo per preparare una crema spalmabile al cioccolato oppure olio di semi biologico estratto a freddo, senza solventi, si somministrino colazioni semplici e gustose ai bambini senza diventare favoreggiatori dell’industria dell’alimentazione .
Amedeo Arangio
Non sono d’accordo con lei e non sono collega di Pino Africano. Gli oli di semi sono tutti frutto di un processo industriale, e anche se sono estratti con solventi alla fine non rimane traccia nel prodotto finito. La differenza tra il palma e gli altri oli riguarda la composizione e la presenza nettamente inferiore di palmitico. Se una persona non usa prodotti industriale e può farlo fa bene. Per i milioni di consumatori che comprano solo al supermercato il quadro da lei descritto per i prodotti industriali non lo condivido .
Non sono d’accordo con lei . Pino Africano non è un mio collega. Tutti gli oli di semi in commercio sono trattati con solventi che però non residuano nel prodotto finito. Non sono d’accordo sui giudizi relativi ai prodotti industriali
La discussione nutrizionale potrebbe andare avanti all’infinito. Il vero dramma è l’impossibilità nel trovare facilmente dei prodotti privi di palma e quindi lasciare al consumatore l’opportunità di scegliere.
vabbeh, repetita iuvant, mi scuso con il dott. La Pira per l’incauto accostamento, apprezzo e condivido tutta l’informazione portata avanti sul blog con professionalità ed onestà intellettuale, del resto non ho minimamente inteso sminuire la portata dei danni che l’assunzione dell’olio di palma provoca sulla salute, ho inteso semplicemente porre l’accento, da profano, sul tema (quello degli oli di semi rettificati industrialmente ovvero estratti a solvente) che in altri ambiti viene studiato ed avvertito come un problema per la salute. Da mero fruitore di informazioni, non avendo competenze specifiche sull’argomento, prendo per vero e mi tranquillizza la notizia che di solventi (esano), negli oli di semi estratti industrialmente, non ne rimane traccia.
Al progetto DIANA del dott. Berrino (istituto dei tumori di Milano) scuola di cucina, ne sconsigliano l’uso anche a crudo, pare che i processi ossidativi ai quali sono sottoposti gli oli trattati industrialmente, a causa delle alte temperature, dei processi di deodorizzazione, decolorazione ecc.., inficiano i vantaggi per la salute che indubbiamente un olio di semi estratto a freddo possiede. Tutto quì, se ho fraiteso le informazioni ricevute sull’argomento sono disposto a cambiare idea, finora, purtroppo, più ricerco e più trovo conferme.
Mi scuso per essere tornato sull’argomento, continuerò a seguire il blog che trovo imparziale e di estremo interesse.
Amedeo