La rivista online Italia Fruit News ha pubblicato un interessante articolo su alcuni costosissimi frutti venduti in Giappone, firmato da Francesco Mattioli, che di seguito vi proponiamo.
La perfezione dei frutti giapponesi ha un costo altissimo; così elevato che, quando veniamo a conoscenza delle cifre in gioco, rimaniamo a bocca aperta. Lo stupore davanti a certi prezzi è normale, ma bisogna anche immedesimarsi in una cultura completamente differente dalla nostra. Nel Paese del Sol Levante, infatti, la frutta ha un’accezione particolare, come dimostra il fatto che sia venduta al pezzo e non al chilo come in Italia. Questo tipo di vendita è possibile perché tutti i prodotti hanno le stesse dimensioni e lo stesso peso. Ciò è dovuto alla cura maniacale che i nipponici mettono in ogni singolo prodotto. Le angurie cubiche, per esempio, sono coltivate in appositi recipienti che le costringono ad assumere quella forma unica.
Grazie alla dedizione dei coltivatori giapponesi, la frutta che si trova sui banchi dei loro supermercati è talmente bella, perfetta e saporita da sembrare quasi finta. Un altro aspetto fondamentale della cultura giapponese riguardo alla frutta è l’abitudine a regalarla nelle occasioni speciali. Ad esempio, non è raro trovare nelle camere d’ospedale splendide composizioni di frutta come augurio di pronta guarigione. Così come si regala frutta in occasione di cene o feste.
I giapponesi, quindi, considerano certi tipi di frutta come veri e propri prodotti di lusso per cui sono disposti a spendere cifre elevatissime, che a noi sembrano autentiche pazzie.
I tre frutti più costosi del mondo sono quindi rigorosamente tutti giapponesi e tutti e tre giocano sul tema della unicità e della perfezione per giustificare prezzi per noi incomprensibili.
Una coppia di meloni Yubari King è arrivata a costare ad un’asta la strabiliante cifra di 22.500 euro. Sono coltivati solamente nelle serre della cittadina di Yubari nella prefettura di Hokkaido.
Il procedimento per ottenere questi meravigliosi meloni è maniacale. Vengono infatti controllati uno per uno, lavati e tenuti sospesi in modo che l’aspetto e il colore della buccia rimangano uniformi. Quelli selezionati come migliori vengono poi protetti dal sole con una sorta di cappello. In questo modo acquisiscono un gusto più dolce.
Quelli che ottengono l’apposizione del marchio da parte della cooperativa dei produttori di Yubari hanno una forma perfettamente sferica e una buccia straordinariamente liscia. Infine, il peduncolo viene reciso con una forma a “T”.
Al secondo posto nella lista troviamo l’uva Ruby Roman dalla Prefettura di Ishikawa. Alcuni grappoli sono stati venduti recentemente a una cifra vicina a 9.000 euro. Ogni acino è grande come una pallina da ping-pong con un peso di 20 grammi e una percentuale di zucchero di almeno il 18%.
Il prezzo record che ha raggiunto è stato di circa 5.500 euro al pezzo. E un’anguria nera senza striature e perfettamente sferica, coltivata nella città di Toma, nella provincia di Hokkaido. Il gusto è più dolce rispetto ad un cocomero tradizionale. Di Densuke ne vengono prodotte pochissime, solo un centinaio all’anno.
di Francesco Mattioli
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Premesso che è niente se pensiamo a quanto vengono pagati dei minuscoli vetri colorati chiamati “diamanti” e simili, che non hanno alcuna utilità se non quella di dimostrare la ricchezza di chi li esibisce, per la cui ricerca tra l’altro si disfanno territori interi, si sfruttano esseri umani e si fanno perfino guerre,
anche questa dell’articolo è una bella” stoltezza” della nostra razza umana, sebbene faccia parte della tradizione di una civiltà millenaria. Certo, ognuno ha le sue di stoltezze, ma di fronte a quello che vedo nel mondo di gente sfruttata ed affamata, scusate ma non riesco a non fare un pò il moralista. Spero almeno che quell’anguria sapesse di zucca…
Concordo! spendere cifre del genere per mangiare un’anguria (o altro) mi sembra solo una follia!
o una dimostrazione di “io sono più ricco e lo dimostro!”.