Allerta epatite: 700 persone colpite dall’inizio dell’anno per i frutti di bosco. Il Ministero non avverte in modo adeguato i cittadini. I supermercati devono mettere i cartelli
Allerta epatite: 700 persone colpite dall’inizio dell’anno per i frutti di bosco. Il Ministero non avverte in modo adeguato i cittadini. I supermercati devono mettere i cartelli
Roberto La Pira 6 Novembre 2013Non mangiate frutti di bosco surgelati se non sono stati cotti per 2-3 minuti. Questo messaggio, timidamente suggerito dal Ministero della salute a distanza di quattro mesi dall’inizio dell’epidemia di epatite A, dovrebbe invece essere diffuso con una certa rilevanza, visto che sino ad ora le persone colpite sono oltre 700. La situazione è fuori controllo e non si sa cosa fare per capire da dove arriva la materia prima contaminata. I frutti di bosco sotto accusa provengono da: Serbia, Bulgaria, Romania, Ucraina, Polonia e Canada e questo rende molto complicato individuare le partite pericolose.
Qualcuno ipotizza che lotti di frutta con il virus mescolati ad altri abbiamo contribuito ad estendere la contaminazione ormai giunta anche in Irlanda e Francia. In un documento redatto dall’Istituto zooprofilattico sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna datato 19 settembre 2013, si dice che “a partire dall’ottobre del 2012 sino al mese di aprile 2013 ci potrebbe essere stata una continua immissione sul mercato di frutti di bosco congelati potenzialmente contaminati“.
Questo vuol dire che le confezioni potenzialmente contaminate vendute al dettaglio sono stati decine di migliaia. Le autorità italiane hanno però ritirato solo cinque lotti per cui è molto probabile avere in casa una confezione di frutti di bosco surgelati a rischio. L’ipotesi è formulata in un comunicato dello stesso Ministero della salute che per cercare di arginare l’epidemia invita a cuocere 2-3 minuti i frutti prima del consumo.
L’emergenza non è cessata, e basta osservare l’andamento dei casi registrati (vedi tabella) che continua ad aumentare in modo costante. Questo vuol dire che la vendita di frutti di bosco con il virus continua e che la gente li consuma crudi ignorando il rischio. Anche le notizie di cronaca confermano questa situazione. È di pochi giorni fa una nota diffusa dal sistema di allerta europeo che segnala un lotto di frutti di bosco con il virus bloccato dalle autorità di frontiera italiana.
La cifra di 700 persone colpite può sembrare elevata ma non è così. Secondo i dati rilevati dal Seieva – il sistema di sorveglianza delle epatiti virali acute all’interno dell’Istituto Superiore di Sanità che assembla le notifiche delle Asl – dal 1 gennaio al 30 settembre 2013 sono stati registrati 772 casi di epatite A, rispetto ai 224 dell’anno precedente. Gli esperti tendono ad addebitare buona parte dei 548 in più ai frutti di bosco, basandosi sui riscontri di laboratorio effettuati sulla sequenza del virus. Seieva però rileva solo i dati riferiti al 75% del territorio, è quindi plausibile ipotizzare che attualmente le persone colpite siano ameno 700 e il numero sia destinato ad aumentare. La situazione è preoccupante e per questo motivo domani si riunirà nuovamente la task force costituita qualche mese fa dal Ministero della salute. Un’altra riunione è prevista all’Efsa per valutare il problema a livello europeo.
Che fare? Premesso che la task force dell’Istituto Superiore di Sanità insieme all’Istituto zooprofilattico sperimentale della Lombardia ed Emilia Romagna incontra grosse difficoltà per rintracciare l’origine della materia prima, chi deve cambiare registro è il Ministero della salute. Occorre avvertire i cittadini seriamente abbandonando ogni timidezza tenuta sino ad ora. È inaccettabile che ci siano articoli sui giornali dove si parla del “primo caso primo di epatite A in Italia” quando siamo a quota 700!
Una cosa è certa, troppe persone non conoscono il problema e continuano a consumare frutti di bosco surgelati crudi. In questa situazione c’è anche una responsabilità oggettiva dei supermercati che tranne poche catene come Auchan, Carrefour, Simply, Sogegross… non hanno avvisano i clienti in modo adeguato sui lotti ritirati. C’è di più, perché i supermercati sapendo che una parte dei frutti di bosco in vendita è contaminata (non mettono un grande cartello a colori davanti ai frigoriferi ricordando agli acquirenti di cuocere per 2-3 minuti prima del consumo? L’ipotesi non è così strana visto che lo stesso Ministero della salute non esclude che confezioni di prodotto contaminato siano ancora in commercio o siano conservate nel freezer dei cittadini. Per arginare un’epidemia come quella dei frutti di bosco è fondamentale usare in modo intelligente la comunicazione. In Italia qualcuno non ha ancora capito come si informano i cittadini, oppure lo ha sa perfettamente ma preferisce non farlo, intanto la lista delle persone colpite si allunga.
Roberto La Pira
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
Se il Ministero non agisce, sta a noi informarci e tenere alta la soglia di attenzione, tuttavia la scorsa settimana eravamo al ristorante e mia moglie stava pensando di prendere un dessert con frutti di bosco, ma ripensando a quanto le ho raccontato, al momento dell’ordinazione ha chiesto se erano frutti surgelati; alla risposta affermativa del ristoratore ha detto: “allora no…” ed ha cambiato dolce.
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Il fatto che si continuino a vedere dolci proposti con frutti di bosco mi fa pensare che anche nei ristoranti siano all’oscuro dell’allerta oppure che la stessa venga sottovalutata.
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Finalmente il problema è approdato in televizione e se ne è parlato diffusamente nella puntata di Mi Manda Rai 3 del 4 novembre: http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-1d2899a2-ea78-42d6-8140-5cfbe7db11b9.html
Hai perfettamente ragione. Pensa che oltre ai NAS , in ogni Azienda sanitaria locale ci sono Servizi di Igiene degli alimenti e della nutrizione. Non ho ancora capito che accidenti fanno !
Oggi nel corso della trasmissione Ambiente Italia, su Rai3, un accenno alla vicenda dei frutti di bosco surgelati; in studio la D.ssa Caramelli presente anche in Mi Manda Rai 3, anche se (a mio parere) non ha evidenziato le carenza del ministero nella vicenda.
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E’ stato detto che i frutti arrivano dall’Est europeo e che il contagio è stato causato dal contatto con le mani degli operatori, portatori sani della mallattia. Vien da chiedersi se vi siano così tanti portatori sani in così tanti paesi e tutti che lavorano nel confezionamento dei frutti di bosco.
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Quello che mi chiedo io, però, è se abbiamo la sicurezza che i frutti freschi siano sani. Questo perchè i frutti mica nascono surgelati ovvero se la causa del contagio è nel contatto con operatori contagiati o, come avevo letto, di irrigazione con acque contaminate, va da sè che tutti i frutti (tranne quelli cotti o pastorizzati) dovrebbero essere a rischio.
Buongiorno,
ho già avuto modo di esprimere il mio punto di vista riguardo a questo delicato argomento. Se lo scopo della rintracciabilità è quello di informare e tutelare la salute dei consumatori (reg. ce 178) e poi non succede significa che il sistema così come è strutturato evidentemente non funziona. E’ da questa primavera che se ne parla e siamo già a 700 casi. Forse il tanto acclamato sistema di allerta rapido non funziona. ci vogliono esperti del settore che vadano in ogni telegiornale e giornale e spieghino agli spettatori le varie problematiche. Ma la televisione parla di altro e le notizie serie non le dà. Di conseguenza il consumatore non sarà mai tutelato.