Sulle etichette nutrizionali, l’opinione pubblica statunitense non la pensa come il suo Presidente e nemmeno come la Food and Drug Administration. La Casa Bianca ha già rinviato una volta l’entrata in vigore dell’obbligo di indicare la presenza di zuccheri, calorie e ingredienti OGM, previsto da Barack Obama per il luglio 2018. Ora la Fda ha proposto di aspettare ancora tra i 18 e i 24 mesi, cioè di spostare l’obbligo al primo gennaio 2020, e per le aziende più piccole – il 90% del totale – al 2021, ufficialmente per permettere loro di adeguarsi meglio. Ma un sondaggio condotto da Reuters/Ipsos ha mostrato quanto poco l’idea piaccia ai cittadini.
Il sondaggio
Il campione analizzato comprendeva 3 mila persone, e ben l’84% di loro desidera che il governo obblighi ad apporre etichette nutrizionali su ogni alimento venduto, a prescindere dal fatto che poi leggano o meno quelle indicazioni. E in effetti, solo il 13% ha dichiarato di consultarle sempre. Ma ciò che sembra contare moltissimo, probabilmente più delle conseguenze sulle abitudini, è la trasparenza.
I partecipanti hanno inoltre sottolineato di essere curiosi riguardo al contenuto di ciò che acquistano, e soprattutto all’effetto che il cibo può avere sul loro peso. Più del 60% vorrebbe sapere sempre quando sono presenti zuccheri, sale e grassi, e qual è il contenuto calorico degli alimenti in vendita. Inoltre per qualcuno ciò significa poter essere più fedeli alle indicazioni dei medici, e visti i numeri degli obesi, la questione non è di poco conto.
Infine, nei commenti di molti partecipanti e di associazioni quali il Center for Science in the Public Interest, aleggia l’idea di un gesto dettato dall’asservimento dell’FDA alle grandi lobby alimentari a scapito della salute, mentre tra i produttori e i negozianti (tra i quali i rivenditori della Grocery Manufacturers Association) c’è grande soddisfazione.
Le nuove etichette nutrizionali
Stando a quanto deciso (e chiesto a gran voce da Michelle Obama fin dal 2014), le nuove etichette dovrebbero avere alcune caratteristiche di base:
- L’indicazione delle calorie in caratteri molto più grandi di quelli attuali e nella parte frontale della confezione
- Il contenuto in zuccheri aggiunti e la percentuale rappresentata dal prodotto rispetto alla quantità giornaliera consigliata. Questo dovrebbe aiutare a distinguere tra gli zuccheri naturalmente presenti e quelli addizionati
- L’indicazione delle porzioni contenute nella confezione. Come è noto le porzioni negli Stati Uniti sono andate crescendo di pari passo con il peso medio, fino a raggiungere dimensioni ragguardevoli, che in altri paesi sono considerate multiple di una. E questo è stato causa del disastro attuale. Le nuove etichette dovrebbero recare nella parte più visibile della confezione il numero di porzioni presenti. Inoltre saranno presenti diciture differenziate per la confezione intera e la singola porzione del contenuto, in modo che il consumatore sappia quante calorie introduce
- La quantità media di una porzione, per evitare che prodotti presenti sul mercato in diversi formati (si pensi, per esempio, alle lattine di soda) siano tutte vendute come “una porzione”
- Ogni dicitura dovrebbe essere riferita ai valori ufficiali di dosi giornaliere, contenuti calorici e così via
- L’indicazione di sali minerali e vitamine non in percentuale ma in peso, comprendendo sempre vitamina D, potassio insieme a calcio e ferro.
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Giornalista scientifica
Se anche gli americani, noti super consumatori disinformati, chiedono trasparenza e maggiori indicazioni nutrizionali, significa che è finita un’epoca e ne sta iniziando una migliore, limitatamente alla consapevolezza alimentare e non solo negli USA.