Le crociere hanno registrato un vero boom negli ultimi cinque anni: nel 2008, in Europa c’erano 66 compagnie con 192 navi capaci di trasportare 187 mila passeggeri. Dal 2006 al 2009 il mercato è cresciuto del 41 per cento. L’aumento dei passeggeri imbarcati in Europa è stato del 9 per cento fra il 2007 e il 2008. Nei porti europei, sono passati 5 milioni e 200 mila croceristi (e 320 milioni di passeggeri di traghetti) nel 2007, complice una notevole riduzione dei costi che ha trasformato quello che era un lusso in un sogno alla portata di tutte le tasche.

Non sorprende che, di pari passo, sono aumentate anche le epidemie sulle navi. Secondo gli esperti dell’Ecdc (Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, un’agenzia dell’Unione europea), fra il 2005 e il 2009, nelle acque del nostro continente le malattie responsabili delle epidemie sono state soprattutto di tipo respiratorio, enterico e da patogeni prevenibili con vaccino: in pratica, casi di dissenteria, morbillo, legionella, varicella (di quest’ultima, 8 epidemie su cinque navi nel 2008) e due casi di influenza “suina”, AH1N1 nel 2009 (uno su una crociera nel Mediterraneo e uno sul Baltico). Le principali vie di trasmissione sono state: cibo, acqua, ambiente e contatto da persona a persona. Da segnalare le infezioni da norovirus, uno tra gli agenti più diffusi di gastroenteriti acute di origine non batterica  (un serio problema tra i passeggeri e anche tra i membri dell’equipaggio a causa della comparsa di nuove varianti virali).

Nel rapporto elaborato dall’Ecdc (consultabile al sito www.ecdc.europa.eu/en/publications/Publications/1002_MER_Outbreaks_on_cruise_ships_final.pdf) si sottolinea la necessità di aumentare la sorveglianza su questo tipo di epidemie: per il crescente numero di navi che transitano nelle acque europee, per l’inadeguatezza dei controlli fino a oggi attuati e per l’eccessiva variabilità delle ispezioni sanitarie sulle navi per controllarne la sicurezza sanitaria e le condizioni igieniche. In base al Regolamento Internazionale Sanitario (IHR) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, le navi da crociera hanno l’obbligo di comunicare ogni evento sanitario anomalo (anche un solo caso di malattia infettiva o la prova di un rischio per la salute) quando viene scoperto e prima dell’arrivo al  porto più vicino, ma non c’è uniformità tra gli Stati sulle modalità della comunicazione.

Secondo una ricerca dello Shipsan Project (finanziato dalla Commissione Europea) c’è una generale sottostima e qualche carenza di comunicazione per le malattie che si verificano a bordo di navi e traghetti. Una delle principali problematiche è data dalle diverse modalità di approccio nei 27 Stati . Mentre negli Usa il numero dei porti toccati dalle navi da crociera è assai limitato – la Florida accoglie la metà delle navi – in Europa il traffico è più dispersivo e una sola crociera può includere diverse nazioni. Ciò comporta una situazione non chiara per quanto riguarda l’assunzione di responsabilità quando sono coinvolti diversi paesi sulla natura dell’epidemia. Possono esserci differenti criteri per la comunicazione dell’evento alle autorità nazionali e diverse linee guida sulle misure da adottare, comprese eventuali quarantene, screening o limitazioni allo sbarco dei passeggeri. Allo stesso modo, cambiano i regolamenti per le ispezioni a bordo.

Il piano Shipsan Trainet, anche attraverso un progetto pilota che include Grecia, Regno Unito, Germania, Francia, Spagna, Polonia, Estonia e Olanda, sta mettendo a punto delle linee comuni per la sorveglianza sanitaria sulle navi, attraverso un unico piano strategico basato sui risultati raccolti, il rafforzamento delle strutture sanitarie attuali per salvaguardare la salute di passeggeri ed equipaggio, la promozione di programmi di formazione, e anche il miglioramentoi del Regolamento Sanitario Internazionale dell’OMS.

Mariateresa Truncellito

 

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