Il gruppo di esperti sulla contaminazione alimentare dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), ha confermato le conclusioni di precedenti valutazioni sull’esposizione correlata alla dieta di diossine e PCB (policlorbifenili diossina-simili). Queste sostanze, presenti a bassi livelli nel cibo e nei mangimi per animali da allevamento, restano un elemento di preoccupazione per la salute. I dati provenienti dai paesi europei indicano un’assunzione eccessiva da parte delle persone di tutte le età.
Il problema è che stiamo parlando di sostanze altamente tossiche di sintesi che rimangono nell’ambiente per anni e che si accumulano a basse dosi nella catena alimentare, di solito nel tessuto grasso degli animali. La loro presenza è diminuita nell’arco degli ultimi trent’anni grazie agli sforzi congiunti delle autorità pubbliche e dell’industria.
L’Efsa ha appena completato la prima analisi complessiva dei rischi per la salute umana e animale relativa all’assunzione di questi contaminanti tramite gli alimenti. Il gruppo di studio ha fissato un nuovo livello di assunzione settimanale tollerabile (DST) pari a due picogrammi per chilo di peso corporeo (1 picogrammo = 10−12 grammi). Questo valore è sette volte più basso rispetto a quanto fissato nel 2001 dal Comitato scientifico per il cibo della Commissione europea.
Le ragioni di questo ritocco al ribasso derivano dalla disponibilità di nuovi dati epidemiologici e sperimentali sugli animali. Raffinate tecniche di modellistica consentono di predire i livelli di accumulo nel corpo umano a seguito di un’assunzione prolungata.
In Europa l’assunzione con la dieta per la maggior parte delle fasce di età dipende soprattutto dal pesce, specie quello grasso, dai formaggi e dalla carne degli animali cresciuti in allevamenti. I livelli riscontrati eccedono da 5 a 15 volte il nuovo TWI in adolescenti, adulti e anziani. Anche bambini piccoli e fino ai 10 anni hanno un’eccedenza simile.
Tra gli effetti documentati di livelli eccessivi di diossine e PCB c’è un peggioramento della qualità del seme maschile, con riduzione della fertilità, un tasso di nascite di bimbi maschi diminuito rispetto alle femmine, livelli più alti di ormone tiroideo TSH nei neonati e difetti dello sviluppo dello smalto dentale.
Gli studi proseguiranno. Al momento si è preferito agire forse con un eccesso di cautela. “L’assunzione di queste sostanze rappresenta un rischio che potrebbe però essere stato sovrastimato” spiega Ron Hoogenboom del gruppo Contam. Se nuove prove scientifiche dovessero indicare una tossicità inferiore, la proccupazione per i consumatori verrebbe ridimensionata.
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[sostieni]
La scatoletta con la piccola sardina come mostrata nel servizio è a possibile rischio? Sapevo dei grandi pesci come spada e tonno contaminati da mercurio…
Bravi sempre interessante seguirvi
nell’articolo si parla di grasso contenuto nei pesci, quindi, proporzionalmente alle dimensioni dei pesci, si assume un rischio più alto quanto più ne è presente, pertanto le sardine in foto non sono certamente in cima alla lista. piuttosto, vorrei aggiungere che le diossine sono state dichiarate mutagene, teratogene e cancerogene e basta risalire alle conseguenze del disastro di Seveso, nel 1976, per farsene un’idea. quindi, qualunque livello di diossina si dovesse accettare nell’assunzione di cibi sarebbe una iattura per il proprio organismo!
Le diossine sono ubiquitarie e quindi dire che non devono esserci è un auspicio irrealizzabile, per questo esistono limiti
proprio a causa dell’azione delle diossine, non ha senso parlare di limiti.
Per Luigi:
Come giustamente osservato dal Dr. La Pira auspicare il limite zero non ha assolutamente senso, non solo per le diossine che si ritrovano anche nel grasso degli orsi polari,. Non ha senso, anche in relazione del continuo enorme affinamento dei metodi e dei limiti di rilevazione strumentali. Qualsiasi sostanza sintetizzata ed immessa dall’uomo nell’ambiente diventa quindi rilevabile a meno che abbia tempi brevi di degradazione , e non ha senso, come purtroppo pensano in tanti, applicare il principio di precauzione alla semplice presenza anche infinitesimale di una molecola, sebbene a un livello di sicurezza (che è molto inferiore al livello di tossicità) stabilito attraverso i più recenti ed affidabili studi epidemiologici. E’ quello che fa l’EFSA