La quarantena non è facile per nessuno, ma può essere particolarmente complicata da gestire per chi soffre di disturbi alimentari. Anoressia, bulimia e binge eating disorder, i tre più diffusi, sono un problema di sanità pubblica difficile da trattare in condizioni normali, e lo sono ancora di più durante una pandemia che ha costretto molti servizi dedicati a sospendere le attività. A puntare l’attenzione sul problema è l’Istituto superiore di sanità, che ha pubblicato un approfondimento sui disturbi dell’alimentazione ai tempi del Covid-19.
Non bisogna trascurare il rischio più che concreto di ricaduta o peggioramento dei sintomi. La condizione di isolamento, l’imposizione di forti limitazioni ai movimenti e altre situazioni che si sono venute a creare in questi mesi, possono pesare sulle persone che soffrono di disturbi dell’alimentazione. Per esempio, la paura del contagio può associarsi alla sensazione di perdita del controllo, che chi soffre di anoressia o bulimia può cercare di compensare aumentando ulteriormente le restrizioni alimentari. Al contrario, lo stesso senso di perdita del controllo potrebbe scatenare episodi più frequenti di alimentazione incontrollata in chi soffre di binge eating disorder.
Ma non solo. Le limitazioni all’attività fisica possono aumentare il timore di ingrassare e le dispense piene zeppe di cibo dopo gli assalti ai supermercati possono portare a un’inasprimento delle restrizioni alimentari auto-imposte o a meccanismi estremi di controllo del peso. Per non parlare degli effetti psicologici dell’isolamento, dello stress da pandemia e della convivenza forzata con i familiari. Fattori che, spiega l’Iss, potrebbero favorire l’insorgenza di disturbi alimentari anche in chi non aveva mai mostrato sintomi in precedenza.
Oltre alle potenziali ricadute e al peggioramento dei sintomi, le persone che soffrono di disturbi alimentari sono a maggior rischio di infezione. La malnutrizione, le limitate riserve di grasso corporeo e, in molti casi, il malfunzionamento dell’intestino sono tutti fattori che influenzano negativamente la capacità dell’organismo e del sistema immunitario di combattere le infezioni. Inoltre, le persone affette da questi disturbi spesso vanno incontro a squilibri metabolici ed elettrolitici che aumentano il rischio di insufficienza respiratoria e cardiaca, e quindi di maggiori complicanze e di un decorso più grave del Covid-19, che potrebbe comportare un aumento della probabilità di dover ricorrere alla respirazione assistita.
Un altro problema evidenziato dall’Iss è la limitazione dei trattamenti di questi disturbi causata dalle misure di sicurezza per evitare il contagio, che hanno provocato la sospensione di molti servizi, soprattutto quelli di tipo intensivo e residenziale. In alcuni casi, per evitare di perdere i contatti con i pazienti e offrire una forma di continuità nel trattamento, sono stati attivati servizi online. Resta urgente la necessità di sviluppare strategie condivise per affrontare i disturbi alimentari nel contesto delle paure e le ansie scatenate dalla pandemia. Tra l’altro non ci sono protocolli per la gestione del paziente con disturbi dell’alimentazione positivo al coronavirus, con tutte le complicanze che ne possono derivare.
Man mano che la situazione tornerà alla normalità (o a qualcosa che vi assomigli), c’è il rischio che gli operatori sanitari si trovino ad assistere pazienti con disturbi aggravati o trascurati durante l’emergenza coronavirus. Per questo l’Istituto superiore di sanità, insieme a ministero della Salute ed esperti del settore e società scientifiche, sta eseguendo, attraverso il progetto Manual, la mappatura nazionale delle strutture pubbliche e convenzionate e delle associazioni dedicate ai disturbi dell’alimentazione, per offrire alle persone che ne soffrono, alle loro famiglie e ai medici il migliore livello di assistenza possibile.
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Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.