Un anno fa circa la ministra della Salute Giulia Grillo nominava i 13 membri del Comitato nazionale per la sicurezza alimentare (Cnsa), pubblicando i nomi sul sito del ministero della Salute. La lista comprende professionisti famosi e anche soggetti che forse non hanno una comprovata esperienza del settore come richiesto dal bando di partecipazione che, senza ricevere compensi, forniscono al ministero pareri scientifici sulle problematiche alimentari. Le responsabilità del Cnsa sono consistenti, ma c’è un grosso problema di funzionamento. Le ricerche e i pareri richiesti dal ministro sono pochissimi e, il più delle volte, riguardano tematiche di scarso rilievo.
Quello che ci preme sottolineare in questa sede è il criterio “poco trasparente” seguito per la nomina dei 13 membri. Tutto è cominciato con un avviso pubblicato sul sito del ministero l’8 agosto 2018 che chiedeva alle persone interessate di inviare un curriculum specificando le aree di competenza tecnica entro il 22 agosto.
A Roma arrivano 320 curricula che, dopo una prima selezione scendono a 95. Tra questi vengono scelti i 13 nomi. Il percorso, definito dal ministero “innovativo” in quanto per la prima volta si utilizza un avviso pubblico, presenta punti poco trasparenti, quantomeno se paragonato alle procedure adottate da altre autorità scientifiche come l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) con sede a Parma.
La prima cosa che desta perplessità è l’assenza dei criteri per la selezione in entrambe le fasi. Questo aspetto è fondamentale perché, avendo emanato un avviso pubblico che indicava un metodo di selezione “innovativo”, sarebbe stato logico aspettarsi una scelta basata su criteri di trasparenza e meritocrazia, che però non sono mai stati indicati.
Dalla consultazione del sito della Presidenza del Consiglio dei ministri, emerge che: di fronte alla richiesta di accesso agli atti fatta da qualcuno degli esclusi per capire meglio i criteri di selezione, il ministero della Salute inizialmente si oppone, dicendo che la scelta è stata fatta “senza alcuna procedura selettiva di tipo comparativo”, e quindi non ritiene di dovere rendere accessibile gli atti amministrativi e le procedure alla base della scelta degli esperti.
Un ricorso contro questa posizione presentato nel dicembre 2018 alla Commissione presso la Presidenza del Consiglio dei ministri per il riesame dell’accesso agli atti per la trasparenza delle pubbliche amministrazioni, ribalta la situazione. La Commissione, pur dichiarandosi d’accordo sulla possibilità della ministra della Salute di scegliere i candidati sulla base a criteri discrezionali, invita il ministero a comunicare i parametri e le motivazioni della scelta appellandosi alla necessaria e doverosa “trasparenza istituzionale”. Da allora sono passati circa nove mesi, ma la ministra Giulia Grillo non ha risposto all’invito.
Anche Il Fatto Alimentare prima dell’estate ha fatto richiesta di accesso agli atti sulla nomina degli esperti del Cnsa e dopo qualche settimana abbiamo ricevuto un dossier con il decreto di nomina, i curricula degli eletti e solo due dichiarazioni sull’assenza di conflitto di interesse rilasciate dagli interessati. Nessuna indicazione sui criteri di valutazione per la selezione delle 320 domande ricevute.
Vale la pena ricordare che sul sito del ministero a fianco dei nomi non compaiono ne i curricula né la dichiarazione di assenza di conflitto di interessi a differenza ad esempio di quanto accade sul sito Efsa per le varie nomine. La mancata pubblicazione dei curricula è comunque una mancanza grave, perché non permette di valutare la “comprovata esperienza” nel campo della sicurezza alimentare delle persone selezionate.
Ma la storia non finisce qui. Qualche giorno prima della firma del decreto di nomina, alcuni professori universitari e professionisti che avevano inviato i curricula, ricevono dal ministero l’invito a compilare un’autocertificazione sull’assenza di conflitti di interessi necessaria ai fini dell’elezione, che viene regolarmente compilata e spedita. Il modulo chiede tra le altre cose se negli ultimi tre anni ci sono stati “rapporti di collaborazione diretti o indiretti con soggetti privati in qualunque modo retribuibile” o se si fa parte “di associazioni od organizzazioni in cui ambiti di interessi possano interferire con lo svolgimento dell’incarico”.
L’aspetto strano della vicenda è che questo modulo sul conflitto di interessi non fa parte della documentazione che abbiamo ricevuto dal ministero e non figura come allegato ai curricula delle 13 persone nominate. A voler essere precisi, esaminando il dossier si nota che solo Claudio Agostoni, uno dei tredici eletti, allega una dichiarazione sul conflitto di interessi (inviata all’Efsa nel 2014), in cui precisa di ricevere finanziamenti dal 2007 da Ferrero e da diverse multinazionali alimentari. Giorgio Calabresi, che è stato nominato presidente del Cnsa, ha inviato al ministero un curriculum di 15 pagine e una lettera di pochissime righe, datata novembre 2018, in cui dice di “non presentare potenziali conflitti di interesse per quanto riguarda l’eventuale propria nomina al Cnsa”. Anche in questo caso però non c’è traccia del modulo prestampato di tre pagine.
E lecito chiedersi perché nella documentazione che abbiamo ricevuto dal ministero non ci siano i moduli sul conflitto di interessi, che a quanto risulta hanno dovuto compilare e sottoscrivere le persone che in un primo momento erano state inserite nella lista dei “potenziali” nominati.
L’esito finale è comunque deludente e lascia spazio a legittimi dubbi:
– il ministero della Salute non ha assolto all’invito della Commissione per il riesame “di ostentare” i criteri e la documentazione alla base della nomina
– i curricula delle persone nominate non compaiono sul sito
– non ci sono le dichiarazioni sull’assenza di conflitto di interessi
Questa mancanza di trasparenza è maggiormente rilevante laddove in Italia gli esperti sono di nomina ministeriale e non di un’autorità indipendente, come è nel caso delle altre istituzioni europee come Efsa nella Comunità europea, Anses in Francia, Bfr in Germania, dove le autorità dedicate alla sicurezza alimentare sono indipendenti dai ministeri competenti anche finanziariamente.
L’ultima considerazione riguarda la scarsa attività del Cnsa che fino ad ora ha combinato poco o niente, ma questo non per colpa degli eletti.
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
E la GRILLO ? rappresentante di un movimento (5s) che afferma nel suo atto costitutivo la TRASPARENZA sia uno degli elementi fondanti ?
Come volevasi dimostrare