Cile: bollino nero per i cibi troppo ricchi di zuccheri, grassi e calorie. Stop anche alla pubblicità. Nestlé, Coca-Cola e Pepsi cambiano ingredienti
Cile: bollino nero per i cibi troppo ricchi di zuccheri, grassi e calorie. Stop anche alla pubblicità. Nestlé, Coca-Cola e Pepsi cambiano ingredienti
Beniamino Bonardi 12 Febbraio 2018Il Cile occupa il secondo posto nella classifica dei Paesi dell’America Latina riferita al tasso di obesità, dopo il Messico (fonte Fao). Dai numeri diffusi dal Ministero della salute si evince che tre quarti della popolazione è obesa o in sovrappeso. Nel 2016, i costi sanitari collegati a questo problema hanno raggiunto gli 800 milioni di dollari, pari al 2,4% della spesa sanitaria complessiva. L’allarme è particolarmente elevato per i bambini, visto che oltre la metà di quelli che hanno sei anni, è ritenuta obesa o in sovrappeso. Dal luglio 2016 è entrata in vigore una legge sull’etichettatura dei prodotti alimentari estesa anche alla vendita e alla pubblicità rivolta ai minori di 4 anni, che cerca di contrastare questa tendenza. La norma, a causa della dura opposizione dell’industria alimentare, ha impiegato dieci anni per essere approvata.
Per quanto riguarda le etichette dei prodotti la norma stabilisce che, quando calorie, grassi saturi, sodio o zuccheri superano una certa soglia raccomandata, deve essere indicata sulla confezione la scritta “Alto en…” all’interno di un bollino di colore nero. Gli alimenti che hanno questa indicazione non possono contenere o essere associati a giocattoli o personaggi dei cartoni animati. Inoltre, i cibi con l’indicazione “Alto en” non possono essere venduti nelle scuole o essere pubblicizzati in tv negli orari in cui sono presenti prevalentemente bambini davanti allo schermo e sui siti web rivolti ai piccoli. A partire dal prossimo anno, le pubblicità di questi prodotti saranno totalmente vietate su televisioni, radio e dai cinema dalle 6:00 alle 22:00. Dalla prossima primavera Sarà vietata la pubblicità del latte artificiale per incoraggiare l’allattamento al seno.
L’associazione dell’industria alimentare Chilealimentos definisce esagerate queste regole, sostenendo che le nuove etichette nutrizionali sono confuse e invasive e che le restrizioni al marketing si basano su una correlazione scientificamente non dimostrata tra la promozione di cibi malsani e l’aumento di peso. “Riteniamo che il modo migliore per affrontare il problema dell’obesità sia l’educazione dei consumatori, per modificare le abitudini delle persone”, ha affermato il presidente di Chilealimentos, Felipe Lira, in una mail inviata al New York Times. Il problema è che molti cileni delle fasce povere fanno la spesa in piccoli negozi a gestione familiare, che vendono per lo più alimenti confezionati e processati, e pochi alimenti freschi.
Dalle testimonianze raccolte dal quotidiano newyorkese sembra che le nuove etichette abbiano poco impatto sugli adulti, ma funzionano sui bambini. L’altro aspetto interessante è che pur di evitare il bollino nero, diversi produttori hanno modificato gli ingredienti dei prodotti. Secondo AB Chile, un’associazione dell’industria alimentare, i prodotti riformulati sono più di 1.500 i prodotti, pari a circa il 20% di quelli venduti. Nestlé ha ridotto la quantità di zucchero del preparato al cioccolato Milo e le aziende locali hanno introdotto nuovi prodotti da vendere nelle scuole, come torte di riso e frutta secca. Il mese scorso Coca-Cola ha avviato una campagna pubblicitaria proponendo nuove versioni per Sprite e Fanta con lo slogan “Liberi da loghi, ugualmente ricche”, riferendosi al fatto che metà dello zucchero è stato sostituito con dolcificanti artificiali. Coca-Cola ha introdotto 32 nuove bevande negli ultimi diciotto mesi e afferma che ora il 65% delle bevande in Cile è a basso contenuto di zucchero. Ugualmente, PepsiCo dichiara che due terzi dei marchi di bevande in Cile sono classificati come senza o a basso contenuto di zucchero e oltre il 90% degli snack sono a basso contenuto di sodio e grassi saturi.
Fonte immagini: © NPR
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Ci vorrebbe anche in Italia una etichettatura del genere. Certo che una soluzione così semplice a un problema complesso come l’obesità non è la soluzione e in effetti spostarsi dal saccarosio al sucralosio non è una buona idea.