Quando introdurre il primo biscotto o la prima pastina nella dieta di un lattante? La proposta di alimenti contenenti glutine durante lo svezzamento è sempre un momento delicato, specialmente per i bambini ad alto rischio di celiachia. C’è il timore che, sbagliando la tempistica, si possa favorire la comparsa dell’intolleranza. La raccomandazione è di far assaggiare il glutine tra i 4 e i 6 mesi di vita. Alcune osservazioni avevano fatto pensare che questo intervallo temporale costituisse una finestra di opportunità per ridurre il rischio di celiachia. Le cose non sembrano affatto così, almeno secondo le conclusioni di due studi clinici, uno europeo e uno italiano, pubblicati in contemporanea sul New England Journal of Medicine.
I risultati degli studi dicono che non ci sono finestre di opportunità: che sia proposto presto oppure tardi, dopo i 12 mesi. Il momento in cui si introduce il glutine durante lo svezzamento di bambini ad alto rischio non fa differenza nello sviluppo di celiachia durante l’infanzia, anche se l’assunzione tardiva sembra almeno rallentare la comparsa dei sintomi. La durata dell’allattamento materno, e il suo mantenimento o meno durante lo svezzamento, non incidono sull’insorgenza della malattia, il cui unico fattore di rischio sicuro rimane il profilo genetico in corrispondenza di una particolare regione di DNA chiamata HLA. Possono dunque tirare un sospiro di sollievo i genitori affetti da celiachia, preoccupati che le loro scelte durante lo svezzamento possano compromettere la salute del bambino: è la genetica, più delle scelte, ad avere un ruolo in questo senso.
giornalista scientifica
ma cerchiamo di essere seri, ai bambini cereali non prima de due anni.
Lavoro interessante, conclusione contradditoria che non tiene conto delle uniche osservazioni utili dello studio, cioé l’introduzione tardiva del glutine come fattore positivo.
Non serve essere troppo scientifici per concludere che gli allergeni, ed il glutine è un’allergene, andrebbe inserito gradualmente solo dopo il completo sviluppo del sistema immunitario(tre anni).
Questo in particolare per quelli geneticamente predisposti, ma vale precauzionalmente per tutti, visto che l’esame specifico lo fanno solo in pochi e forse dopo la presenza dei primi sintomi del problema, a danno già fatto.