Un tribunale brasiliano ha annullato la decisione con cui a inizio agosto un giudice di Brasilia aveva disposto la sospensione dell’utilizzo dell’erbicida glifosato, stabilendo anche che non avrebbero potuto essere registrati nuovi prodotti contenenti questa sostanza e che le autorizzazioni esistenti avrebbero dovuto essere sospese entro 30 giorni. Il divieto, che riguardava anche l’insetticida abamectin e il fungicida thiram, avrebbe dovuto restare in vigore sino a che l’Agenzia brasiliana di vigilanza sanitaria (Anvisa) non avesse completato il riesame sulla sicurezza dei tre prodotti, iniziata nel 2008 e la cui conclusione è prevista entro la fine dell’anno.
Nell’accogliere i ricorsi contro la decisione del giudice di primo grado, il tribunale federale regionale di Brasilia ha fatto propria l’argomentazione del governo, secondo cui il divieto all’utilizzo del glifosato e degli altri due prodotti avrebbe potuto danneggiare l’economia del Paese. Come riferisce l’agenzia Reuters, secondo il tribunale “nulla giustifica la sospensione e la rimozione improvvisa delle registrazioni di prodotti contenenti glifosato, abamectin e thiram come ingredienti attivi, senza un’analisi dei gravi impatti sull’economia del Paese e sulla popolazione in generale”.
Una settimana prima della sentenza del tribunale, il ministro dell’Agricoltura brasiliano, Blairo Maggi, che è anche proprietario del gruppo Amaggi ed è il più grande produttore mondiale di soia, aveva dichiarato che se fosse stato mantenuto il divieto di utilizzare il glifosato sarebbero andati perduti i raccolti di mais e soia, non essendoci un prodotto sostitutivo da utilizzare nella fase di semina, che inizia in questo periodo.
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Pesanti ragioni economiche vs. ragioni di sicurezza e prevenzione sanitaria, due problemi sociali di difficile soluzione, non solo in Brasile ma in tutto il mondo a partire dalla Cina, ma anche negli USA, in India ed anche da noi nel nostro piccolo l’agricoltura padana, ma anche le acciaierie ILVA & C.
Quadrature di cerchi difficili da far quadrare senza una radicale e progressiva rivoluzione culturale, colturale ed industriale ad impatto fortemente ridotto.
poveri brasiliani…
ma possibile che continuiamo a farci del male? chi se ne importa di tutto quel mais e soia, peraltro coltivati prevalentemente x diventare mangimi animali (ma non erano erbivori?)…e chi mangerà poi tutta quella carne, che in effetti poi andrà in gran parte sprecata?